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venerdì 25 giugno 2010

Costantino indice il Concilio di Nicea nel 325 (“L'invenzione del cristianesimo”) 138

Nel 325, volendo dare una sistemazione definitiva al cristianesimo, Costantino, pur non essendo nemmeno battezzato e rivestendo la massima carica religiosa pagana di Pontifex Massimus (che conserverà fino alla morte), convocò e presiedette personalmente il primo concilio ecumenico della Chiesa che porta il nome di Concilio di Nicea.

I vescovi colà convenuti dai più lontani angoli della cristianità finirono per redigere un testo, denominato "Credo degli Apostoli", col quale venne codificata l'ortodossia cristiana. Dei trecentotredici vescovi che parteciparono a questo primo grande Concilio della Chiesa solo sette erano occidentali.

Si trattava di un vescovo gallico, uno calabrese, uno pannonico, uno spagnolo, uno di Cartagine e due preti romani delegati in rappresentanza del vescovo di Roma, Silvestro. Tutti gli altri erano orientali. Ciò a significare la scarsa importanza numerica e dottrinaria della Chiesa romana e d'Occidente in quel momento. Il livello intellettuale di molti padri sinodali era piuttosto basso se un contemporaneo li bollò come dei veri e propri cretini (Socrate Scolastico, Storia della Chiesa 1,8).

D'altra parte questi padri ebbero un comportamento molto strano: si lasciarono subito plagiare dalla pompa e dalle adulazioni dell'Imperatore, dai suoi appellativi di “amati fratelli” e nel redigere il "Credo degli Apostoli", una specie di "magna charta" del cristianesimo, si lasciarono imporre da Costantino i principi che egli riteneva indispensabili perché la nuova religione fosse una continuazione di quella pagana, cara alla Roma imperiale.

Così Gesù, sulla falsariga degli dèi pagani del vicino oriente, protagonisti di un'incarnazione terrena e di una morte-resurrezione rituale, con una votazione abilmente pilotata dall'Imperatore, ma nonostante ciò appena risecata, fu proclamato Dio incarnato, partorito da una vergine, esattamente come Horo, l'eroe solare egiziano figlio della vergine Iside, come Adonis, l'eroe solare persiano figlio della vergine Astarte.

Il Cristo cessò così, per sempre, di essere l'Unto di Jahvé per diventare definitivamente uguale a Dio nella natura e nella sostanza (“homousia”) e perdere ogni riferimento al Messia delle profezie bibliche.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)