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domenica 16 settembre 2012

In nomine Domini 30


"C'è in questo Vangelo qualche personaggio nuovo, non contemplato nei nostri sacri testi?" chiese Ascanio.
"Personaggio nuovi non ce ne sono", rispose prontamente Simone. "Ma alcuni personaggi considerati minori nei nostri Vangeli canonici, qui assumono un ruolo importante".
"Quali esattamente?", chiese Ascanio vivamente incuriosito.
"Due in particolare: Lazzaro e sua sorella Maria di Magdala", spiegò Simone. "Nei nostri Vangeli sinottici, Lazzaro, personaggio importantissimo per il Vangelo giovanneo, è totalmente assente e le sue sorelle, Maria di Magdala e Marta, sono avvolte in una specie di anonimato che le rende prive di una identità precisa.
"Invece questo Vangelo chiarisce che il discepolo che Gesù amava più di ogni altro era Lazzaro e che Gesù soggiornava spesso nella casa di costui a Betania avendone sposato la sorella Maddalena".
"Perché questo personaggio è stato reso anonimo nei Vangeli sinottici?", chiese perplesso Ascanio.
"Per due motivi, come ricaviamo da questo Vangelo", spiegò Simone. "Anzitutto Lazzaro era un esponente molto importante nella lotta messianica antiromana, e ciò era ritenuto da Paolo un elemento di grave pericolo per il cristianesimo che andava costruendo, che doveva essere degiudeizzato e demessianizzato. In secondo luogo Lazzaro era il cognato di Gesù perché Maria di Magdala, sorella di Lazzaro, era sua consorte. Anche questo particolare era di grave imbarazzo per Paolo che intendeva divinizzare la figura di Gesù. Nei Vangeli sinottici quindi, scritti, come vedremo nel secondo rotolo, sotto l'influenza e la supervisione di Paolo, Lazzaro e le sorelle vengono volutamente ignorati o messi in ombra, perché molto scomodi".
"Questo Vangelo è una miniera di notizie nuove ed eclatanti", espresse Ascanio con meraviglia.
"Nuove fino ad un certo punto", riprese Simone. "Noi sappiamo dai Vangeli, dagli Atti e dalle Lettere di Paolo, che tutti gli apostoli erano sposati con prole. Quindi che anche Gesù dovesse essere stato sposato lo deduciamo dalla consuetudine ebraica del suo tempo che imponeva al maschio, come dovere religioso e come completamento della persona, l'obbligo del matrimonio. Questo dovere era ancora più indispensabile per uno che impersonava il ruolo di rabbi o Maestro, e noi vediamo che Gesù è chiamato rabbi o Maestro molte volte in tutti e quattro i Vangeli. Quindi Gesù, come tutti i rabbi ebrei, secondo la legge Mishnaica del suo tempo, non poteva essere celibe. D'altra parte quando mai nei Vangeli troviamo che Gesù abbia predicato in favore del celibato? Una dichiarazione in questo senso avrebbe sollevato enormi perplessità se non un proprio e vero scandalo. Al contrario Gesù dichiarò esplicitamente, proprio nel Vangelo di Matteo, che il matrimonio era la condizione naturale dell'uomo. Nel Vangelo che tengo tra le mani è detto esplicitamente che tre donne seguivano costantemente Gesù: sua madre Maria, sua sorella, anch'essa di nome Maria, e la Maddalena sua consorte. È detto inoltre che Gesù soggiornava spesso a Batania, nella casa di Lazzaro e della Maddalena
"E per quanto riguarda l'istituzione dell'eucaristia, ritenuta un falso di Paolo come hai anticipato all'inizio, come la presenta questo Vangelo?", domandò Ascanio.
"Di essa non fa proprio cenno. Nel secondo rotolo, invece, che esamineremo in seguito, viene considerata una pura invenzione di Paolo per andare incontro alle aspettative dei pagani che lui intendeva convertire. A conferma di ciò sta il fatto che solo i sinottici parlano dell'istituzione di questo sacramento, plagiando le parole di Paolo che affermava, nella prima Lettera ai Corinti, di averlo ricevuta direttamente dal Signore, durante una sua visione celeste. Come spiegare allora che il quarto evangelista, che secondo la tradizione era un apostolo e quindi presente all'avvenimento, la ignori totalmente pur dedicando all'episodio dell'Ultima Cena una maggiore attenzione, rispetto ai sinottici, e riveli particolari importanti, ignoti agli altri, come la lavanda dei piedi?
"In realtà l'istituto cristiano dell'eucaristia è una totale invenzione di Paolo. Egli, come è esplicitamente dichiarato in questo rotolo, trasformò la pratica della "fractio panis" o "agape fraterna", sempre praticata dalla comunità essena e in seguito adottata dalla Chiesa di Gerusalemme ogni giorno dopo la preghiera nel Tempio, in una liturgia teofagica, consistente cioè nel cibarsi della carne e del sangue di un dio immolato, a similitudine di quella praticata nei riti dei pagani in onore del dio Dioniso e di altre divinità legate ai culti misterici. La mistica transustanziazione, per quanto puramente simbolica, non solo era del tutto estranea alle concezione ebraiche del tempo, ma addirittura ritenuta empia e blasfema".
"Insomma il cristianesimo è una pura e totale invenzione di Paolo di Tarso", esclamò Ascanio.
"Certissimamente", dichiarò Simone con foga.
"T'immagini lo scandalo, lo sconforto e anche la disperazione dell'intero mondo cristiano se questa verità venisse a galla! Tutta un'enorme istituzione religiosa ritenuta santa e divina ridotta ad un immane imbroglio, ad una colossale mistificazione! Non possiamo accettarlo. Dobbiamo distruggere questi documenti", fece sconsolato Ascanio.
"Ma è la verità!", sbottò Simone con rabbia.
"Ti rispondo con le stesse parole che mi ha detto ieri il cardinale Giacomo. Anche ammesso che la nostra santa religione derivi da un'invenzione di Paolo, dobbiamo considerarla ugualmente santa e ispirata da Dio. La verità non è rappresentata da quello che è accaduto realmente, ma da quello che la Chiesa dichiara essere vero".
"Non sono affatto d'accordo e se vorrai distruggere questi rotoli dovrai passare prima sul mio cadavere", gridò Simone con voce strozzata.
"Via, non farne una tragedia!", fece Ascanio con pacatezza. "Ti do atto che distruggere un documento che ci illumina su uno degli avvenimenti fondamentali della nostra religione è la cosa più obbrobriosa che si possa immaginare, un delitto inaudito e mostruoso. Ma dobbiamo farlo per la salvezza dell'occidente cristiano".
In quel mentre entrò nella stanza il maestro di casa accompagnato da Cassio, il domestico personale del papa. Costui si avvicinò ad Ascanio e gli disse:" Sua Santità ti desidera. Forse ha qualcosa d'importante da dirti".
"Mi dispiace molto interrompere il nostro incontro", disse Ascanio accomiatandosi con un abbraccio da Simone. "Domani lo riprenderemo, e forse porterò anche il papa" E uscì al seguito di Cassio.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)