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domenica 28 febbraio 2010

“Pertanto invitiamo l'uomo Galilei Galileo ad abbandonare l'opinione che [...] il sole sia nel centro del mondo e immobile e la terra si muova e di non insegnarla o difenderla con parola o con gli scritti, in qualsiasi modo, d'ora in poi; in caso contrario si procederà contro di lui nel Sant'Uffizio” (cioè sarà arso sul rogo come Giordano Bruno nel 1600). (San Roberto Bellarmino, inquisitore, 1615)

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 7^

Impiegarono quasi una settimana per arrivare a destinazione. Al loro arrivo furono accolti con gran gioia dal vecchio rabbino Zaccaria e da sua moglie Rut, che avevano predisposto per loro una piccola casa nei pressi della sinagoga. Per Isacco, che da giovane aveva vissuto per un lungo periodo dallo zio, fu un ritorno gradito ai luoghi della fanciullezza e della prima giovinezza.

Molti vecchi amici e lontani parenti vennero presto a fargli visita e ognuno elogiò la bellezza e la grazia della sua nuova sposa. Egli fu molto grato a tutti per la calorosa accoglienza e fece capire che intendeva subito occuparsi del suo nuovo lavoro. Si cercò due garzoni e con loro partì, per alcuni giorni, alla ricerca e all'acquisto del legname necessario.

Giuditta, nonostante la sua timidezza, riuscì in breve a stringere molte amicizie e ad integrarsi facilmente nel nuovo ambiente. La zia Rut la invitava spesso da lei perché temeva che si sentisse sola nelle lunghe ore, durante le quali lo sposo si assentava per il lavoro. Lei accettava volentieri i suoi inviti ma talvolta preferiva rimanere tranquilla nella sua casetta. Aveva molto su cui riflettere. Ormai era certa della gravidanza. Mille piccoli segni glielo facevano intuire.

A Isacco, sempre molto affettuoso ma discreto, non volle manifestare i suoi pensieri in proposito. Decise di aspettare di esserne certa. Temeva, in cuor suo, che la notizia della sua gravidanza lo avrebbe ferito e preferiva affrontare l'argomento il più tardi possibile. Ma egli, segretamente, la osservava con grande attenzione e non tardò a rendersi conto della nuova situazione.

Una sera, dopo che ebbero finito di cenare, mentre Isacco sorseggiava del vino e Giuditta del succo di melagrana, egli le cinse il collo col braccio, la strinse affettuosamente a sé e le disse: "Non temere Giuditta di dirmi la verità. Se aspetti un bambino, io ne sarò immensamente felice".

"Sì, credo proprio di sì", rispose lei scoppiando in un pianto dirotto e gettandogli le braccia al collo. Sembrava volesse farsi perdonare da lui.
Egli la strinse con forza e si commosse sentendo le sue lacrime bagnargli il viso. La baciò con tenerezza, le accarezzò i capelli e senti, per la prima volta, che il cuore di Giuditta batteva per lui e ne fu felice.

"Non sentirti in colpa, mia diletta" le sussurrò. "Tu sei innocente come una colomba e il figlio che mi darai sarà per me un graditissimo dono".
Stettero a lungo abbracciati così e per la prima volta si sentirono uniti. Quella notte dormirono nello stesso letto e finalmente Isacco conobbe Giuditta e la trovò tenera e dolcissima.

La notizia che Giuditta aspettava un bambino parve a tutti quasi ovvia ma parenti e amici si congratularono con Isacco che finalmente, dopo un lungo periodo d'attesa, stava per diventare padre. Nessuno sospettò minimamente qualcosa d'irregolare nella faccenda perché entrambi gli sposi erano stati molto vaghi circa il tempo delle loro nozze.

Intanto Isacco stava attraversando un periodo di grande gioia. Giuditta, ora che si era stabilita tra loro la più completa intimità, si rivelava, ogni giorno più, una moglie affettuosa e tenera; il lavoro procedeva molto bene e la prospettiva di diventare, entro breve tempo, padre, lo elettrizzava. In cuor suo sentiva che avrebbe amato il nascituro come fosse realmente suo.

La spiacevole sensazione, che per lunghi anni lo aveva tormentato, d'essere lui la causa dell'infertilità della prima moglie, ormai era scomparsa del tutto. Un figlio, anche se non suo, era in arrivo e questa era la cosa più importante. Se poi ne fossero arrivati degli altri, come profondamente desiderava, avrebbe lodato e ringraziato il Signore.

sabato 27 febbraio 2010

L'eutanasia (la dolce morte) è un diritto inalienabile della persona umana.

"La vita è soggetto di diritto e non di arbitrio" ha dichiarato il cardinale Tarcisio Bertone al convegno di Rete Italia tenutosi a Rimini il 19 febbraio scorso. Naturalmente il cardinale faceva riferimento al diritto divino, che considera la vita un dono di dio di cui l'uomo non può disporre a suo piacimento.

Ciò, evidentemente, in contrasto sia con la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, sia con la Costituzione di tutti gli attuali Stati democratici (compresa l'Italia) che invece riconoscono, come diritto inalienabile ad ogni persona, di decidere della propria salute, della propria vita e della propria morte, prescindendo da utopici e indimostrati principi divini e basandosi esclusivamente sulla natura prettamente umana che risiede in ciascuno di noi.

Così, nel caso di malattia terminale, che oltre a comportare inaudite sofferenze può determinare anche un devastante e umiliante degrado fisico e psichico, tale da distruggere la dignità umana, la libertà di scegliere la morte resta la prerogativa più sacra e irrinunciabile di ogni uomo libero e sovrano di se stesso.

Tutti i vacui richiami al divieto divino, tutti i tentativi di dichiarare “arbitrio” la nostra intrinseca libertà, sono insensate, crudeli e ipocrite coercizioni che ci vengono imposte dall'aberrazione morale di menti malate e ottenebrate che credono nei miti religiosi e si compiacciono delle nostre sofferenze.

La sofferenza fisica, psichica e affettiva (perché il degrado ci trasforma in un'altra persona e può compromettere gli affetti familiari), quando è inutile e senza via d'uscita può essere superata soltanto dall'eutanasia, che in tal caso diventa la migliore alleata dell'uomo. Non è la morte che fa paura ma una vita degradata o vegetativa che si trascina nel tempo senza speranza.

L'eutanasia, se liberamente scelta, è perciò l'unico rimedio che consente di por fine alla mostra esistenza, quando diventa troppo insopportabile per essere vissuta, e anche di conservare la nostra dignità e il rispetto di noi stessi.

Gesù a Gerusalemme (“L'invenzione del cristianesimo”) 39

Finché Gesù perseguì il suo apostolato politico-religioso nella Galilea, lontano da Gerusalemme, nella città santa era poco noto e forse considerato uno dei tanti rabbi improvvisati che sorgevano e tramontavano con una certa frequenza e che la gerarchia templare sopportava con malcelato fastidio.

Ma quando calò a Gerusalemme e intensificò il suo ruolo messianico, suscitò ben presto l'attenzione delle alte classi del clero e degli erodiani, fortemente antimessianici, e verosimilmente degli stessi romani i quali, preoccupati dai continui disordini provocati da zeloti e sicari, controllavano capillarmente la città, specie durante le frequenti feste religiose che attiravano molti pellegrini da tutta la Palestina.

La permanenza di Gesù a Gerusalemme non fu lunga ma subito suscitò un'ostilità potente e durissima che lo incupì e amareggiò. L'atmosfera gioiosa, che lo aveva circondato nei villaggi della Galilea, veri e propri bagni di folla allegra e festante, si trasformò in aride e pedisseque dispute sotto i portici del Tempio con scribi e farisei, arroganti e sprezzanti, che lo trattavano con supponenza e apertamente lo minacciavano.

L'amarezza di Gesù risulta in tutta la sua evidenza nell'accorata apostrofe a Gerusalemme: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!" (Matteo 23,37).

Nonostante l'appoggio, più sotterraneo che esplicito, di alcuni importanti sinedriti, come i già accennati Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea e di altri personaggi molto in vista come Lazzaro (ricordiamo che all'annuncio della sua morte erano giunti nella sua casa di Betania molti scribi e farisei di Gerusalemme), non pare, stando ai Vangeli, che Gesù fosse riuscito a raccogliere nella città santa un consistente gruppo di seguaci.

I gerosolimitani non erano così facili da conquistare come le semplici popolazioni rurali della Galilea. Avvezzi ad assistere ad un flusso costante di pellegrini e di stranieri, si erano fatti più smaliziati e non si lasciavano facilmente incantare dal primo rabbi che giungeva dalla provincia. Soltanto scribi e farisei sembravano interessati al nuovo arrivato, ma unicamente per contestarlo e irriderlo.

Di fronte ad una così palese ostilità, ad un così deliberato ostruzionismo, Gesù reagì con due gesti clamorosi che, se da una parte gli procurarono notorietà, ponendolo al centro dell'attenzione generale in quanto sfidava l’aristocrazia sacerdotale e il potere politico-militare romano, dall'altra portarono inesorabilmente al suo arresto fatale e alla sua condanna a morte.

venerdì 26 febbraio 2010

Razzismo religioso in Italia.

Oltre il razzismo etnico in Italia comincia a diffondersi anche il razzismo religioso. In barba alla nostra Costituzione laica, il Consiglio Comunale di Goito, nel mantovano, a maggioranza di destra, ha decretato che all'asilo comunale (cioè pubblico, non parrocchiale) si accettano solo bambini di famiglie cristiane.

L'opposizione ha tentato di impedire, senza esito, una simile discriminazione antidemocratica e anticostituzionale che mette i cristiani al di sopra di tutti glia altri cittadini ed ha presentato un esposto all'Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani).

