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martedì 21 dicembre 2010

La “damnatio memoriae” per il fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel Degollado.

Marcial Maciel, il leggendario fondatore dei Legionari di Cristo, scomparso nel 2008 a 87 anni, accusato in vita con prove schiaccianti di essere stato pedofilo, tossicomane, padre di diversi figli naturali avuti da più donne, ma tuttavia sempre protervamente scagionato da papa Wojtyla che lo considerava “uno dei più efficienti raccoglitori di donazioni della Chiesa cattolica”, è morto per la seconda volta. Definitivamente.

Con un decreto ufficiale il cardinale Velasio De Paolis, in pratica il “commissario” del Papa, ha ordinato che Marcial Maciel, deve scomparire del tutto dalla vita della Legione da lui fondata e che tutto quanto si riferisce a lui deve essere dimenticato, meglio cancellato.

Le date riferite alla sua persona (nascita, battesimo, onomastico e ordinazione sacerdotale) non si possono festeggiare e anche le sue fotografie da solo o con il papa devono sparire da ogni stanza della Congregazione. Gli scritti personali di Maciel e le sue conferenze non possono essere messe in vendita nelle case editrici o nei centri e opere dei legionari.

Con questo durissimo decreto il Vaticano conferma la chiara volontà di sganciare la Legione dal suo fondatore, e quindi, di salvarla. L’albero, ovvero Marcial Maciel, deve essere definitivamente abbattuto, mentre i suoi frutti, i legionari, hanno diritto all’esistenza purché seguano con fedeltà e obbedienza le indicazioni delle autorità della Santa Sede.

Può da una mela marcia nascere qualcosa di buono? Per Ratzinger pare di sì. Eppure non c' è quasi nessun comandamento che sia stato rispettato da questo abominevole prete. Infatti si è reso colpevole di innumerevoli abusi sessuali sui suoi seminaristi minorenni, di convivenza con più mogli, sedotte ancora minorenni, che gli hanno dato molti figli, uno dei quali abusato dal padre, della probabile eliminazione fisica di quanti, come uno zio vescovo, avevano smascherato la sua incredibile vita segreta.

Il Vaticano era a conoscenza della vita scandalosa e criminosa di questo prete? Eccome! Per decenni sono state centinaia le testimonianze d'accusa, precise e dettagliate, inviate in Vaticano ma sempre ignorate e insabbiate. Secondo la stampa tedesca e austriaca

la potente prelatura dell’Opus Dei, padrona della Santa Sede, in sintonia con Giovanni Paolo II e l’allora presidente Cei Camillo Ruini, bloccarono ogni iniziativa nei suoi confronti perché Marcial Mercier era ritenuto un capobastone di ben 60mila fedeli e  in grado di portare cospicui fondi alla Chiesa. Soltanto nel 2006, dopo la morte di papa Wojtyla, fu possibile procedere contro di lui.

Il 19 maggio 2006 il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, lo ha sospeso a divinis e gli ha imposto di condurre una vita riservata di preghiera e di penitenza, e la rinuncia a ogni ministero pubblico.

Questa è stata l'unica punizione inflittagli per gli immensi crimini commessi, anche di carattere religioso, come l'aver concesso l'assoluzione in confessione a quanti erano stati costretti ad avere rapporti sessuali con lui.

Il processo canonico gli fu risparmiato per «l’età avanzata e la salute cagio­nevole ».Lascia comunque una eredità miliardaria valutata a 20 miliardi e mezzo di dollari. La Chiesa non se la lascia certo sfuggire

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)