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mercoledì 22 giugno 2011

A Roma calano i battesimi e le nozze in chiesa.

In un recente articolo del quotidiano romano Il Messaggero, viene lanciato l’allarme per il calo dei battesimi e dei matrimoni religiosi nella Capitale. Se nel 1990 i nuovi nati a Roma venivano battezzati all’85%, il dato è calato nel 2000 all’80%, per scendere sensibilmente nel 2010 al 55%. Parimente anche i matrimoni in chiesa hanno subito un calo significativo.

Mentre quelli civili sono rimasti sostanzialmente invariati dal 1990, quelli religiosi sono caduti drasticamente: dagli 8.417 del 1990, a soli 5.078 nel 2010. Diminuzione evidente anche delle richieste per licenze matrimoniali rilasciate dal Vicariato, che passano dalle 11.750 del 1990 alle 6.000 del 2010.

Il giornale ha interpellato una mamma che non ha fatto battezzare la figlia. Lei si è dichiarata atea e ha spiegato la sua scelta come un comportamento coerente, perché non voleva far entrare la piccola “nelle fredde statistiche” dei battesimi. Quindi una decisione più che legittima da parte sua che voleva intendere il rifiuto dei vincoli che il battesimo di fatto crea grazie alle leggi di questa bene ordinata repubblica che riconosce il concordato.

Il catechismo della Chiesa cattolica, infatti, recita che il battesimo «incorpora alla Chiesa» e «il battezzato non appartiene più a se stesso perciò è chiamato a essere “obbediente” e “sottomesso” ai capi della Chiesa». Qualora non lo sia, le autorità ecclesiastiche sono giuridicamente autorizzate a “richiamare” pubblicamente il battezzato.

Ricordo che nel 1958 il vescovo di Prato mons. Pietro Fiordelli definì “pubblici peccatori e concubini” una coppia di battezzati, sposatasi civilmente. Ma c'è di più. Il rifiuto del battesimo intende affermare anche la libertà religiosa che viene violata quando si impone col battesimo un marchio religioso a chi, data l'età infantile, non può attuare una libera scelta di fede responsabile e matura.

Per quanto riguarda, invece, il quasi dimezzamento dei matrimoni, la spiegazione più ovvia è da ricercare nell'esplosione inarrestabile delle coppie di fatto che in Italia si diffondono sempre più, stante la quasi impossibilità di divorziare, se il matrimonio fallisce, e stante anche la necessità di un periodo di rodaggio per instaurare una convivenza stabile.

Per andare incontro alle aspettative della gente, quindi, le soluzioni sono due, come abbiamo ricordato giorni fa: il divorzio breve e il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. Ma il Vaticano, che ricatta l'intera classe politica col voto dei cattolici, impedisce entrambe le soluzioni e l'Italia, in questo campo, resta il Paese più arretrato d'Europa.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)