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sabato 19 giugno 2010

La “teocrazia debole” della Chiesa opposta alla democrazia

La dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica non ha mai accettato le libertà democratiche che sono sempre state condannate da tutti i papi come libertà che inducono al male, all'errore, al disordine, all'anarchia. Solo la sottomissione totale e assoluta alle direttive imposte dalla religione rappresenta per la Chiesa la giusta libertà del cittadino cattolico.

«Una democrazia deve riconoscere il valore di verità, naturale e generale, della religiosità umana, considerandolo un diritto comune, indispensabile cioè per il bene di tutti», ha dichiarato recentemente Joaquìn Navarro-Valls rivelando il programma di "teocrazia debole" che la Chiesa gerarchica di Karol Wojtyla prima, e quella di Joseph Ratzinger oggi, stanno tenacemente perseguendo.

Con ciò rinnegando in modo assoluto la democrazia che si fonda sull'autos nomos di tutti i cittadini, singolarmente e collettivamente presi, cioè sul fatto che essi si danno da sé la legge senza riconoscere nessun altro prima o sopra di loro. Con la logica di questo diritto comune, millantato dalla Chiesa di natura divina, l'ateo, lo scettico, il libero pensatore, insomma il cittadino che non si riconosce in alcuna "religiosità umana", verrebbe irrimediabilmente colpito da ostracismo, e declassato a cittadino di serie B. Il suo ateismo, infatti, non solo non troverebbe posto in questo discriminatorio "diritto comune", ma verrebbe implicitamente tacciato di essere contrario al "bene di tutti".

Ammessa, senza riserve, la sovranità di dio, ne consegue la sua incompatibilità con la sovranità dell'uomo, in cui consiste la democrazia. Quale dio, però? Il biblico Jahvè collerico, sanguinario, vendicativo, estremamente geloso che durante la conquista della Terra Promessa, ordina a Giosuè, successore di Mosè, di attuare i massacri più crudeli contro i nemici e di sterminare, senza pietà: donne, vecchi e bambini? Il dio cristiano dei valdesi - compassionevole - che riconosce ai suoi figli i diritti civili, compresa l''eutanasia? Quello di Ratzinger che ha disseminato la storia di persecuzioni, intolleranze, eccidi e roghi? Quello musulmano che esige mutilazioni sessuali per le bambine? Infine il "Gott mit uns" di hitleriana memoria, molto familiare a Ratzinger? E si potrebbe continuare.

Quale di queste incompatibili verità dovrà assumere lo Stato nella sua legge, per ottemperare alla pretesa di «concepire la religione come un valore assoluto» e trasformare i peccati in altrettanti delitti da perseguire come reati?

Di fronte a simili affermazioni che rinnegano l'intelligenza umana appare nelle sua mostruosa evidenza che la Chiesa, tuttora fedele al Syllabo di Pio IX, resta e resterà sempre la più implacabile nemica della democrazia e della libertà?

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)