Ma la giunta di centrodestra - capeggiata dal sindaco Anita Marchetti, area Udc, appoggiata dal Pdl e dalla Lega Nord - ignorando ogni protesta ha ribadito la validità dell'articolo 1 del regolamento da essa imposto che pone come condizione per iscrivere il figlio all'asilo l'accettazione di una sorta di preambolo religioso che garantisca la provenienza da una famiglia di ispirazione cattolica o cristiana, escludendo di fatto le famiglie di diverso orientamento religioso.

Il che significa escludere sicuramente non solo tutti gli immigrati, per lo più di religione islamica o indù, ma anche gli italianissimi figli di non credenti o di non praticanti, nonostante i loro genitori paghino le tasse come tutti gli altri e godano appieno della cittadinanza italiana . Perché, che significa una famiglia di "ispirazione cristiana"? I divorziati, i separati, i conviventi e i non credenti, che oggi costituiscono la maggioranza della società italiana, che specie di famiglia costituiscono?

Siccome per la Chiesa tutti costoro sono esclusi dai sacramenti, secondo il sindaco di Goito non costituirebbero una famiglia di ispirazione cristiana e i loro figli dovrebbero essere buttati sulla strada. Ma scherziamo? L'asilo comunale, come la scuola statale, non è una istituzione religiosa ma pubblica e quindi laica e aperta a tutti indistintamente.

Questa discriminazione inoltre viola il principio fondamentale che proclama tutti i cittadini uguali di fronte alla legge e preclude ai bambini un momento di incontro fondamentale e di condivisione di culture e credo differenti.

I nemici di Gesù e il complotto antimessianico (“L'invenzione del cristianesimo”) 38

Se Gesù fosse stato il pacifista descritto dai Vangeli, il Cristo che predicava la non-violenza e l'amore per i nemici, non avrebbe dovuto incontrare oppositori di sorta, perché un personaggio del genere non poteva ingenerare che rispetto e ammirazione e le autorità ebraiche e romane non avrebbero avuto alcun motivo per incriminarlo.

Avrebbe sicuramente incontrato il sarcasmo e il disprezzo degli zeloti che propugnavano l'odio e la vendetta contro gli oppressori romani, ritenuti i veri nemici d'Israele, e contro quanti degli ebrei li appoggiavano o non intendevano combatterli. Questi ultimi non avrebbero tollerato la sua predicazione pacifista che avallava il dominio romano in Giudea, e lo avrebbero sicuramente ucciso, vista la loro ferocia.

Ma il Cristo storico, zelota e circondato da zeloti, non era quello che ci presentano i Vangeli, riscritti dopo la seconda e definitiva distruzione di Gerusalemme e della Palestina nel 135 d.C. Il Messia descritto in questi Vangeli, infatti, non ha niente a che vedere col vero Gesù storico, ne è invece la negazione perché costruito secondo le idee di Paolo e dei suoi seguaci.

Il vero Cristo mirava, come ben sappiamo, alla liberazione politica d'Israele, attraverso una lotta cruenta e risolutiva, e alla costituzione di un nuovo regno di Dio, fondato sull'ascetismo esseno e su una comunità terrena di uguali nella quale: "Colui che vorrà diventare grande sarà servo, e colui che vorrà essere il primo, sarà lo schiavo di tutti" (Marco 10,42). Un regno in cui il Messia inviato dall'Onnipotente " ha rovesciato i potenti dai loro troni e ha esaltato gli umili. Ha saziato di beni gli affamati e rimandato a mani vuote i ricchi" (Luca 1,52), e così imminente che molti dei presenti non sarebbero morti prima di averlo visto realizzare (Marco 1,15; Luca 10,10-11).

Molti ebrei, specie di condizione sociale più elevata, come i grandi sacerdoti, gli erodiani filoromani e la maggior parte dei farisei, non condividevano l'ideale messianico perché consapevoli della sua irrealizzazione e delle feroci repressioni che avrebbe determinato ed erano apertamente contrari a Gesù e lo osteggiavano in tutti i modi, arrivando perfino a tentare più volte di lapidarlo. Naturalmente Gesù ricambiava questi suoi avversari di un uguale se non di un maggiore disprezzo.

Ecco spiegato il motivo per cui nei Vangeli non vengono mai attaccati zeloti e sicari che imperversavano a quel tempo con inaudita ferocia (“argumentum ex silentio” per S. Brandon), e vengono bersagliati con ingiuriosi epiteti come: ipocriti, sepolcri imbiancati, insensati, ciechi e razza di vipere, i rappresentanti del Tempio e i farisei.

Non tutti costoro, a dire il vero, erano estranei al messianismo. Alcuni, anche molto importanti, come Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea, che provvidero alla sepoltura di Gesù dopo la sua crocifissione, ne condividevano le aspettative, a dimostrazione che il complotto messianico era diramato a tutti i livelli, anche se per opportunismo costoro preferivano rimanere ai margini della lotta armata.

I grandi sacerdoti e i più in vista degli scribi e dei farisei costituivano il sinedrio, cioè il consiglio supremo d'Israele, creato per giudicare e dirimere le controversie religiose e per controllare l'ordine pubblico. Sarà questo supremo tribunale a decretare la condanna a morte di Gesù, non per motivi religiosi (blasfemia) come vogliono farci credere i Vangeli, ma per motivi politici, denunciando a Pilato il tentativo di insurrezione armata contro Roma, ancor prima che Gesù e i suoi seguaci lo mettessero in atto.

giovedì 25 febbraio 2010

Massiccia ingerenza vaticana contro l'uso della pillola RU486 in Italia

Sono più di vent'anni che in tutto il mondo la pillola abortiva RU 486 è d'uso comune perché consente l'aborto farmacologico al posto di un cruento intervento chirurgico, e permette quindi alla donna di interrompere una gravidanza indesiderata in modo indolore e meno traumatico e per di più, da statistiche mondiali, risulta più innocua di un'aspirina.

Ma il Vaticano, appoggiato dalla parte più oscurantista e retriva dei politici italiani, ha ostacolato in passato in tutti i modi la sia introduzione nel nostro Paese adducendo la panzana, sconfessata da tutti i ginecologi, che è pericolosa per la salute delle donne.

La verità, invece, è un'altra. Per la Chiesa l’aborto è un gravissimo peccato e quindi va almeno pagato, e la sofferenza fisica sembra il prezzo più appropriato. Quindi niente aborto terapeutico e indolore. Alla Chiesa non interessa il benessere fisico dei suoi fedeli e nemmeno evitare sofferenze inutili ma soltanto la cieca obbedienza ai suoi principi antiumani, piovuti dall'alto.

Ecco quindi che a pochi giorni dal debutto italiano della pillola abortiva il vescovo Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia accademia della vita, chiede al governo italiano di bloccarne l'uso ben sapendo che molti politici, sempre felici di violare l'artico 32 della nostra Costituzione lo asseconderanno rendendo sempre più il nostro Paese simile ad un protettorato pontificio e a zimbello d'Europa.

Per Sgreccia e per i molti politici traditori della nostra Costituzione, l’autonomia decisionale di uno Stato sovrano (che sarebbe l’Italia) e quella delle istituzioni che per legge hanno la delega alla salute dei cittadini, sono carta straccia. L 'Italia deve sottostare alla teocrazia vaticana e, tra tutti gli Stati d'Europa, vedersi negare i più elementari diritti civili.

Maria Maddalena era la moglie di Gesù? (“L'invenzione del cristianesimo”) 37

Torniamo alla domanda fondamentale: perché i Sinottici attuarono una censura così sistematica di Lazzaro e delle sue sorelle? Le risposte possibili possono essere due: una certa e l'altra molto attendibile.

La prima è che, come in tutti gli altri casi di censura, anche in questo c'era la necessità da parte degli evangelisti, ormai definitivamente staccati dalla matrice ebraica, di ripulire i loro testi da ogni possibile collegamento con personaggi implicati nella lotta messianica che potessero offuscare il ruolo esclusivamente spirituale e salvifico di Gesù, come delineato dalla teologia paolina.

Si trattava di personaggi di alto livello sociale, legati alle istituzioni e al Tempio, ma anche molto vicini ai gruppi più intransigenti del messianismo javista e alla setta zelota. Essi si battevano con ogni mezzo per la liberazione d'Israele dal dominio romano e senz'altro Lazzaro avrebbe potuto essere uno di questi.

Prima di dare la seconda risposta, che secondo alcuni studiosi offre una valenza molto attendibile, bisogna premettere che nei Vangeli è nominata spesso Betania. "...uscì (Gesù) fuori dalla città (Gerusalemme), verso Betània, e là trascorse la notte. La mattina dopo, mentre rientrava in città..."(Matteo 21,17-18) "...ed entrò a Gerusalemme, nel Tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània..." (Marco 11,11-12).

Quindi Gesù frequentava abitualmente questo villaggio, molto prossimo a Gerusalemme, e trascorreva la notte in casa di Lazzaro e delle sue sorelle. Non è che quella di Lazzaro era la sua famiglia acquisita? Leggiamo cosa scrive un Vangelo apocrifo di tendenza gnostica, risalente al secondo secolo e conosciuto come il Vangelo di Filippo: "Erano tre le donne che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella e la Maddalena che è detta sua consorte. Infatti si chiamavano Maria sua sorella, sua madre e la sua consorte" (Vangelo di Filippo, versetto 32). Nello stesso Vangelo, come ulteriore conferma, leggiamo: "...la consorte di Cristo è Maria Maddalena..." (Ivi, 55).

Ci sono altri testi apocrifi che confermano il legame tra Gesù e Maria di Magdala, come il Vangelo di Pietro e il Vangelo di Tommaso. Una prova, sia pure indiretta, del fatto che anche Gesù dovesse essere sposato, come in realtà lo erano i suoi fratelli e gli apostoli, la deduciamo dalla norma ebraica che imponeva al maschio, come dovere religioso e come completamento della persona, l'obbligo del matrimonio. Questo dovere era ancora più indispensabile per uno che impersonava il ruolo di rabbi o Maestro, e noi vediamo che Gesù è chiamato rabbi o Maestro molte volte nei Vangeli sia canonici, sia gnostici ed apocrifi.

