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mercoledì 17 febbraio 2010

Oggi, 17 febbraio, anniversario del martirio di Giordano Bruno.

Il 17 febbraio del 1600, a Roma, nella Piazza del Campo de' Fiori, il frate domenicano Giordano Bruno, filosofo, scienziato e scrittore, salì sul rogo, con la lingua “in giova”, cioè serrata da una morsa perché non potesse parlare, per essere arso vivo alla presenza del cardinale Bellarmino, capo del tribunale dell'Inquisizione, che lo aveva condannato a morte per eresia.

Uno dei tanti infami delitti contro la libertà di pensiero di cui si è macchiata la Chiesa e dei quali mai ha sentito il dovere di fare ammenda. L'insigne filosofo, stimato in tutta Europa per aver difeso e divulgato la teoria di Copernico, aver ribadito l'infinità dell'universo, la molteplicità dei mondi, il moto della Terra attorno al sole, la non generazione delle sostanze, e aver affermato, con eroico furore, che la conoscenza della natura è lo scopo della scienza e della nostra vita stessa, nonostante sottoposto a tortura aveva rifiutato di abiurare alle sue idee e, costretto ad ascoltare inginocchiato la sentenza di condanna a morte per rogo, aveva avuto l'ardire di ribattere ai giudici: «Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla».

Il 9 giugno 1889, domenica di Pentecoste, in Piazza Campo de’ Fiori la Roma laica del tempo innalzò un monumento all'eroico frate per ricordarne il martirio. Il fatto determinò una forte protesta da parte di papa Leone XIII che lo ritenne un oltraggio fatto alla Chiesa, il simbolo di “una lotta ad oltranza contro la religione cattolica”.

Egli propose, infatti, che la piazza Campo de’ Fiori fosse rinominata “Campo Maledetto”. La Chiesa considerò sempre questo monumento una sacrilega offesa al cattolicesimo, e nel 1929, alla firma dei Patti Lateranensi, tentò di obbligare il governo italiano a rimuoverlo, ma Mussolini, che nonostante l'accordo col Vaticano continuava a mantenersi totalmente ateo, respinse con decisione questa squallida provocazione.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)