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mercoledì 14 dicembre 2011

La dura lotta per l'emancipazione. (La mala religione) 253

l papa, non veniva in quel “libero tempio” del “libero sapere”che è l'università per confrontarsi su un qualche dogma del cristianesimo, come ad esempio sulla verginità di Maria, e discuterne da filosofo come si proclama di essere, ma a ribadire, per l'ennesima volta, la sua verità teologica, “data” una volta per tutte, rivelata ed immutabile nei suoi princìpi, anche se le scoperte della scienza la rendono palesemente inverosimile, senza mettere in discussione un bel nulla di questa verità, per cui l’incontro sarebbe stato del tutto incongruo, essendo l'Università il luogo deputato alla continua ricerca filosofica e scientifica, che tutto mette in discussione, tutto rielabora e tutto rinnova alla luce delle sempre nuove scoperte.

La lettera di dissenso dei 67 professori, in uno Stato democratico in cui il dissenso dovrebbe essere non solo legittimo ma sacrosanto, sarebbe dovuta essere accolta con rispetto e attenzione, invece ha suscitato una bagarre mediatica immane, un'orgia di mistificazioni, di ipocrisie, di opportunismi e di falsità d'ogni genere da parte non solo della quasi totalità della nostra “casta politica”, la più bigotta d'Europa anche se in gran parte atea e baciapile, ma di tutti i giornali di destra e di sinistra e dei telegiornali nazionali, in una gara di inverecondo lecchinaggio nei confronti del papa martire.

I 67 professori sono stati additati al ludibrio nazionale come “cattivi maestri”, “cretini”, “liberticidi”, “oscurantisti”, “illiberali”, e così via. Un ex ministro, confondendo la democrazia (dove il dissenso è legittimo) con la teocrazia (dove il dissenso è punito col rogo) ne ha chiesto il licenziamento e la condanna alla galera e li ha definiti nemici della libertà e promotori di odio e di terrore.

Il Senato accademico dell'Università, appecorato al Rettore, dopo la rinuncia autonoma del papa ad accogliere l'invito, ha espresso grande rammarico per la perdita di una occasione di dialogo e riflessione culturale e civile. Secondo quell'aulico consesso, dunque, la prolusione di un papa su verità dogmatiche assolute, eterne e immodificabili, era sinonimo di dialogo e non invece di un diktat da parte di un dittatore del Dogma, che in ogni occasione afferma il primato della fede sulla ragione e sulla scienza.

Rinunciando alla visita, papa Ratzinger ha ottenuto il risultato immediato di apparire un martire, di fronte all'opinione pubblica italiana. In realtà quella rinuncia ha dovuto farla per evitare sgradite e poco rispettose contestazioni di cui i media di tutto il mondo avrebbero dato notizia, provocando una sua caduta di prestigio e di rappresentatività.

Privo di quella copertura fittizia di intoccabilità e di maestosità di cui si ammanta con il supporto dei paludamenti scintillanti d' oro e d'argento. sarebbe apparso ai suoi sudditi com'è nella realtà: un semplice Re Nudo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)