"E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbi!" (Matteo 26,49). "Gli replicò Natanaèle: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!»" (Giovanni 1,49). Quindi Gesù, come tutti i rabbi ebrei, secondo la legge Mishnaica del suo tempo, molto esplicita a questo proposito: "un uomo non sposato non può essere un Maestro", non poteva essere celibe ( Massimo Bontempelli, Costanzo Preve. Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero).

D'altra parte quando mai nei Vangeli troviamo che Gesù abbia predicato in favore del celibato? Una dichiarazione in questo senso avrebbe sollevato enormi perplessità, se non un proprio e vero scandalo. Al contrario, Gesù dichiarò esplicitamente: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina, e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?" (Matteo 19,4).

Paolo e suoi scribi, volendo trasformare Gesù, da Messia javista qual era stato nella realtà, nel Cristo "Figlio di Dio" quale doveva divenire nella loro costruzione teologica, dovettero avvolgerlo in un alone di misticismo incompatibile con il ruolo, troppo terreno, del matrimonio, e quindi cancellare ogni traccia della sua famiglia acquisita. o creare delle controfigure per mascherarla.

Ma Giovanni, a leggerlo tra le righe, parla chiaro e ci fa capire che Gesù dalla croce affidò la madre a Lazzaro, che era contemporaneamente il discepolo ch'egli amava ed anche suo cognato (Giovanni 19,26-27).

mercoledì 24 febbraio 2010

La «millennial generation»

I Millennials, cioè i nati tra il 1980 e il 2000, sono la nuova generazione d’Oltreoceano. Secondo una ricerca americana condotta da Pew Forum on Religion & Public Life, questa generazione, definita anche nativa digitale o Generazione Y, oltre a contraddistinguersi per la sua assoluta familiarità con la comunicazione, i media e la cultura digitale, è molto pragmatica e soprattutto atea.

Rispetto ai loro padri o ai loro cugini più grandi (nati tra il 1965 e il 1980) i Millennials sono molto più tolleranti rispetto a questioni essenziali, come l'accettazione dell'omosessualità e in generale della diversità, privilegiano nuovi valori morali imperniati su una vera e autentica cultura della solidarietà e dell’accoglienza e si professano più sensibili e rigorosi nella difesa della libertà individuale e nel rifiuto dell'ipocrisia sociale.

La situazione religiosa Oltreoceano sta quindi cambiando rapidamente. Un americano su 4 (ovvero il 25 per cento) al di sotto dei trent’anni non è affiliato ad alcuna religione e si definisce «ateo», «agnostico» o «niente di particolare».

Salendo nell'età le cose cambiano ma la disaffezione religiosa è sempre molto forte. Il 19 per cento dei trentenni, il 15 per cento dei quarantenni e il 14 per cento dei cinquantenni sono sullo stesso piano. Solo gli ultrasessantenni sono ancora in maggioranza plagiati dalla religione. La generazione emergente è convinta nel 55 per cento dei casi che l’evoluzione sia la spiegazione più convincente dell’esistenza della vita sulla Terra e manifesta un progressivo, galoppante e inesorabile distacco dal creazionismo e quindi dalla religione.

Ciononostante i Millennials si dichiarano spirituali ma di una spiritualità nuova che affonda le radici nell'essenza umana che si trova in ciascuno di noi e non in una trascendenza campata in aria. Sarebbe importante che qualche istituto di ricerca facesse una approfondita indagine anche sui Millennials italiani. Forse potremmo trovarci di fronte a qualche eclatante sorpresa.

Il discepolo che Gesù amava (“L'invenzione del cristianesimo”) 36

Chi era questo personaggio e perché, pur rivestendo un ruolo di grande importanza, è stato reso anonimo? Senz'altro. ci troviamo di fronte all'ennesimo meccanismo di censura finalizzato a nascondere la vera identità di chi, avendo magari svolto un ruolo messianico di rilievo, avrebbe potuto risultare pericoloso se conosciuto con la sua vera identità. Ecco perché, non tanto forse l'evangelista stesso, quanto piuttosto coloro che manipolarono successivamente il testo, si preoccuparono di censurarne il nome.

Un altro personaggio oscuro, ma forse si tratta dello stesso, è quello che, in familiarità col sommo sacerdote, nella notte dell'arresto di Gesù, introduce Simon Pietro nel cortile della casa di Caifa. La tradizione identifica questo personaggio anonimo in Giovanni apostolo, ma si tratta di un'attribuzione assolutamente priva d'ogni attendibilità.
Giovanni, infatti, data la sua età di quasi adolescente al momento degli avvenimenti e la sua condizione di popolano incolto, non poteva essere conosciuto dal sinedrio e tanto meno introdotto nella cerchia altolocata del sommo sacerdote (i Vangeli non accennano mai ad una eventualità del genere).

Ed allora di chi si trattava? Forse la soluzione è già inclusa nello stesso Vangelo di Giovanni, ma bisogna saperla leggere tra le righe e facendo riferimento alle versioni più antiche del testo greco e latino, non alla traduzione attuale, ancora una volta fuorviante. Leggiamo infatti nella traduzione del Vangelo di Giovanni, attuata dalla Conferenza Episcopale Italiana (Edizioni Paoline, 1982), che le sorelle Maria e Marta mandano a dire a Gesù: "Signore, ecco, il tuo amico (Lazzaro) è malato" (Giovanni 11,1-3).

Ma vediamo che cosa recitano i testi antichi in versione e latina: "Domine, ecce quem amas infirmatur" che tradotti testualmente dicono: "Signore, ecco, colui che ami è malato". Vi pare la stessa cosa? "Colui che ami" lo si può tradurre come "il tuo amico"? Perché allora questa traduzione fuorviante? Semplice: si vuole impedire l'associazione tra Lazzaro e il discepolo amato da Gesù. Non si vuol far conoscere il nome dell'uomo verso cui egli nutre questo profondo affetto, l'unico in tutto il Nuovo Testamento designato con l'espressione "il discepolo che Gesù amava".

Ma ancora una volta: perché il quarto Vangelo censura quel nome? Perché i Sinottici hanno eliminato il miracolo della resurrezione di Lazzaro e ogni accenno alla sua famiglia, quando Giovanni ci dice senza ambiguità: "Gesù amava (egapa) molto Marta, sua sorella e Lazzaro (Giovanni 11,5), e a proposito della morte di Lazzaro scrive: "Dissero allora i Giudei [a proposito di Lazzaro]: "Vedi come (Gesù) lo amava!" (Giovanni 11,36).

Ancor più significativo è l'episodio della cena dell'unzione avvenuta a Betania, in casa di Lazzaro, pochi giorni prima della passione. In quell'occasione Maria di Magdala, sorella di Lazzaro, ruppe un costosissimo vaso di alabastro pieno d'essenza di nardo, per eseguire l'unzione di Gesù come Messia e nuovo re d'Israele, suscitando con quel gesto la disapprovazione di Giuda Iscariota e di altri apostoli. Ebbene, solo Giovanni dichiara i nomi dei protagonisti dell'episodio mentre Marco e Matteo attribuiscono l'unzione ad una generica "donna".

martedì 23 febbraio 2010

Il laicismo come stile di pensiero e di vita

Il laicismo è uno stile di pensiero e di vita del cittadino profondamente democratico che non vuole imporre niente agli altri ma,al contrario, vuole consentire a tutti la massima libertà nel rispetto della legge. Tutto quanto non lede i diritti altrui e non viola il diritto comune è permesso per il laico.

Uno Stato veramente laico non imporrà mai niente ai cattolici che contravvenga alla loro fede. Nessun cattolico è obbligato a divorziare, a non sposarsi in chiesa, a prendere i contraccettivi e così via. Può in privato ottemperare al cento per cento a tutti gli obblighi della sua fede. Ma, viceversa, in uno Stato veramente laico, il cattolico non può, anche se è in maggioranza, imporre i suoi dettami etico-religiosi a chi non li sente come suoi e aspira ad una vita più libera e diversa.

Il cattolico, se lo vuole, può, allo stadio terminale della sua vita, chiedere l'alimentazione forzata, la respirazione artificiale e la somministrazione di farmaci anche se inutili, ma non può impedire al laico che non condivide i suoi principi religiosi, di rifiutare ogni accanimento terapeutico, compresa la nutrizione e l'idratazione forzata e consentire che che la natura faccia il suo corso solo somministrando sedativi per alleviare in parte le sofferenze.

Il laicista viene accusato dal papa attuale, spregiativamente, di relativismo perché è neutrale verso le idee religiose (inclusa la propria, che considera soggettiva) considerandole tutte indimostrate. Ma verso le idee scientifiche egli è tutt'altro che relativista perché le considera oggettive e universali. Il laicismo,quindi, neutrale rispetto ai culti religiosi, non lo è affatto nelle conoscenze in senso lato.

Mentre la Chiesa ha sempre identificato la conoscenza con la cultura religiosa, snobbando o contrastando ogni altra forma di cultura, il laicismo, a partire dal Rinascimento, sopportando duri scontri contro la Chiesa, ha rilanciato la cultura scientifica e ha diffuso lo studio della filosofia, delle scienze naturali, delle tecniche, delle matematiche e delle arti, sempre contrastato dall'oscurantismo religioso che prolifica nell'ignoranza.

Il laicismo ha imposto la scuola non è solo gratuita, ma anche obbligatoria, perché le forme di conoscenza indicate dai programmi sono considerate il fondamento del progresso culturale, economico e sociale della nazione. Esso non si caratterizza dunque come pensiero debole che lascia la società priva di un indirizzo morale e cognitivo come falsamente predica Ratzinger, ma come pensiero forte che si sostituisce a pensieri totalitari o presunti rivelati.

Il laicismo considera la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino come caposaldo della morale e il pensiero scientifico-filosofico come forma di conoscenza universale.

