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sabato 26 giugno 2010

Il concetto di “homousia”contrastato da Ario (“L'invenzione del cristianesimo”) 139

Il concetto di “homousia” che affermava l’uguaglianza di sostanza del Figlio col Padre, era contrastato da una parte dell'assemblea, capeggiata da Ario. Il problema, nato in seguito alla divinizzazione di Gesù, sorgeva dal quesito se Cristo prima della sua discesa in terra fosse stato uguale a Dio o un semidio.

Fino al III secolo inoltrato, per la maggior parte dei cristiani Gesù non venne identificato alla pari con Dio. Paolo, che per primo ne promosse la divinizzazione, subordinava Gesù a Dio in quanto considerava il “figlio” in nessun caso identico al “padre”. Per lui Dio era sempre “theos” (Dio), Gesù sempre “kyrios” (Signore). Considerava Cristo come sostanza divina, ma un gradino sotto Dio, una specie di semidio. Dello stesso parere era l'evangelista Giovanni che nel suo Vangelo fece dire a Gesù: «Il Padre è più grande di me» (Giovanni 14, 28).


I Padri della Chiesa: Giustino (Apologia 1, 13), Ireneo (Contro gli eretici 2, 28,8), Tertulliano (Adversus Marcionem 2,27) e Origene (op, cit. 8,15) ritennero Gesù un Dio minore, inferiore al Padre in potenza. Questa posizione (detta teoria del subordinazionismo) era condivisa da alcuni vescovi orientali. Inoltre, fino al principio del III secolo era pressoché ignorato lo Spirito Santo come terza persona della divinità. Ireneo considerava lo Spirito Santo un’entità interna alla divinità, Tertulliano e Origene una creatura subordinata al Figlio.

Ario, il padre conciliare dissidente, non rinnegava la Trinità, ma rifiutava la identità delle sostanze, la Homousia, cioè l'uguaglianza del Figlio e dello Spirito con quella del Padre. Per lui lo Spirito era inferiore al Figlio e costui al Padre. Solo il Padre era Dio essendo illimitato, immutabile ed eterno. Il Figlio era stato creato dal Padre.

Per Atanasio, il nemico implacabile di Ario che lo accusava di essere figlio del demonio, Padre e Figlio costituivano un’unica essenza, un’unità incondizionata. Il «Redentore» non poteva essere di grado inferiore, doveva esser Dio nel senso pieno della parola e poteva essere pregato alla pari del Padre.

Costantino, di fronte a questa contrapposizione insanabile, nonostante in segreto parteggiasse per Ario, impose alla pavida assemblea conciliare la “homousia” sostenuta da Atanasio, risolvendo definitivamente la questione. Nel secondo Concilio ecumenico del 381 anche lo Spirito Santo ottenne la divinità piena, cioè l’identità di sostanza fra Dio Padre e il Figlio.

E così il dogma della Trinità fu aggiunto al credo niceno-costantinopolitano e la dottrina trinitaria fu legge dello Stato. Non senza contrasti, come sempre nella Chiesa. I Pneumatomachi, che contrastavano la trinità, dissero sarcasticamente che Dio Padre con questo dogma diventava anche Dio Nonno dello Spirito Santo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)