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domenica 26 giugno 2011

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 73

Ma, ad un certo punto, quella vita troppo vuota cominciò a non appagarlo più e subentrò la noia. Naomi era troppo intelligente per non capire cosa stava accadendo e cercò di mettervi riparo assoldando un decrepito letterato greco col compito di trasmettergli un po' di cultura.

E fu così che, dapprima svogliatamente, poi con interesse crescente, cominciò, sotto la guida di quel letterato, a leggere e a scrivere la lingua greca e a studiarne la letteratura. Fu per lui come una illuminazione. Mai aveva immaginato che la cultura fosse così appagante. Imparò anche il latino e l'egiziano. La passione per le lettere diventò ben presto travolgente e Naomi cominciò ad esserne gelosa e a fare frequenti scenate.

Arrivò al punto di nascondergli i rotoli e di trovare scuse meschine per non comprarne di nuovi. Giuda entrò in una profonda crisi perché ormai sentiva improcrastinabile la scelta tra Naomi e i suoi amati papiri. Quando alla fine costei gli diede l'aut aut, non ebbe esitazioni: scelse i libri e con essi la libertà. Fu un distacco straziante ma inevitabile.

Naomi, che si sentiva ancora molto legata al marito e che, forse, si era resa conto della sua possessività, volle un commiato dolce. Gli disse che, in qualsiasi momento lo avesse voluto, avrebbe potuto ritornare da lei e, lasciandolo, gli fece dono di un congruo gruzzolo che lasciò Giuda senza fiato.

Tornato in Giudea aveva ripreso il suo lavoro, ma trattava soltanto rotoli di papiro, di pergamena e di rame e un nuovo tipo di libro, che si stava diffondendo in quel periodo, conosciuto col nome d'incunabolo. Fece ottimi affari. Viaggiò in lungo e in largo, non solo in Palestina, ma anche nei paesi limitrofi, giungendo fino ad Antiochia e a Damasco.

In quest'ultima città, che aveva trovato bellissima e intellettualmente molto vivace, aveva comprato una casa con un ampio giardino, nella quale aveva ospitato gratuitamente Mordekai, che a Cafarnao non poteva più vivere a causa delle persecuzioni degli zeloti.

Dovunque andasse, teneva le antenne all'erta per captare il più piccolo segnale della presenza di Davide. Ma invano. Egli sembrava sparito, volatilizzato. Soltanto Mordekai gli fece capire di sapere dove si era nascosto, ma rimase molto sul vago. Parlava di una scuola di sapienza nella terra dei Caldei.

Continuò a frequentare il covo dei ladri alla ricerca di manoscritti trafugati. Quei razziatori, nella loro immensa ignoranza, li trattavano come merce di scarto e se ne servivano talvolta per accendere il fuoco.

Soltanto quando ebbero da Giuda la promessa che li avrebbe acquistati tutti, s'impegnarono a non distruggerli più. In questo modo si era costituito, a prezzi irrisori, una cospicua biblioteca che conservava in gran parte nella sua casa di Damasco.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)