Un discepolo misterioso (“L'invenzione del cristianesimo”) 35

Nei Vangeli Sinottici, Lazzaro, personaggio importantissimo per il Vangelo giovanneo, è totalmente assente e le sue sorelle, Maria di Magdala e Marta, sono avvolte in una specie di anonimato che le rende prive di una identità precisa. L'evangelista Giovanni, invece, caratterizza molto bene questi personaggi specie in due episodi: la resurrezione di Lazzaro e la cena dell'unzione. Ci dobbiamo chiedere perché i Sinottici hanno cancellato Lazzaro e dato alle sue sorelle un profilo così basso.

Nel Vangelo di Giovanni c'è un personaggio anonimo e misterioso caratterizzato dall'espressione "il discepolo che Gesù amava". Lo troviamo in più occasioni.
1.Nell'ultima cena si reclina sul petto di Gesù per chiedergli il nome del traditore: "Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù… Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è [il traditore]?" (Giovanni 13,21-25).

2.Sotto la croce gli affida la madre Maria. "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa" (Giovanni 19,25-27).

3.Maria di Magdala si reca da lui quando scopre che Gesù non è più nel sepolcro. "Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!" (Giovanni 20,1-2).

lunedì 22 febbraio 2010

Il grido di “dolore” di Benedetto XVI

In questi giorni la stampa italiana ha dato ampio risalto al " dolore" del papa per gli abusi pedofili commessi dai preti in Irlanda e nel mondo. Nessun giornalista ha però ricordato che quegli abusi furono nascosti fino a poco tempo fa alle autorità giudiziarie e all'opinione pubblica per ordine del Vaticano, impartito dallo stesso Benedetto XVI quando era cardinale. Adesso, finalmente, i vescovi sono autorizzati dal papa a collaborare con le autorità civili e non più a nascondere o imboscare i colpevoli. Vedremo se è vero.

Intanto il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo (Brasile) e Prefetto della Congregazione per il clero, che tempo fa aveva dichiarato: "si deve sempre ricordare che solo una minima parte del clero è coinvolta in situazioni gravi, neppure l’uno per cento ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale", in un suo recentissimo intervento sull'Osservatore Romano ha specificato, con magnanima concessione, che per quanto riguarda i crimini pedofili del clero "bisogna andare fino in fondo anche facendo ricorso alla giustizia ordinaria".

All'insigne porporato, forse non troppo esperto in matematica, va ricordato che i crimini sessuali commessi dal clero emersi nelle varie parti del mondo cattolico (Stati Uniti, Canada, America Latina, Irlanda, Australia e recentemente Germania) - senza contare quelli, forse altrettanto numerosi, non emersi per vergogna, intimidazioni e ricatti - assommano a decine di migliaia e non possono essere spacciati per casi isolati e situazioni limitate

Per quanto riguarda l'affermazione "bisogna andare fino in fondo anche facendo ricorso alla giustizia ordinaria" faccio rilevare che quell'"anche" è di troppo (come ha osservato, molto acutamente, Tiziana Ficacci, www.nogod.it) perché fa presumere che ci sia un'alternativa. Non c'è, perché pedofili vanno denunciati e perseguiti dalla giustizia dello Stato cui appartengono. Il cardinale nel suo intervento sull'Osservatore fa poi un'altra affermazione decisamente paradossale, e cioè che prima di procedere contro i membri della Chiesa bisogna "accertare oggettivamente le responsabilità di tanto male".

Il cardinale non deve avere le idee molto chiare su come funziona la giustizia in Italia e nel mondo: prima viene la denuncia, poi l'accertamento delle responsabilità e infine il rinvio a giudizio e il processo. Le indagini le fanno i carabinieri e la polizia, non i vescovi o i cardinali.

Sono i giudici che decidono se le indagini condotte dalle forze dell'ordine giustificano un rinvio a giudizio oppure no, e non si deve (come avviene quasi sempre in Italia) criminalizzare i giornali che riportano le notizie riguardanti i religiosi pedofili e i giudici che li arrestano.

I miracoli du Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 34

All’interno del clima superstizioso della sua epoca possiamo ammettere alcuni dei cosiddetti miracoli di Gesù, riconducendoli a influenze di natura psicologica per la guarigione di malattie psicogene, neurasteniche, isteriche e schizofreniche. Ma è indubbio che i racconti evangelici hanno ampliato a dismisura questi interventi psicologici di Gesù, forse ad imitazione dei gesti leggendari del profeta Eliseo.

Un esempio per tutti è il racconto di Matteo: "Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano" (Matteo 15,30-31).

Tutto ciò è chiaramente fuori d'ogni realtà e ci troviamo di fronte a delle chiare invenzioni mitologiche, anche se possiamo ammettere che Gesù, fin dall'inizio della sua vita pubblica, oltre alla predicazione, si dedicasse alle pratiche di esorcismo e di guarigione, facoltà da lui apprese dagli esseni che erano considerati dei terapeuti.

Il clima di esaltazione e di fanatismo dell'epoca favoriva il proliferare di forme estreme d'isterismo, spesso di origine religiosa. Gli indemoniati e i posseduti erano molto diffusi, specie tra la gente più misera. Si trattava in realtà di individui psichicamente disturbati che accusavano turbe psicosomatiche di vario genere: dal rattrappismo degli arti, alla cecità, al mutismo, al delirio di autopunizione e così via. Secondo la mentalità dell'epoca, ogni malattia era frutto del peccato e di conseguenza la guarigione era prima morale e poi fisica.

Gesù, che frequentando i terapeuti esseni aveva probabilmente sviluppato una sensibilità così acuta da entrare facilmente in sintonia con questi disturbati convinti di essere posseduti dal demonio, con estrema semplicità e senza complicati rituali, li convinceva del perdono dei loro peccati e così li liberava dalle loro ossessioni, dai loro mali oscuri. Ma per farlo, per indurre in essi la scossa psicosomatica, aveva bisogno di una fede cieca da parte loro nei suoi poteri taumaturgici e dell'appoggio psicologico dei presenti. In caso contrario, falliva. Ce lo conferma Matteo quando ci spiega che Gesù a Nazareth "...non fece miracoli a causa della loro incredulità" (Matteo 13,58).

Gli evangelisti attribuirono la capacità di compiere miracoli non solo a Gesù ma anche ai suoi rivali (Matteo 12, 27; Marco 9, 38; Atti 8, 9ss) tanto la credulità superstiziosa era diffusa a tutti i livelli in quel momento storico. Ai nostri giorni questa superstizione infantile perdura soltanto nella Chiesa Cattolica, l'unica ancora a riconoscere i miracoli di origine divina e non psicosomatica.

Ma i miracoli autentici non sono mai esistiti. La scienza, quella seria, li esclude categoricamente. Quando mai a qualcuno è cresciuto un arto o un bambino affetto dalla sindrome di Down è diventato normale? Questi sì che sarebbero veri miracoli! E per dio guarire uno storpio o un giovane mongoloide sarebbe la stessa cosa. È o non è onnipotente? Miracoli del genere non sono mai accaduti perché avverrebbero contro le leggi della natura. Anatole France, visitando il santuario di Lourdes, esclamò sarcastico che vedeva tra gli ex-voto tante stampelle ma neanche una gamba di legno. Quindi solo pseudomiracoli.

Comunque, tutti i miracoli attribuiti a Gesù erano già accaduti in età precristiana e presso ogni altra antica religione, come nel Brahmanesimo e nel Buddismo.
In tutte le religioni, infatti, la massa vuole prodigi, magie, non autentica spiritualità.

domenica 21 febbraio 2010

“Dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Gerarchia” (Ignazio di Loyola) (E’ la morale cattolica: i valori spirituali, i princìpi etici non risiedono nella propria coscienza ma nel volere della Chiesa.)

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 6^ Puntata

Nel villaggio le due notizie: quella della cattura di Simone lo zelota nei pressi della casa dei Cleofe, senza che i romani facessero rappresaglia nei loro confronti, e dell'imminente nozze tra la figlia di Cleofe e Isacco il falegname, si diffusero quasi contemporaneamente e suscitarono in tutti sentimenti di gioia, perché entrambe le famiglie erano molto stimate e benvolute.

Si era concordato di celebrare le nozze entro una ventina di giorni, il tempo minimo per Isacco per ultimare e consegnare tutti i suoi lavori in corso. Si sarebbero celebrate nella casa dello sposo, che era situata dietro la bottega e che comprendeva anche un ampio cortile. Subito dopo le nozze, i due sposi sarebbero partiti per Efrem.

Il tempo passò in fretta e il giorno delle nozze arrivò così improvviso per Giuditta, che ancora non si sentiva pronta al gran passo. Non erano tanto le nozze in se stesse che la disturbavano; si rendeva sempre più conto che per lei erano l'unica ancora di salvezza; che l'amareggiava era l'idea di separarsi così bruscamente dalla sua famiglia e di allontanarsi, sia pure per breve tempo, dal suo ambiente.

Ma di fronte alla gioia della madre e all'esultanza del padre per come si erano messe le cose, anch'essa si sforzava di stare al gioco e di mostrarsi felice. Si faceva in quattro per consolare la sorellina, che non si rassegnava all'idea di perderla e la copriva di baci e di carezze.

Finalmente giunse la sera delle nozze. Nel cortile della casa di Isacco furono apparecchiate tre lunghe tavole, ciascuna agghindata con due candelabri e alcune ciotole di fiori profumati. Quella centrale era riservata agli sposi, al rabbino e ai parenti. Le altre due, di lato, ai convitati: una per le donne e l'altra per gli uomini.

I bambini potevano stare con chi volevano. Nello spazio che si apriva tra le tavole erano collocati quattro tripodi con giare d'acqua e di vino. Dovunque: sulle porte, sulle finestre e sui muri, pendevano ghirlande di fiori.
Quando gli ospiti si furono accomodati e cominciarono a risuonare canti e risa, vennero accese le candele dei candelabri e le torce appese ai muri e subito si diede inizio al banchetto.

