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lunedì 28 giugno 2010

L'inganno dell'otto per mille

Tra aprile e giugno, ogni anno, scatta la campagna per la destinazione dell’otto per mille dell’irpef durante lal quale la Chiesa cattolica spinge gli italiani a preferirla, millantando i suoi numerosi interventi per i bisognosi dell'Italia e del mondo. In realtà l’otto per mille è un subdolo meccanismo inventato per occultare un vero e proprio finanziamento pubblico alla Chiesa cattolica. che – con più di un miliardo di euro all’anno di introiti – sentitamente ringrazia.

Infatti con questa norma lo Stato sottrarre a se stesso una quota delle proprie entrate fiscali per darla, surrettiziamente, alla Chiesa, ricorrendo a mille inganni nascosti. L’otto per mille fu istituito dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985, dal governo Craxi, con finalità chiarissime come leggiamo dal titolo: «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi».

Allora gli unici due destinatari originari dell’otto per mille erano lo Stato e la Chiesa cattolica. Ma è chiaro che ad inserire lo Stato tra i beneficiari fu un mero escamotage per rendere accettabile anche alle sensibilità un po’ più laiche un finanziamento diretto esclusivamente alla Chiesa cattolica. A riprova di ciò il fatto che il legislatore, che ha scritto la legge, sapendo benissimo che la gran parte delle persone non avrebbe espresso alcuna preferenza tra Stato e Chiesa si è inventato un meccanismo che trasformasse questo silenzio in maggiori guadagni per il principale destinatario, cioè la Chiesa cattolica.

Il meccanismo del silenzio assenso si presta perfettamente a questi inganni. Così siccome solo il 40 per cento dei contribuenti procede ad una scelta, dei quali il 36% opta per la Chiesa, ad essa va il 90 per cento dell’intero ammontare (cioè il 36% del 40%) poiché la legge stabilisce che in caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse.

Traducendo in soldoni: se la raccolta è di un miliardo alla Chiesa dovrebbero andare 360 milioni. Invece con questo trucco ad essa vengono attribuiti 900 milioni. La stragrande maggioranza di chi non esprime una preferenza (cioè più della metà dei contribuenti) è arciconvinta che il suo silenzio valga come una preferenza per lo Stato. Invece con il meccanismo diabolico, come quello descritto, quasi tutto il malloppo va nelle casse della Chiesa.

La quale si guarda bene dal destinarlo alla beneficenza come promette nei suoi spot pubblicitari. Quasi l'80% lo destina al mantenimento del clero e ad altre opere di culto. Negli altri Paesi europei le spese per il mantenimento delle istituzioni religiose non possono essere messe a carico dello Stato, bensì a carico dei fedeli che seguono quella particolare fede religiosa. In Germania, ad esempio, ognuno deve dichiarare la religione di appartenenza e versarle obbligatoriamente i contributi stabiliti per legge. Lo Sta fa solo da collettore, di suo non mette niente.

In Italia, classico Paese pasticcione, tutto è a carico del popolo bue il quale, subendo il danno e pure la beffa, paga senza riuscire a capire che fine fanno i suoi soldi.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)