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mercoledì 21 dicembre 2011

Il falso Jahvè (Genesi e involuzione del monoteismo biblico). L'adozione di Mosè. 53

Strabone, al pari di Celso, conferma in pieno questa ipotesi facendoci sapere che Mosè era un sacerdote egizio scontento della sua religione, il quale finì per procurarsi un popolo diverso dal suo, un popolo che lo accettò e lo acclamò, e che conseguentemente accolse il culto dell'Ente Divino.

Così Mosè con questo stuolo di seguaci emigrò in Giudea (Strabone, op. cit., XVI 2,35-39). Basandosi su Posidonio, Strabone spiega bene il travaglio interiore di Mosè che rifiuta la tradizione egizia del politeismo zoolatrico per riconoscere che "Dio è quell'Essere Unico che abbraccia noi tutti e la terra e il mare, che noi chiamiamo cielo e terra e natura delle cose" (ibid.).E che per avvicinarsi a questo Dio serviva solo "vivere secondo virtù e giustizia" (ibid.).

Sottolinea anche che, secondo Mosè, l'Essere Unico non andava rappresentato in alcun modo: "Si deve piuttosto tralasciare di fabbricare immagini e adorare la divinità senza rappresentazioni" (ibid.).

Quest'ultima prescrizione, che per Strabone era dettata dall'inadeguatezza iconica a rappresentare la divinità che tutto abbraccia e che non è percepibile coi sensi, diventerà per il Mosè idolofobico e iconoclasta una proibizione assoluta, in quanto le immagini verranno intese come sinonimi di altri dèi.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)