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sabato 11 giugno 2011

Nelle Filippine la proposta di legge per il divorzio scatena gli ayatollah cattolici come a Malta

A Malta il referendum per la legalizzazione del divorzio si è concluso con la vittoria del sì. Ora tocca alle Filippine, l'unico Paese al mondo ancora legato al matrimonio indissolubile.

Il Parlamento di Manila sta infatti elaborando un disegno di legge per ammettere il divorzio, tuttora vietato. Secondo le due parlamentari che hanno proposto l‘House Bill 1799, l’elevato numero di domande di nullità e i casi di violenza domestica dimostrano la necessità di un provvedimento del genere.

Ma come sempre è subito esplosa la reazione dura e scomposta della Chiesa cattolica locale per impedire, con toni da ayatollah, che la popolazione si esprima liberamente e serenamente.

Si intensifica quindi lo scontro tra il presidente Benigno Aquino e il fronte cattolico, già piuttosto duro per il progetto del Reproductive Health Bill, relativo al controllo delle nascite.

L’ultra cattolicesimo dell’ex colonia spagnola sta creando un grosso problema demografico perché le Filippine hanno il tasso di nascita più alto dell’Asia e, secondo gli esperti, la popolazione potrebbe raddoppiare nei prossimi 30 anni. Il governo non è mai riuscito ad adottare una diffusa campagna per la prevenzione, stante. la dura opposizione della Chiesa cattolica.

Dopo aver perso Malta, il Paese forse più filocattolico del mondo, ora la Chiesa rischia di perdere l'ultimo baluardo medioevale delle Filippine e ciò la rende furiosa. Per essa i principi di libertà e di autodeterminazione dei singoli sono improponibili e quindi si deve obbligare per legge le persone che non si sopportano più a restare insieme in ottemperanza di un vincolo sacramentale, ipocritamente considerato vero amore per la famiglia.

Secondo un sondaggio dell’istituto Social Weather Stations, gran parte della popolazione è a favore del divorzio e quindi la proposta potrebbe ottenere la maggioranza. Ma stante la forte pressione della Chiesa, la legge che dovesse istituirlo sarà, come quella italiana, irta di mille difficoltà per i costi e i tempi.

I costi in Italia possono arrivare anche a 20-25 mila euro per una causa giudiziale. Con il rischio di essere condannati anche alle spese e di vedere passare sette, otto anni prima di tornare liberi. I coniugi nel 77,3% dei casi scelgono il rito consensuale, ma i tempi restano comunque lunghi.

Tra la prima udienza e la seguente passano anche otto mesi. Ciò provoca un aumento delle violenze familiari perché aspettare molti mesi senza una risposta fa crescere la tensione. Per tornare liberi in tempi brevi migliaia di coppie italiane vanno a divorziare all’estero.

In «terra straniera» basta prendere in affitto un appartamento, farsi intestare il contratto di affitto (incluse le bollette) e chiedere la residenza. Quindi in pochi mesi e con una spesa contenuta si ottiene il divorzio che le autorità italiane sono obbligate a recepire.

Ma per la Chiesa, sempre più fossilizzata nel medioevo e incapace di cogliere l'evoluzione della società, il matrimonio resta un sacramentale indissolubile e il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, pone il coniuge risposato in una condizione di adulterio permanente.

Quindi tra divorziati, sposati civilmente, coppie di fatto e conviventi saltuari, il sessanta per cento degli italiani maggiorenni vive di fatto scomunicato dalla Chiesa, escluso dai sacramenti e in uno stato di concubinaggio.

La percentuale è destinata ad aumentare fino a raggiungere la quasi totalità, tenendo presente che i non divorziati sono per lo più persone, anziane destinate a scomparire tra qualche decennio.

Allora la Chiesa, se non troverà un inghippo che salvi capra e cavoli, sarà costretta chiudere bottega per scomunica universale.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)