Le ciotole si riempirono di pietanze gustose: pernici farcite, quaglie arrostite, petti d'anatra in salsa, agnello allo spiedo, il tutto accompagnato da insalate di cicoria e pane al miele. Alla fine giunsero dei datteri ripieni e pasticcerie diverse. Le coppe erano continuamente riempite di vino di Galilea puro o mescolato con acqua.

La festa si fece sempre più rumorosa e allegra col passare delle ore; le giare di vino si svuotavano rapidamente ed erano prontamente sostituite da altre. Alla fine del banchetto, a notte già inoltrata, il rabbino invitò Isacco e Giuditta ad avvicinarsi a lui e, nel silenzio generale, diede inizio alla celebrazione delle nozze. Giuditta, col volto leggermente purpureo per l'emozione, teneva lo sguardo rivolto a terra e pareva non accorgersi degli applausi e delle lodi degli astanti. Il suo atteggiamento riservato e pudico contrastava con quello di Isacco gioiosamente esultante.

Mentre un gruppo di giovani cantava l'inno delle nozze, secondo l'usanza fu gettata a terra una melagrana che si ruppe in più pezzi e furono versati acque lustrali e profumi. Poi, mentre gli sposi si stringevano la mano, il rabbino celebrò le nozze, recitando le formule di rito. Isacco e Giuditta furono dichiarati marito e moglie, tra la commozione generale e gli applausi dei presenti.

A cerimonia finita, tutti si avviarono verso casa. Isacco e Giuditta si intrattennero ancora un po' coi loro familiari e così Giuditta ebbe modo di abbracciare e riabbracciare, per la centesima volta, la sorellina sconsolata. Quindi si accomiatarono e si ritirarono.

Isacco, con molto tatto, fece comprendere a Giuditta che il loro rapporto coniugale avrebbe avuto inizio soltanto quando si fosse instaurata tra di loro quell'intimità che lo avesse reso spontaneo e desiderabile e, dopo averla affettuosamente baciata, la condusse nella stanza a lei riservata e si ritirò discretamente nella sua.
Giuditta rimase molto favorevolmente colpita dalla delicatezza e dalla riservatezza di Isacco; ne fu anzi molto grata e, in cuor suo, cominciò a stimarlo e ad amarlo.

Due giorno dopo, sul far dell'alba, Isacco e Giuditta partirono per Efrem. Per agevolare il lungo viaggio, reso faticoso dall'estate calda e afosa, avevano due asine che potevano di tanto in tanto cavalcare. A causa della frequente presenza di briganti, preferirono viaggiare lungo strade più lunghe ma più sicure e cercarono di unirsi a piccole carovane di mercanti. Di notte pernottavano in locande dove potevano non solo mangiare e dormire ma anche rifocillare le asine e rinfrescarsi con abbondanti abluzioni.

sabato 20 febbraio 2010

Scegliamo il matrimonio laico

Il matrimonio civile sta diffondendosi rapidamente in Italia. Nel 1936 i matrimoni civili nella nostra penisola erano solo l’1,4 per cento del totale. Attualmente siamo vicini al 40% con punte massime del 60% in Friuli-Venezia Giulia e in Trentino-Alto Adige.

Il sud è ancora molto arretrato sotto questo aspetto e fatica ad arrivare in certe regioni al 15%. Se però mettiamo insieme gli sposati civilmente coi divorziati e i conviventi (coppie “non autorizzate” dalla Chiesa cattolica e sempre più diffuse anche al sud), i matrimoni religiosi sono ormai in minoranza nel nostro Paese.

Il matrimonio è, peraltro, un istituto in decadenza in tutta Europa. Le persone adulte che non si sono mai sposate sono quasi il 30% in Italia e ancor di più all'estero. Molti (più di quanto si pensi) accettando di sposarsi con rito religioso anche se non sono credenti.

Lo fanno non solo per accontentare parenti, amici e colleghi, quindi per non “turbare” la propria cerchia di conoscenze, ma anche perché la cerimonia religiosa è più sontuosa e coreografica. La vedono, specie nel sud, come uno status simbol, anche se diventa spesso così costosa da richiedere l'impiego di anni per pagarne le spese.

Purtroppo molti Comuni per ristrettezze o, più furbescamente, perché condizionati dalla Chiesa, non mettono a disposizione sale ed edifici di particolare bellezza per i matrimoni civili per cui questi vengono celebrati in tono decisamente minore. Ma in compenso sono molto meno dispendiosi e più facili sotto l'aspetto burocratico.

Inoltre la legge attuale consente agli sposi laici di scegliere come celebrante un parente od un amico e quindi di creare una cerimonia familiare. Da qualche anno sta entrando in Italia l'uso del matrimonio laico-umanista, un istituto nordeuropeo, molto diffuso nei paesi non cattolici (Regno Unito, Olanda, Paesi scandinavi), che prevede, dopo la firma in Municipio, la partecipazione di un “officiante laico” che legge un testo preparato da lui o dalla coppia stessa per rendere la cerimonia molto più umana e partecipativa.

Dato l'ormai assoluto appecoramento dei nostri politici alla teocrazia clericale, è sempre più importante che i non credenti, in costante aumento, si rendano conto che il matrimonio religioso, come il battezzo dei figli, è un comportamento debole e ipocrita che rafforza la Chiesa consentendole di diventare sempre più invadente nelle istituzioni dello Stato e sempre più oppressiva nella vita privata dei cittadini. Il non credente, quindi, deve scegliere per coerenza soltanto il matrimonio civile.

Il soprannaturale e il meraviglioso al tempo di Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 33

Ai tempi di Gesù, non solo in Palestina, ma in tutto l'impero romano, i miracoli erano all'ordine del giorno. Il mondo antico era dominato dalla superstizione e da fedi apocalittiche per cui il soprannaturale e il meraviglioso erano la norma, non l'eccezione. Ovunque vagabondavano visionari, guaritori, taumaturghi, ispirati da Dio, ai quali venivano attribuiti miracoli di ogni genere, anche la resurrezione dei morti.

Fiorivano i culti iniziatici più disparati, improntati alla magia e alla mantica che spesso mescolavano atteggiamenti penitenziali e orgiastici e prevedevano la venuta di una qualche divinità celeste. Petronio Arbitro riassume in una battuta sarcastica lo spirito della sua epoca affermando che le presenze divine pullulavano così numerose al suo tempo che era più facile, per la strada, incontrare un dio che un uomo.

Tutti facevano miracoli, anche gli Imperatori. Vespasiano, come ci tramandano Tacito, Svetonio e Dione Cassio, guarì paralitici e ciechi, esattamente come fece Gesù spalmando sulle ciglia un miscuglio di saliva e di polvere.

Contemporaneo di Gesù visse il filosofo neopitagorico Apollonio di Tiana che, accompagnato da numerosi discepoli, percorse l’Asia Minore, la Siria, la Grecia fino a Roma, operando prodigi e miracoli come un inviato divino, e dopo la morte, secondo la leggenda, resuscitò e salì al cielo. Una controfigura di Gesù.

Erano rari gli uomini totalmente estranei all’atmosfera di psicosi religiosa di massa, come Luciano di Samosata (il Voltaire del suo secolo che smontava i prodigi ricostruendo i trucchi adoperati per renderli verosimili), i cinici Enomao di Gadara e Diogene Laerzio, che schernivano spietatamente l'esercito dei bigotti e degli stupidi.

Invece, Cicerone e Strabone, che non credevano nei miracoli, ritenevano che fosse necessario condurre al timore di dio le donne e il popolino mediante favole e storie miracolose. Cioè attribuivano, saggiamente, alla religione una funzione politica.

venerdì 19 febbraio 2010

Per Richard Dawkins l’evoluzione è una realtà scientifica ampiamente comprovata

Il biologo evoluzionista Richard Dawkins torna nelle librerie con Il più grande spettacolo della terra (Mondadori, 2010) in cui ribadisce, con fermezza, che l’evoluzione non è solo un’affascinante teoria, ma una realtà scientifica ampiamente comprovata.

Le teorie di Darwin, confermate da milioni di reperti fossili, geologici e paleontologici, nonché da tutte le ricerche biologiche, sono oggi osteggiate con ostinata stupidità dai movimenti creazionisti di tutte le religioni che non vogliono rassegnarsi ad accettare che il mito del divino vasaio intento al tornio a modellare l'omino di creta sia un favola infantile nata nelle menti ottenebrate del cavernicolo e introdotta pari pari nella Bibbia.

Di fronte alla miriadi di prove che confermano il darwinismo i creazionisti più irriducibili, detti fondamentalisti cristiani non si danno per vinti e insistono a proporre in alternativa una nuova teoria pseudoscientifica per conciliare creazionismo ed evoluzionismo. Va sotto il nome di Intelligent Design (Progetto intelligente) conosciuto come ID. Vogliono che in ogni scuola il Progetto Intelligente venga insegnato in parallelo alla Selezione Naturale.

Negli Usa, dove l'ID trova i massimi sostenitori, si tentò di introdurlo nelle scuole come teoria scientifica ma fu bloccato dalla magistratura che, in base al primo emendamento della Costituzione Americana, lo dichiarò non scienza e lo relegò a teoria religiosa.

In Italia, col Vaticano in casa e il Governo sempre prono ai dettami del papa, il problema non si pone nemmeno perché la teoria evolutiva non viene trattata nella scuola dell'obbligo. Infatti nel 2004 (DL 19 febbraio n.59). l'allora ministra della Pubblica Istruzione, Moratti, fece togliere ogni riferimento a Darwin e all'evoluzione nei programmi scolastici del primo ciclo, facendoli scivolare nel pieno Medio Evo. Si doveva tornare al racconto del mitico vasaio, accennato sopra, in base al dogma del primato della fede sulla ragione, sostenuto dalla Chiesa.

