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venerdì 17 dicembre 2010

Elezioni in vista? Una cuccagna per Santa Romana Chiesa.

Nonostante la risicata fiducia alle Camere, spira aria di elezioni e il Governo si dà da fare per foraggiare la Chiesa onde ottenerne l'appoggio elettorale. Un chiaro “do ut des” simoniaco.

Con una generosità più che sospetta Palazzo Chigi ha devoluto buona parte dei 144 milioni di euro che aveva a disposizione dell’8 per mille a gestione statale per lavori di abbellimento e restauro di chiese, conventi, sedi arcivescovili, monasteri, confraternite, basiliche della Conferenza episcopale italiana. In tutto una sessantina di milioni.

Il senatore democratico abruzzese Giovanni Legnini ha denunciato che : «Sia per il 5 per mille che per l’8 per mille le scelte dei cittadini non sono rispettate e le risorse a tale fine destinate vengono spesso distorte dalla finalità originaria».

Perciò risulta chiaro che anche gli atei non devono più donare l'otto per mille allo Stato che poi lo versa alla Cei, ma alla Chiesa Valdese che unica lo devolve totalmente in assistenza (non pelosa, come quella cattolica).

In tempi di ristrettezze, quando si provvede a stringere la cinghia e a tagliare finanziamenti alla scuola, al welfare, agli enti locali e alla macchina dello Stato, la Chiesa ricchissima diventa sempre più esosa reclama nuovi contributi.

Essa che ogni anno, con il miliardo dell'otto per mille, il miliardo per gli insegnati di religione, i due miliardi per l'esonero dell'ICI, il mezzo miliardo per le scuole cattoliche e gli altri infiniti rivoli di elargizioni da parte di regioni, province e comuni ci viene a costare somme stratosferiche, certamente una buona fetta della finanziaria.

E intanto Pompei, il sito archeologico più famoso d'Italia, sta letteralmente crollando e nella scuola pubblica primaria manca perfino la carta igienica e i bambini devono portarsela da casa. Peggio che nel terzo mondo.

Se quei 60 milioni, anziché a Chiese e monasteri li avessimo devoluti al restauro delle nostre opere d'arte, oltre a salvaguardare il nostro patrimonio artistico avremmo avuto anche un cospicuo ritorno economico. Ma, a quanto pare, i siti archeologici non votano e quindi possono tranquillamente andare a remengo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)