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martedì 7 giugno 2011

La visita del papa a Zagabria

Le tv croate che hanno trasmesso in diretta la messa di papa Benedetto XVI all’Ippodromo di Zagabria hanno stimato in 300 mila i fedeli presenti sull’enorme spianata dove è stato allestito il palco per la celebrazione liturgica, rilevando che si tratta di circa 100 mila persone in meno di quelle attese, e che l’evento odierno non è paragonabile alla messa oceanica celebrata nello stesso luogo nel 1994 da Giovanni Paolo II, quando, con il Paese ancora in guerra, accorsero un milione di persone.

La visita papale è stata oggetto anche di manifestazione di protesta da parte di associazioni omosessuali e laiche. Ci sono state tre contestazioni, sia pure di scarsa entità.

La prima ha visto un gruppo di manifestanti accusare il papa di non rispettare i diritti umani e mostrare cartelli con scritte quali ‘I preservativi salvano la vita’, ‘La Chiesa senza politica – lo Stato senza prediche’.

La seconda, attuata dai non credenti, si è manifestata con la donazione di sangue nel centro per le trasfusioni di Zagabria. ‘Per la società non c’è atto più umano e socialmente più utile della donazione del sangue’, hanno detto i contestatori, spiegando che ‘l’appartenenza a una religione e la preghiera non possono sostituirsi di per sé alla partecipazione attiva e responsabile alla società”.

Infine, nella terza, l’organizzazione per la difesa dei diritti di gay e lesbiche ‘Queer Zagreb’ ha allestito una mini-rassegna di film che tematizzavano la controversa posizione della Chiesa cattolica verso l’omosessualità.

Benedetto XVI, durante il suo viaggio pastorale in Croazia, si è espresso soprattutto per la difesa del matrimonio tradizionale, contro ogni riconoscimento delle coppie di fatto.

Ha infatti invitato a “non cedere a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio”: un timore dovuto al fatto che, “nella società odierna, specialmente in Europa, va diffondendosi una secolarizzazione che porta all’emarginazione di Dio dalla vita e ad una crescente disgregazione della famiglia.

L'omosessualità e le unioni di fatto sono diventate l'ossessione della Chiesa e Ratzinger non perde occasione per ripeterlo. Sposarsi, per lui, è un imperativo categorico, magari anche soltanto civilmente.

Per il papa la convivenza mette a rischio il suo concetto di famiglia, come se un sì pronunciato davanti al prete o davanti al sindaco possa garantire la stabilità di un rapporto. Per quanto, invece, si vede dallo sfascio dei matrimoni, anche nei Paesi cattolici, il sì omologato dalla carta da bollo garantisce solo la stabilità del reddito degli avvocati matrimonialisti.

Comunque ancora una volta il papa nel suo appello alla regolarizzazione del rapporto di coppia nega ogni uguale diritto agli omosessuali. Come sempre è la discriminazione il "valore non negoziabile" quello che conta nella versione cattolica.

Infine, sfidando la riprovazione degli ortodossi della ex Iugoslavia, il papa ha sostato in preghiera sulla tomba del cardinale di Zagabria Alojzije Stepinać, soprannominato “L’arcivescovo del genocidio”, per essere stato dal 1941 al 1942 vicario militare ufficiale delle milizie degli ustascia, guidate dal comandante Ante Pavelić che in quel periodo procedettero alla conversione coatta dei serbo-ortodossi compiendo delle atrocità inaudite.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)