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mercoledì 10 febbraio 2010

Situazione socio-politico-religiosa della Palestina del tempo di Gesù.(“L'invenzione del cristianesimo”) 25

Per comprendere la dottrina di Gesù è necessario fare una breve panoramica della situazione socio-politico-religiosa della Palestina del suo tempo.
Ancor prima della conquista romana, gli ebrei avevano subito un lungo periodo di dominazione sotto gli assiri, i babilonesi, i persiani e i greci. Ciò aveva comportato la decadenza dei costumi e un degrado socio-politico e religioso.

Per reazione a questa situazione di diffuso malessere si erano sempre più radicate in tutte le classi sociali le aspettative messianiche, che possiamo riassumere nell'utopica, ossessiva e delirante credenza che Dio avrebbe mandato un uomo che avrebbe ristabilito la giustizia sociale, l'osservanza della Legge e l'indipendenza del Paese. Quest'uomo prescelto, di discendenza davidica, sarebbe stato il Messia (in ebraico mashià, in greco Christòs), preannunciato dai profeti.

Messia allora significava l'Unto dal Signore, secondo l'antica cerimonia di investitura regale che prevedeva l'unzione sulla fronte con olio profumato del futuro re d'Israele. Vedremo che in seguito questo termine, per opera dai seguaci di Paolo, perderà il suo significato originario per assumere quello attuale di Figlio di Dio.

Riferisce S.Brandon nel suo “Gesù e gli zeloti”, già citato, che nella letteratura apocalittica, contemporanea a Gesù, erano frequenti le espressioni di odio intenso contro Roma, non solo perché Roma dominava Israele, dopo averlo declassato da "regno di Dio" a semplice provincia di un grande impero pagano, ma anche perché ostentava orgogliosamente la sua sovranità imperiale su tutto il mondo.

A causa del degrado politico in cui era caduta la Palestina sotto i romani, l'aspettativa messianica dell'avvento imminente del regno di Dio, che avrebbe dato inizio ad un periodo di giustizia, di uguaglianza, di benessere e di pace in Israele, era sempre più sentita dalla maggioranza della popolazione e trovava negli zeloti e negli esseni i più decisi sostenitori.

Ma mentre i primi, contando sull'aiuto delle schiere angeliche di Jahvè, perseguivano il messianismo come sola lotta armata, come aperta ribellione ai romani, da attuare con efferata ferocia e determinazione, i secondi associavano alla lotta armata l'esigenza di ripristinare, come mezzo per prepararsi spiritualmente a questo grande evento e rendersene degni, lo spirito autentico della fede dei padri, vivendo in preghiera e in penitenza, seguendo una morale rigorista, abbracciando una lieta povertà, rinunciando a ogni proprietà personale e chiamandosi "fratello" l'uno l'altro ( M. Bontempelli, C. Preve, Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero, CRT, Pistoia, 2000).

Questa era la situazione quando Gesù si presentò sulla scena politico-religiosa del suo tempo tentando di far sue le istanze degli zeloti e degli esseni. Egli, infatti, inizia il suo ministero con parole di chiaro accento apocalittico: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è imminente” (Marco 1,15); e più oltre, “quando anche voi vedrete queste cose accadere, sappiate che è vicino, è alle porte. In verità vi dico, non passerà questa generazione prima che tutte queste cose si compiano” (Marco 13,29-30).

Tale senso dell’imminenza della fine dell’ordine presente, che combaciava con la visione esseno-zelota del suo tempo, diverrà, dopo la crocifissione di Gesù, una vera ossessione per i cristiano-giudei e i cristiano-ellenisti fino al 70 d.C.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)