Visualizzazioni totali

giovedì 4 febbraio 2010

Superiorità morale del laicismo.

Nel libro di Telmo Pievani “Creazione senza Dio“ viene spiegato che l'evoluzionismo è combattuto dai teisti nel timore che "il giorno in cui sarà possibile accettare davvero le origini completamente materiali del nostro corpo e della nostra mente cadranno i fondamenti non solo della fede, ma anche della morale e della convivenza civile".

È questa una mistificazione meschina che le religioni inventano, sbracandosi dall'orrore, collegando la caduta della fede con la caduta della moralità e della convivenza umana. In altre parole: vogliono farci credere che senza dio non può esistere un'etica laica e che l'ateismo è immorale. Invece l'ateismo non solo è nettamente superiore dal punto di vista intellettuale a qualsiasi confessionalismo religioso ottenebrato da miti oscurantisti, ma è altrettanto superiore anche sotto l'aspetto morale. Infatti, tutte le religioni, e la Cattolica in particolare, predicano un'etica mercantile e materialistica, riassunta nel motto: devi perseguire il bene per ricevere un premio, devi rifuggire il male per evitare un castigo. Ci può essere una morale più meschina e squallida di questa? Pensate che per la Chiesa il bene fatto per se stesso, se non produce qualche merito per il paradiso, è del tutto inutile.

Immanuel Kant, il massimo filosofo tedesco, ci ha insegnato di basare la morale sul dovere per il dovere, anziché sul dovere per precetto divino. Il suo famoso imperativo categorico: «Agisci in modo che tu possa volere che la massima della tua azione divenga legge universale» ci impone di perseguire il bene per se stesso e non come mezzo per raggiungere un fine, e di considerarlo come una legge interiore all'uomo, frutto del suo retaggio evolutivo. Questo è il fondamento della vera morale.

L’uomo laico rifiuta quindi il materialismo etico. Lui dissocia morale e trascendenza e proclama che il bene non ha bisogno di dio, del cielo, di un premio, ma basta a se stesso e obbedisce alla necessità immanente all’uomo di porsi una regola del gioco, un codice di condotta che garantisca la felice convivenza tra gli uomini e ne promuova la fratellanza. Questa è l'autentica morale che egli persegue, non quella mercantile delle religioni.

Per lui, quindi, niente inferno e paradiso, niente un’ontologia della ricompensa post mortem. L’azione deve essere buona, retta e giusta, senza obbligazioni o sanzioni trascendenti. Chi non vede in tutto ciò un'assoluta supremazia dell’etica laica rispetto a quella religiosa?

Nessun commento:

Posta un commento

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)