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giovedì 24 giugno 2010

Rifiutare idratazione e nutrizione artificiali è un diritto costituzionale

Il testamento biologico, vale a dire quel diritto di autodeterminazione che ci consente, quando godiamo la piena capacità di intendere e di volere, di disporre in merito ai trattamenti sanitari che intendiamo accettare o, soprattutto, rifiutare nel caso e nel momento in cui questa capacità ci venga meno, deve ritenersi vincolante per i sanitari, i familiari e quant’altri, così come devono ritenersi vincolanti le disposizioni dettate, ad integrazione della volontà del malato, dal fiduciario da lui nominato.

Tale diritto è riconosciuto a livello costituzionale (art. 13 e art. 32 comma 2) e nella Convenzione di Oviedo 2001,e nei codici deontologici dei medici e degli infermieri. È assolutamente in contrasto con il senso e la funzione del testamento biologico imporre, come vuole il progetto di legge della maggioranza ancora all'esame del Parlamento, certe procedure come l’idratazione e la nutrizione artificiali, sostenendo che non dovrebbero essere considerate trattamenti sanitari e pertanto non potrebbero essere rifiutate e anzi sarebbero dovute da parte dei sanitari.

Non si comprende perché mai ciò che qualsiasi individuo, nel pieno possesso delle sue capacità, ha il diritto di rifiutare, come il mangiare e il bere, non possa essere anticipatamente da lui rifiutato in previsione della sua incapacità, quando la nutrizione e l’idratazione potrebbero venirgli somministrate tramite complesse procedure medico-chirurgiche, che solo nel nostro Paese sono assurdamente considerate alla stregua di trattamenti sanitari.

Il principio della sacralità della vita, imposto surrettiziamente dalla Chiesa ai nostri politici, per imporre nutrizione e idratazione forzate, qualificano lo Stato italiano come Stato etico che impone per legge l’esercizio di certe virtù ispirate da princìpi religiosi, nel nostro caso, cattolici.

Ma l'Italia, in base alla sua Costituzione, è invece uno Stato laico che deve tutelare i diritti e le libertà individuali di ogni cittadino, a prescindere dalla religione. Uno Stato laico non deve né imporre, nè vietare l'idratazione e la nutrizione forzate ma soltanto lasciare che ognuno possa liberamente fare la sua scelta in piena autonomia.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)