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lunedì 20 giugno 2011

È Tremonti il capro espiatorio della doppia sberla delle amministrative e del referendum presa dalla maggioranza.

La destra e la Lega fingono di credere che la doppia sberla delle amministrative e del referendum sia da attribuire al ministro Tremonti, troppo parsimonioso nella spesa pubblica e totalmente insensibile al grido di dolore di calare le tasse.

Il ministro si difende dicendo che le casse dello Stato suono vuote e quindi la riforma del fisco invocata comporterebbe una crescita del debito pubblico (che ha raggiunto la bella cifra di 1890 miliardi di euro) e porterebbe l'Italia alla bancarotta come le Grecia. Moody’s addirittura minaccia di declassare l’Italia. Ma tanté!

I ministri leghisti e i sindacati alleati del governo (Cisl e Uil), insistono con durezza e Tremonti è costretto a promettere di trovare qualche risorsa che gli consenta di ritoccare le aliquote. Dove? Come al solito strozzando il welfare e la scuola.

Dovrà tagliare un'altra fetta dei nostri, sempre più miseri servizi sociali, e taglieggiare ancor più la scuola dove gli studenti devono portarsi la carta igienica da casa e i genitori spesso pagare di tasca loro i supplenti.

Una presa in giro: calare le tasse per aumentare il costo dei servizi. Prendere con la mano destra e restituire con la sinistra, aggiungendo il sovra più.

Ma il modo di recuperare grosse entrate e risolvere un mucchio di problemi ci sarebbe e lo conosce anche un sprovveduto come il sottoscritto che non ha fatto studi di economia. Basterebbe dare u

Tanto per cominciare cancellare le province (come previsto dal programma di governo) che ci costano più di 10 miliardi l'anno; accorpare migliaia di piccoli comuni che incrementano una burocrazia pletorica e inutile; dimezzare le spese della casta, diminuendo il numero di ministri e sottosegretari, ridimensionando gli stipendi sibaritici dei parlamentari e tagliando le enormi spese per la auto blu e le consulenze fasulle; dare finalmente un giro di vite all'enorme evasione fiscale, e, infine, porre un argine al fiume miliardario di soldi che confluisce nelle casse di Santa Romana Chiesa.

La Chiesa è una vera e propria piovra che ogni anno, con il miliardo e 200 milioni dell'otto per mille, il miliardo per gli insegnati di religione, i due miliardi per l'esonero dell'ICI sugli immobili adibiti a lucrosissime attività commerciali, il mezzo miliardo per le scuole cattoliche e i molti altri rivoli di elargizioni da parte di regioni, province e comuni ci viene a costare somme stratosferiche, certamente superiori ai 10 miliardi, pari quindi ad una buona fetta della finanziaria.

E tutte queste prebende vengono elargite in barba ai dettami della Costituzione. Ecco dove il ministro dovrebbe cercare i fondi per diminuire le tasse e aumentare il welfare.

Ma statene certi che neanche un copeko verrà tolto alla piovra parassita della Chiesa e a tutti gli altri parassitismi di Stato. A rimetterci sarà sempre il solito popolo bue.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)