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domenica 27 giugno 2010

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità. 24^ Puntata

Giunsero al luogo prestabilito nel tardo pomeriggio del terzo giorno. Giuda conosceva tutta la gente del posto e fu accolto con gran cordialità. Mangiarono dell'ottimo pesce alle braci e passarono la notte in un capanno adibito alla riparazione degli scafi.

Il deposito delle merci, camuffato con vecchie barche e attrezzi da pesca, era fornito d'ogni ben di Dio. Giuda trovò facilmente tutto quello che cercava: amuleti riproducenti molte divinità dell'oriente, monili d'ebano e d'avorio, spezie, profumi, essenze, medicamenti, veli di seta, bastoncini d'incenso, rotoli di papiro avvolti in strane custodie, tappetini per la preghiera e tanti altri oggetti che Davide non capiva a cosa servissero.

Riempite le bisacce e pagato il conto in oro sonante, ripresero subito la via del ritorno, dirigendosi verso Cafarnao. Da un mercante furono avvertiti che la pressione romana era cessata in seguito alla cattura, con l'aiuto pareva dei sacerdoti del Tempio, di tre pericolosi zeloti, e così ritornarono sulla via maestra che da Cesarea conduceva prima a Scitopoli e poi a Cafarnao. Avrebbero trovato più traffico ma non i briganti.

Già fin dai primi villaggi incontrati Giuda cominciò a vendere la sua merce. Aveva uno strano modo di procedere a questo riguardo: si metteva al centro del villaggio, si sedeva vicino alle sue asine e aspettava tranquillo che le donne del luogo, molte delle quali lo conoscevano, s'accorgessero di lui. Davide all'inizio avrebbe dovuto soltanto osservarlo e imparare ma le donne, specie quelle giovani, attratte dal suo aspetto raffinato e dalla sua aria dolce, preferirono subito rivolgersi a lui, nonostante la sua manifesta inesperienza.

Sembravano le api attratte dal miele. Vinto il primo imbarazzo, Davide cominciò a destreggiarsi con grande abilità. I suoi modi gentili, il suo sorriso dolcissimo, ammagliavano chiunque. Giuda fu felicissimo di come si stavano mettendo le cose e non fu per niente seccato di dover fare l'assistente al suo assistente. Fu un trionfo. La sera, nella locanda, ordinò per cena quaglie farcite al sugo di melagrana, innaffiate da ottimo vino di Galilea, insalata di cicoria, pane al miele e pasticcini ripieni di crema.

"Cena da re" disse molto soddisfatto. "Se andiamo avanti di questo passo, dubito che arriveremo a Cafarnao con qualcosa da vendere. Ma ci dovrò andare comunque per convertire questa specie di letame" e indicò il suo borsello già gonfio di moneta locale, "in luccicanti monete d'oro".

"A proposito" continuò poi con un sorriso malizioso, "non mi avevi mica detto che attiri le donne come il miele le api".
"L'ho scoperto oggi per la prima volta" rispose imbarazzato Davide.
"Sei esattamente il mio opposto" fece Giuda sghignazzando.

"Io sono brutto, basso, tarchiato, rozzo, ignorante e alle donne faccio soltanto schifo. Se ne voglio una me la devo pagare. Tu, invece: bello, alto, asciutto, raffinato; ti basta muovere il dito per averle tutte ai tuoi piedi. E non te ne frega un accidente. E non sei nemmeno venale" aggiunse con seria ammirazione. "Hai rifiutato la ricompensa che oggi ti sei così meritatamente guadagnato".

"Darai qualcosa ai miei quando torneremo a Cana. A me il denaro non interessa" fece Davide con indifferenza.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)