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martedì 11 settembre 2012

e toccanti rivelazioni di Giulia Facchini Martini sulla morte dello zio cardinale.


Giulia Facchini Martini, nipote del cardinale Carlo Maria Martini e di professione avvocato, ha rivelato con semplicità toccante alcuni aspetti inerenti la morte dello zio. Scrive Giulia che con l'illustre parente aveva più volte affrontato il dramma dell'agonia, della fatica di andare incontro alla morte, dell'importanza della buona morte. E siccome lo zio manifestava paura, non della morte in sé, ma dell'atto del morire, del trapasso e di tutto ciò che lo precede, lo avevo invitato a esprimere in modo chiaro ed esplicito i suoi desideri sulle cure che avrebbe voluto ricevere.

Queste prevedevano,secondo il cardinale, il rifiuto della nutrizione e dell'idratazione artificiali, che una sciagurata legge vorrebbe invece rendere obbligatoria per molti morenti. Ma soprattutto, siccome aveva paura di perdere il controllo del corpo e di morire soffocato, la richiesta esplicita, all'avvicinarsi del momento fatidico, di poterlo affrontare completamente sedato. Così una dottoressa esperta di cure che accompagnano alla morte, su invito della nipote, ha eseguito la volontà del cardinale.

Quindi, Carlo Maria Martini ha deciso, liberamente e sovranamente, il momento in cui voleva perdere definitivamente conoscenza, non "vivere" più la propria agonia e la propria morte. Perché essere sedati significa non sentire più nulla, non provare più nulla, essere “fisicamente non cosciente”. Essere già, soggettivamente, nel sonno eterno, nell'eterno riposo, nella fine irreversibile di ogni sofferenza e di ogni angoscia. Carlo Maria Martini ha giustamente goduto della libertà di scegliere il momento in cui dire basta, e ha trovato "una dottoressa con due occhi chiari e limpidi" come l'ha chiamata la nipote, che ha adempiuto alla sua volontà.

Questa è la vera alleanza medico-paziente, non quella proposta sadicamente dal Ddl Calabrò, su chiara imposizione dei Torquemada vaticani, e intesa ad imporre sofferenze inaudite a chi le vorrebbe rifiutare. Scrive Paolo Flores D'Arcais che il modo migliore per onorare il cardinal Martini sarebbe una "legge Martini" che stabilisca in modo inequivocabile il diritto di ogni malato di scegliere il momento in cui ricevere una sedazione definitiva che lo accompagni in perfetta e irreversibile incoscienza alla morte dell'organismo. Ma confessa desolato che la Chiesa oppressiva e sadica e i politici che ne sono succubi (quasi tutti, anche a "sinistra") e gli atei devoti e i falsi liberali che imperversano nei media e il cui nome è Legione, troveranno mille cavilli per dire no.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)