La teoria dell'ID nega recisamente che il caso possa aver generato la complessità degli organismi viventi, ma sottace sul fatto che le variazioni casuali sono avvenute sulla nostra Terra per più di tremila milioni di anni, determinando milioni di piccoli adattamenti che hanno dato vita, gradatamente, agli organismi più complessi.

L'ID viene perciò recisamente negato da tutti gli scienziati degni di portare questo nome. Ma non per il papa secondo il quale vige imperativo il dogma del primato della fede sulla ragione. "Ogni teoria che neghi alla divina provvidenza qualsiasi reale ruolo causale nello sviluppo della vita nell'universo non è scienza ma ideologia" (Ratzinger, alla Commissione teologica internazionale, 2004).

Quindi l'evoluzionismo, suffragato da milioni di reperti fossili e paleontologici, per Benedetto XVI è ideologia, mentre la favoletta del mitico vasaio, è scienza.

La prova delle profezie (“L'invenzione del cristianesimo”) 32

Nei Vangeli molti degli avvenimenti accaduti a Gesù furono inventati per adeguarli alle profezie veterotestamentarie che i Profeti e i Salmi avevano preconizzato sul futuro Messia. Il linguaggio degli evangelisti a questo proposito è di una ingenuità addirittura infantile: Gesù ha fatto questo perché il tal profeta l'aveva predetto, ha fatto quell'altro affinché la Scrittura fosse adempiuta e così discorrendo. Naturalmente, molte di queste profezie sono citate a sproposito e altre sono stiracchiate per renderle compatibili con gli avvenimenti più inverosimili.

Nell’antichità, gli adempimenti profetici costituirono «la prova più salda» della divinità di Gesù (Origene, Contra Celsum 2,28) e, secondo Giustino martire, furono innumerevoli i pagani che proprio per questo vennero guadagnati alla fede cristiana.

In effetti, nel Nuovo Testamento troviamo circa 250 citazioni del Vecchio Testamento e più di 900 allusioni ad esso, intese come adempimenti profetici, come ci attesta Origene (op.cit. 4,2). In particolare la Passione di Cristo venne favolisticamente composta sulla base della Bibbia ebraica.

Tanto per fare alcuni esempi: lo scandalo dei discepoli sulla via del Getsemani (Marco 14,26 sgg.) è dedotto da Zaccaria (13,17); le parole di Gesù davanti al Gran Consiglio (Matteo 26,64) trovano riscontro in Daniele (7,13) e nel Salmo (110,1); le offese ricevute da Gesù dai soldati romani sono dedotte da Geremia (50,6); la crocifissione tra due ladroni, da Geremia (53,12).

Anche i particolari più insignificanti furono dedotti dall'Antico Testamento. Esempio: Gesù viene dissetato con l’aceto, secondo il Salmo 69, 22: «E mi diedero fiele da mangiare, e quando ero assetato mi dissetarono con l’aceto».
Perfino l'eclissi di sole, inventata da Luca al momento della morte di Gesù, trova riscontro in Amos 8,9 e in Geremia 15,9. Significative anche le profezie sulla natività di Gesù: la nascita da una Vergine (Matteo 1,22 sg.) fu dedotta da Geremia (7,14); Betlemme come luogo di nascita (Matteo 2,1 sgg.) da Michea (5,1 sgg.); la strage degli innocenti (Matteo 2,16 sgg.) da Geremia (31,15), e la fuga in Egitto (Matteo 2,13 sgg.) da Osea (11,1).

Insomma non c'è un episodio della vita di Gesù, anche minore, che non sia stato costruito sulle profezie veterotestamentarie. Citate, però, se facevano comodo. Se invece sconfessavano la crocifissione, come nel versetto attribuito a Mosè:«Perché chi pende dal legno, costui è maledetto da Dio» (Deuteronomio 21,23), rigorosamente ignorate. A contrastare questa psicosi maniacale per le profezie veterotestamentarie furono i Marcioniti (Tertulliano, Advesus Marcionem) e molti eretici (Origene, Commentari alle omelie, 17).

L'evangelista più facondo nella produzione di profezie è Matteo per il quale gli adempimenti si susseguono l'uno all'altro. Mentre Marco, ad esempio, narra di Gesù tradito per danaro da Giuda (Marco 14,10), Matteo, spigolando da Zaccaria, quantifica la somma in trenta pezzi d'argento e li fa gettare dal traditore pentito nel Tempio (Zaccaria 11,12-13), contraddicendo gli Atti per i quali Giuda non si pentì affatto.

Una menzione a parte meritano le profezie poste in bocca a Gesù sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme. Esse furono aggiunte ai Vangeli quando si erano già da lungo tempo verificate nella guerra giudaica del 70, come acutamente nel II secolo dichiarò Celso, mettendo in rilievo che tutto veniva profetizzato in quanto già accaduto, e non che tutto accadeva in quanto già profetizzato. Si tratta quindi di profezie intese come vaticinia ex eventu, e secondo la ricerca critica sono, senza eccezione, tarde creazioni della comunità cristiana.

giovedì 18 febbraio 2010

Altro caso di eutanasìa in Gran Bretagna. 18.02.10

Mentre in Italia aumentano le pressioni del Vaticano sul nostro parlamento, bipartisanamente appecorato, perché approvi la Legge sul testamento biologico voluta dalla Chiesa, come “Tortura Obbligatoria di Fine Vita” (Nogod) , nella più civile e libera Albione la magistratura dà un'ulteriore prova di voler rispettare la volontà di una donna, che aveva decisa di morire senza farsi torturare, e di non perseguire chi le ha permesso di farlo.

Jane Aiken Hodge, scrittrice di fama mondiale con oltre 40 bestseller, a 91 anni affetta da malattia terminale e dolorosa, aveva redatto un testamento biologico con chiare istruzioni di non essere sottoposta a manovre di rianimazione nel caso in cui avesse ingerito una overdose di sonniferi. Le sue due figlie, dopo che la madre aveva ingerito l'overdose, sono rimaste sedute accanto alla madre per quattro giorni, dandole conforto ma senza intervenire per impedirne la morte. Per aver eseguito la volontà materna non sono state perseguite penalmente con l'accusa di assistenza al suicidio.

Il legale della Procura, incaricato di svolgere un'indagine sul caso, dopo aver verificato la validità del testamento biologico, ha ammesso che l'esplicita volontà della donna avrebbe impedito a qualsiasi ospedale di agire per impedirle di morire. “Un ospedale non avrebbe potuto offrire trattamenti ulteriori rispetto a quelli ricevuti in casa sua”.

La magistratura britannica sta quindi attuando la prassi che le persone mosse da pietà e che seguono la volontà del malato non saranno perseguite penalmente. Una conquista sociale immensa. La signora Hodge, in occasione della morte di sua sorella, avvenuta qualche anno fa, aveva scritto un forte editoriale su un quotidiano inglese lamentando la continua resistenza alla legalizzazione del suicidio assistito: “Tutte queste maldicenze” aveva affermato, “ sui presunti pericoli del testamento biologico fanno sì che sia ancora più difficile morire senza soffrire. E’ deprimente”.

Riusciremo mai in Italia a scrollarci di dosso i fraudolenti e demenziali divieti divini, imposti dall'oscurantismo cattolico, e poter disporre liberamente della nostra salute, del nostro corpo e della nostra vita come meglio ci aggrada? O saremo costretti, al limite della disperazione, a cercare la morte in Belgio o in qualche altro Stato meno oppressivo del nostro Paese?

Gesù mai si proclamò figlio di Dio (“L'invenzione del cristianesimo”) 31 18.02.10

C'è un'ultima considerazione da fare, a proposito della dottrina di Gesù, che ritengo della massima importanza, ed è quella che bisogna sfatare nel modo più assoluto che Gesù, durante la sua attività pubblica, si sia proclamata Figlio di Dio, non tanto in forma simbolica come tutti noi che ci riteniamo figli spirituali di Dio, quanto come partecipe diretto di una divinità consustanziale al Padre celeste, come vuol farci credere la teologia paolina.

Una tale pretesa sarebbe suonata empia e blasfema all'intera comunità ebraica, perché violava il principio più sacro dell'ebraismo: il monoteismo, e avrebbe scatenato, per chi l'avesse proclamata, la lapidazione immediata a furor di popolo, ancor prima della condanna del sinedrio. E i romani di questa lapidazione se ne sarebbero infischiati altamente, in quanto rientrava nei diritti religiosi riconosciuti ad Israele.

Quindi la condanna a morte di Gesù per blasfemia, decretata da Pilato, suona doppiamente falsa: in primo luogo perché questo reato veniva punito direttamente con la lapidazione (vedi quella di Stefano, il cosiddetto protomartire cristiano); in secondo luogo, perché i romani, oppressivi e spietati in campo politico, evitavano qualsiasi ingerenza religiosa nei confronti dei popoli sottomessi.

Il Gesù sinottico era, per il suo tempo, un rivoluzionario che contestava la gerarchia templare, i teologi formalisti, il ritualismo vuoto e ipocrita, la pedante osservanza della Legge, i vacui esercizi dei bigotti: tutti abluzioni e digiuno. Secondo la nostra ottica era antilegalistico, anticultuale e anticlericale. Ma, al suo tempo, tutto ciò era estraneo alla blasfemia. Tutti i profeti, prima di lui, si erano comportati allo stesso modo.

mercoledì 17 febbraio 2010

Oggi, 17 febbraio, anniversario del martirio di Giordano Bruno.

Il 17 febbraio del 1600, a Roma, nella Piazza del Campo de' Fiori, il frate domenicano Giordano Bruno, filosofo, scienziato e scrittore, salì sul rogo, con la lingua “in giova”, cioè serrata da una morsa perché non potesse parlare, per essere arso vivo alla presenza del cardinale Bellarmino, capo del tribunale dell'Inquisizione, che lo aveva condannato a morte per eresia.

