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mercoledì 15 giugno 2011

Netto calo della religiosità nei giovani del mondo occidentale.

Un’inchiesta del prestigioso Pew Research Center, i cui risultati sono stati diffusi pochi giorni fa, evidenzia che nel mondo giovanile USA aumenta la popolazione non credente.

Un giovane su cinque, tra quelli compresi tra i 18 e i 25 anni, sostiene di non far parte di alcuna religione o di essere ateo o agnostico. La percentuale è circa il doppio di quella riscontrata a fine anni Ottanta.

Come se non bastasse, solo il 4% del campione ritiene che tra gli obbiettivi importanti nella vita dei giovani di oggi vi sia il diventare più spirituali. Dati simili riguardano la quasi totalità dei giovani del mondo occidentale, compresa l'Italia, anche se in Italia molta gente pensa di fare brutta figura nel dichiararsi non credente.

Siamo un Paese meno libero e la libertà influisce anche sulla schiettezza delle persone. Secondo un sondaggio commissionato da Messa in latino all’istituto demoscopico Doxa, il 24% degli italiani preferisce non dichiararsi cattolico: un percentuale che sale al 37% nella fascia degli uomini tra i 15 e i 34 anni.

Sempre secondo questo sondaggio il numero di italiani che frequenta la messa domenicale sarebbe del 26%, e, a sorpresa, i due terzi dei cattolici praticanti si sono dichiarati favorevoli alla messa in latino. Come mai?

Per il semplice motivo che nel nostro Paese quasi il 22% della popolazione è over 65 anni di età. Sono questi, infatti, i più assidui frequentatori della messa domenicale, i quali, ricordando le cerimonie liturgiche celebrate in latino nella loro giovinezza, ne mantengono inalterata la nostalgia.

Nostalgia più che comprensibile se si pensa che la messa, per la stragrande maggioranza di essi è una forma di partecipazione ad una rito espiatorio, ad una pratica magica che, se viene celebrata in un linguaggio misterioso e iniziatico come il latino, risulta molto più suggestiva.

Nel ricordo degli anziani il latino trasformava la messa in una forma di sottofondo musicale che assieme all’atmosfera creata dal profumo dell’incenso e dal canto gregoriano creava un'aria di magia.

La comprensibilità delle parole liturgiche, invece, toglie a queste ultime quell’alone di mistero che affascina e finisce per banalizzare il tutto. Quindi parrebbe giustificata l'insistente volontà di Benedetto XVI di ripristinare il vecchio, caro, magico ‘latinorum’ nella messa.

Ma gli anziani, ormai, vanno scomparendo, e le chiese si fanno sempre più vuote perché ai giovani la messa, con o senza il latino, non interessa più.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)