Uno dei tanti infami delitti contro la libertà di pensiero di cui si è macchiata la Chiesa e dei quali mai ha sentito il dovere di fare ammenda. L'insigne filosofo, stimato in tutta Europa per aver difeso e divulgato la teoria di Copernico, aver ribadito l'infinità dell'universo, la molteplicità dei mondi, il moto della Terra attorno al sole, la non generazione delle sostanze, e aver affermato, con eroico furore, che la conoscenza della natura è lo scopo della scienza e della nostra vita stessa, nonostante sottoposto a tortura aveva rifiutato di abiurare alle sue idee e, costretto ad ascoltare inginocchiato la sentenza di condanna a morte per rogo, aveva avuto l'ardire di ribattere ai giudici: «Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla».

Il 9 giugno 1889, domenica di Pentecoste, in Piazza Campo de’ Fiori la Roma laica del tempo innalzò un monumento all'eroico frate per ricordarne il martirio. Il fatto determinò una forte protesta da parte di papa Leone XIII che lo ritenne un oltraggio fatto alla Chiesa, il simbolo di “una lotta ad oltranza contro la religione cattolica”.

Egli propose, infatti, che la piazza Campo de’ Fiori fosse rinominata “Campo Maledetto”. La Chiesa considerò sempre questo monumento una sacrilega offesa al cattolicesimo, e nel 1929, alla firma dei Patti Lateranensi, tentò di obbligare il governo italiano a rimuoverlo, ma Mussolini, che nonostante l'accordo col Vaticano continuava a mantenersi totalmente ateo, respinse con decisione questa squallida provocazione.

La dottrina di Gesù di derivazione biblica, essena e pagana (“L'invenzione del cristianesimo”) 30

Tornando alla dottrina di Gesù, è stato dimostrato, con una relativa facilità, che gli insegnamenti morali in essa contenuti non sono affatto originali perché derivavano dai Salmi, dai Profeti e dagli Esseni, ai quali forse apparteneva, ed erano patrimonio comune di molti filosofi pagani, soprattutto degli Stoici e dei Cinici.

Infatti a Gadara, dove predicò più volte Gesù, esisteva una scuola filosofica cinica fin dal III secolo a.C. Questa scuola, che certamente Gesù ebbe modo di conoscere e dalla quale forse attinse alcuni ammaestramenti, predicava il monoteismo (cioè la condanna del culto degli dèi), il disprezzo per gli onori, il lusso e la ricchezza; l'amore per i deboli, gli umili e gli oppressi.

I suoi predicatori vaganti, percorrevano le contrade e i villaggi, rivolgendosi preferibilmente ai poveri, agli schiavi, agli emarginati anche di pessimi costumi. Insomma, come Gesù, che accettava tra i suoi seguaci pubblicani e prostitute.
Seguendo la dottrina essena, che esaltava la povertà come libera scelta di vita, Gesù con molta durezza denunciò nei suoi discorsi il perenne contrasto tra Dio e Mammona (il denaro).

L'ostilità verso i ricchi e la classe abbiente, è presente in molto passi evangelici: “Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame” (Luca 24, 25). "... è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio" (Matteo 19,22). In sintesi, i ricchi non vengono condannati per i loro peccati ma semplicemente per la loro ricchezza.

Al riguardo sono importanti le istruzioni che Gesù dà al giovane che gli chiede che cosa deve fare per essere salvato: "… vendi tutto quello che hai e distribuiscilo ai poveri" (Luca 18, 22), (Matteo 19, 21) che ricalcano il comportamento degli esseni che prima di entrare nella setta dovevano vendere i loro beni e donare il ricavato ai poveri.

martedì 16 febbraio 2010

Le unioni gay sempre più nel mirino della Chiesa

In questi giorni il cardinale Caffarra di Bologna e l'arcivescovo Poletto di Torino hanno sferrato l'ennesimo, durissimo attacco al matrimonio tra gay affermando: “Chi riconosce le unioni gay non può essere un cattolico”, e ribadendo «l’obbligo dello Stato di non equiparare» i due tipi di matrimonio in quanto sarebbe «pubblicamente e gravemente immorale» un eventuale voto in Parlamento sulla loro equiparazione”.

Chiarissimo monito ai nostri politici di imporre, coercitivamente, la morale cattolica come legge di Stato a tutti i cittadini anche a quella parte di loro (e sono ormai la maggioranza) che non la vogliono per niente. Per condannare le unioni dei gay i due prelati ripetono la solita tiritera (ormai un disco rotto): «l’unione omosessuale è privata in se stessa della capacità di generare nuove vite».

Secondo questo assurdo, millantato precetto voluto da dio, il matrimonio e la sessualità hanno il solo, unico vero scopo la procreazione. Ma dio non esiste. Nessuna prova dimostra la sua esistenza. Quindi questo precetto è fasullo, inventato da menti ottenebrate. L'uomo non è stato creato da dio ma dalla natura, come dimostra l'evoluzionismo darwiniano, che è scienza, non favola mitica come la religione.

Quindi l'uomo deve seguire la sua natura, prettamente umana, che lo porta. alla convivenza affettiva, alla solidarietà, alla socialità, all'amicizia, al reciproco aiuto e assistenza e all'appagamento sessuale non solo per un fine procreativo ma anche, e soprattutto, per il soddisfacimento della sua affettività. Questi sono i veri aspetti umani e sociali del matrimonio non quelli fasulli imposti dalla Chiesa.

Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, attaccato dall'arcivescovo della sua città, Severino Poletto, per aver espresso la sua intenzione di partecipare alla celebrazione di un matrimonio, puramente simbolico, fra due donne che stanno insieme da otto anni, con una cerimonia che si terrà il 27 febbraio alla Rotonda del Valentino, ha così risposto all'insigne porporato : “...sono convinto della necessità che il Parlamento doti la nostra comunità di una legge per le unioni civili da affiancare al matrimonio: uno strumento che consenta alle persone omosessuali ma anche a tutti coloro che in un determinato momento della loro vita possano averne bisogno, di consolidare simbolicamente il loro affetto e al tempo stesso garantirsi reciprocamente da un punto di vista giuridico senza ricorrere a forme privatistiche”.

Parole profondamente umane e laiche che hanno suscitato il plauso di tutto il mondo gay e di molti esponenti della sinistra, ma anche gli attacchi della destra oscurantista, che nel privato se ne un baffo dei precetti della Chiesa, ma pubblicamente, per motivi elettorali, si prona totalmente al Vaticano.

L'obiezione fiscale (“L'invenzione del cristianesimo”) 29

Un'altra cosa da sfatare è che Gesù approvasse, sia pure indirettamente, il tributo a Cesare da parte degli ebrei, come ci viene raccontato dai Sinottici ("Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio") (Marco 12,13-17; Matteo 22,15-22; Luca 20,22-26).

Il tributo imposto ai giudei dai romani era inaccettabile e oltraggioso per qualsiasi ebreo rispettoso della Legge perché concedeva “ciò che è di Dio”, cioè le risorse della terra santa di Jahvè, ad un sovrano straniero e implicava il riconoscimento dell'autorità imperiale.

Quindi l'accettazione del tributo a Cesare che troviamo nei Sinottici viene smentito da due fatti: 1) che il Vangelo di Giovanni ignora totalmente l'episodio riferito dagli altri evangelisti; 2) che gli stessi Sinottici, contraddicendosi, accusano Gesù davanti a Pilato di obiezione fiscale: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re" (Luca 23,2).

L'obiezione fiscale fu una tematica costante di tutti i Messia che precedettero e seguirono Gesù, a cominciare da Giuda il Galileo, qualificato da Giuseppe Flavio “terribilissimo sofista” (cioè dotto). oltre che terribilissimo guerriero. La sentenza di Gesù, quindi, che imponeva il tributo da versare a Cesare, cioè a Roma, assolutamente obbrobriosa e blasfema per qualsiasi giudeo e meritevole di immediata lapidazione per chi l'avesse pronunciata, fu inserita nei Vangeli allo scopo di presentare Gesù connivente coi romani. Doveva far capire ai cristiani di Roma che Gesù non era stato giustiziato per sedizione contro l'Impero ma come vittima dell’odium theologicum dei capi ebrei e del popolino di Gerusalemme.

Tenendo quindi conto che Gesù era circondato da seguaci in gran parte affiliati alla setta degli zeloti, è assolutamente improponibile ammettere che gli inviti al perdono e a pagare i tributi agli oppressori romani siano usciti dalla sua bocca. Essi sono stati aggiunti dagli evangelisti nel corso della costruzione teologica della figura di Gesù, durata come minimo tre secoli, durante la loro opera di spoliticizzazione, indispensabile alla Chiesa nascente per superare i conflitti con le istituzioni imperiali, prima di Costantino, e creare la sua simbiosi col potere imperiale, dopo Costantino.

A riprova di ciò sono rimasti nei Vangeli certi proclami che alludono chiaramente alle istanze del messianismo zelota. Per citarne alcuni: "Ed egli (Gesù) aggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne comperi una" (Luca 22,36). "Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra; non sono venuto a portare la pace ma la spada" (Matteo 10,34).

domenica 14 febbraio 2010

"La religione è una superstizione infantile" Albert Einstein

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 5^ Puntata

A Gerusalemme un giovane forte e robusto, completamente nudo, saliva la collina del Golgota, portando sulle spalle una grossa trave, lunga circa quattro cubiti. Lo scortavano due legionari mentre un centurione e un veterano seguivano il corteo in disparte.

"Finalmente vedrò questo miserabile assassino penzolare dalla croce" disse il giovane centurione con aria cupa. "Ma per vendicare il nostro amico Massimo vorrei vederne almeno un centinaio appesi come lui".

"Se le informazioni, che mi sono arrivate all'orecchio da parte di certe spie sono vere" rispose il veterano, "fra poco ci sarà una rivolta, sempre sobillata dagli zeloti, e allora non basteranno cento di queste travi per appenderli tutti".
"Ancora una ribellione?" chiese, stupito, il centurione.

"Sai bene che per gli zeloti Roma è il nemico numero uno per cui nessun ebreo deve accettare come signore l'Imperatore romano, ma deve battersi fino all'ultimo sangue e con ogni mezzo per la liberazione d'Israele. Per raggiungere questo fine non tengono in minimo conto la loro morte né quella di parenti e di amici. Sono dei fanatici spietati"
.
"Dopo tutto, però, li priviamo della libertà".
"Che cavolo dici! Di che libertà vai parlando. Di odiarsi e scannarsi tra di loro, come hanno fatto per secoli. Giudei contro galilei, samaritani contro tutti. E perché? Perché pur avendo, come dicono, lo stesso Dio, gli uni lo adorano nel Tempio di Gerusalemme, gli altri sul Monte Garizim. E si considerano per questo tutti reciprocamente e assolutamente sacrileghi. Per non parlare della loro mania per i profeti, dei loro riti cavillosi, della loro avversione per tutto quanto non è ebreo. Se per sbaglio uno di loro ci tocca fisicamente, la Legge gli impone di andar subito a purificarsi come se avesse toccato un lebbroso".

"Però, la sai lunga su questa gente!"
"Permetterai! Son quasi dieci anni che vivo in mezzo a loro e se, almeno a Gerusalemme, cominciano ad avere strade larghe e lastricate, case ben costruite, fontane pubbliche, terme per lavarsi, piazze dove respirare, al posto di viottoli con le fognature all'aperto e di tane per topi, il merito è proprio di noi romani che odiano tanto. Per non parlare dell'ordine che regna dovunque".

Intanto erano arrivati sulla cima del Golgota sul quale si ergevano due croci e un palo che era in attesa della traversa scaricata al suolo dallo zelota. Su una croce pendevano i resti di un cadavere dilaniato dagli avvoltoi. Il cranio, privo d'occhi, faceva accapponare la pelle. Sull'altra, un altro crocifisso stava morendo per asfissia, dopo che alcuni soldati, per accelerarne la morte, gli avevano rotte le tibie.

Un legionario della scorta presentò al boia il giudizio che condannava Simone, figlio di Taddeo, zelota assassino, alla morte per crocifissione. Mentre il boia leggeva la sentenza, il condannato, ancora ansimante per il notevole sforzo fatto a portare la pesante traversa, si voltò di scatto verso il centurione e con un'espressione di sfida gli disse: "Decio Fabio Larione, sei un lurido vigliacco: hai abusato di una giovane ebrea indifesa".

Colto di sorpresa, il centurione rimase senza parole. Ma si riprese subito.
"Miserabile, come sai il mio nome?" urlò in preda a vivissima collera.
"Noi zeloti sappiamo tutto di voi" rispose prontamente Simone con un sorriso sprezzante. "Abbiamo le nostre spie, in mezzo a voi, che ci riferiscono tutto".
"Ti sei guardato intorno? Hai visto come finirai? Domani verrò a spezzarti le tibie, così rantolerai come quello alla tua destra. E poi gli avvoltoi faranno il resto" gridò come fuori di sé il centurione.

"Sei matto!" lo interruppe il veterano. "Così lo farai morire subito! Perché vuoi fargli questo favore. Forte e robusto com'è, resisterà almeno qualche giorno e intanto soffrirà le pene dell'inferno. Lascia che gli avvoltoi comincino a mangiarselo ancor vivo".

Appena il boia, issatosi su una scala, ebbe fissata con una grossa fune la traversa al palo, i due suoi assistenti afferrarono il condannato e gli infilarono alle braccia due nodi scorsoi, stringendoglieli alle ascelle. Quindi gettarono le corde sopra la traversa e lo issarono ad un metro da terra. Il boia allora spostò la scala sul braccio sinistro della croce, afferrò con decisione la mano del condannato, e, estratto un grosso chiodo e un martello dal suo grembiulone, con un colpo deciso la fissò sopra il polso alla traversa.

Mentre un fiotto di sangue zampillava dalla ferita, lo zelota, nonostante i suoi sforzi per trattenersi, emise un gemito rauco e contorse il viso in una smorfia di dolore. Con altrettanta rapidità, il boia spostò la scala e fissò alla traversa anche la mano destra.

Tutta la spavalderia era ora scomparsa dal giovane condannato, costretto, nonostante i suoi sforzi, ad emettere quasi in continuazione gemiti convulsi. Ma le cose peggiorarono subito dopo, quando il boia diede l'ordine ai suoi assistenti di allentare le corde. Il corpo del giovane si abbassò di colpo e rimase appeso soltanto per le mani inchiodate ai polsi. Allora il viso si trasformò in una maschera di sofferenza.

Per il povero zelota lo strazio non era ancora finito. Il boia, infatti, prese i piedi della vittima, li fece posare uno di fianco all'altro sopra un ceppo inclinato, già predisposto sul palo, e li fissò, inchiodandoli brutalmente col martello.

La cerimonia era finita. Larione e il suo amico veterano stettero un po' ad osservare lo zelota che pendeva dalla croce, col sangue che colava ancora copioso dalle ferite. Quello spettacolo di desolazione aveva tolto loro la soddisfazione della vendetta. Cupi e silenziosi ripresero la via del ritorno. Ma al centurione l'accusa della zelota bruciava più che mai. E il ricordo di Giuditta lo riempì di tenerezza e di rimorso.

sabato 13 febbraio 2010

La sindrome apocalittica

In questi giorni sta suscitando a Roma un certo scalpore il fatto che per le vie della città dei giovani distribuiscono con fanatico zelo un costoso manifestino, redatto su carta patinata a vivaci colori, titolato "Tranquilli, è in arrivo l’apocalisse".

Si tratta di propaganda effettuata da una delle Chiese fondamentaliste protestanti del "Movimento evangelico", legate alla parte più estrema della destra americana. Purtroppo una cospicua parte della popolazione dell'America del nord, succube del suo infantilismo religioso e della sua cieca fede nella Bibbia, è oggi vittima di fanatici pastori protestanti - come Shawn Boonstra, autore del manifestino citato sopra - che la spinge a credere imminente l'avverarsi delle profezie escatologiche bibliche, preludio al secondo avvento di Cristo, come descritto nell'Apocalisse. Una specie di fine del mondo, quindi.

Lo scenario apocalittico prospettato da questi fanatici pastori protestanti, fortemente foraggiati dall'ala più estremista e guerrafondaia della destra americana, è un delirante scontro finale tra il Bene (il cristianesimo guidato da Cristo), e il Male (il resto del mondo non cristiano guidato da Satana), che determinerebbe conseguenza catastrofiche per l'intera umanità. Ci può essere una concezione più demenziale di questa?

A credere a queste assurdità non è soltanto il popolo bue (anche se annovera decine di milioni) ma anche importanti uomini politici come l'ex presidente George W: Bush, che tutti i lunedì, finché amministrava l'America, chiedeva per telefono consiglio al pastore Ted Haggard, di Colorado Springs. presidente della National Association of Evangelicals (oggi dimissionario perché travolto da uno scandalo di omosessualità), forte di trenta milioni di fedeli che considerava la guerra in Iraq come l'Armagheddon, l'anticipo della conflagrazione che, secondo l'Apocalisse, annuncia il Secondo Avvento di Cristo.

Purtroppo le profezie escatologiche bibliche, che prevedono questo immane cataclisma biblico, potrebbero auto-avverarsi per la dabbenaggine di uomini folli che hanno in mano i destini del mondo e, che ottenebrati dalla religione, gestiscono le vicende parossistiche del nostro pianeta e soprattutto del Medio Oriente con la lente delle profezie bibliche. Per fortuna l'Europa e la Chiesa Cattolica non sono ancora così ottenebrate da condividere questa folle sindrome di autodistruzione.

Gesù zelota jahvista non predicatore della non-violenza (“L'invenzione del cristianesimo”) 28

Quello che bisogna sfatare nel modo più assoluto è ritenere che tutti gli inviti alla non-violenza, al perdono dei nemici, all'amore universale, al porgere l'altra guancia, ad amare il prossimo e così via, che costituiscono gli insegnamenti più elevati e sublimi dei Vangeli, valessero allora come li intendiamo adesso.

Per Gesù il prossimo era riferito soltanto ai soli ebrei; tutti gli altri: i romani e i pagani in genere, erano esclusi. L'etica biblica ed anche quella evangelica erano ancora settarie e ostili agli stranieri. Non dimentichiamo che gli ebrei si consideravano il popolo eletto, l'unico in cui scorreva sangue divino e che Mosè, su preciso comando di Jahvè, aveva condannato morte e sterminio tutti i nemici di Israele.

A quel tempo, nel clima rovente di odio e di vendetta contro i romani, diffuso ad ogni livello della popolazione, non solo zeloti e sicari (termini intercambiabili) ma qualsiasi altro ebreo, dal più umile al più elevato, mai avrebbero tollerato il più piccolo accenno di amore e perdono per i nemici d'Israele, cioè i romani e i pagani in genere, e chi avesse osato proporre una cosa simile sarebbe stato immediatamente lapidato a furor di popolo, prima ancora dell'arrivo dei sicari.

Il vero Gesù, quello messianico, non ha niente del Gesù teologico inventato da Paolo, pacifista e predicatore della non-violenza. Egli, infatti, lancia sette maledizioni contro l'ipocrisia degli scribi e dei farisei (Luca 11,42-52); destina alla Geenna (sinonimo di inferno) quelli che non credono in lui (Luca 10,15 e 12, 10); afferma che chi non è con lui è contro di lui (Luca 11,23); preconizza la rovina di Gerusalemme e la distruzione del Tempio (Marco 13,1-2; Matteo 24,2); insegna che è venuto non per la pace, ma per la spada (Matteo 10,34), minaccia di morte violenta quanti dei suoi nemici non volevano che diventasse loro re (Luca 19,27). Insomma tutto l'opposto del Gesù evangelico, quello del sermone della montagna, che la Chiesa ci presenta.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)