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giovedì 7 aprile 2011

Il dio biblico (La “mala” religione) 47

E quando non combatte per il suo popolo e non lo minaccia, cosa fa il buon Jahvè? Per sollazzarsi si fa immolare migliaia di innocenti animali (buoi, capre, agnelli, tortore e colombe) sui suoi altari, ridotti a immondi mattatoi, e si bea di annusare “il riposante odore” (Levitico 17,6) che emanano le loro carni bruciate.

Pensate che nei giorni della Pasqua ebraica, nell'antico Tempio di Gerusalemme venivano massacrati più di ventimila animali in un orribile lezzo di sangue e d’incenso, e nel frastuono più assordante di trombe e di timpani, per sollazzare le narici di Jahvè.

Il famoso Tempio eretto da Salomone, più che un luogo di preghiera, era un gigantesco mattatoio, e i sacerdoti non avevano tanto il compito di predicare il bene e la pietà, quanto di scannare, a turno, le vittime sacrificali. Erano quindi, principalmente, i macellai di Jahvè.

Come considerare questo dio che predica così bene: non uccidere, e razzola così male ordinando di massacrare i nemici e gli idolatri e di immolare gli animali innocenti?

Se poi prendiamo in esame quanto Jahvè trasmette a Mosè, oltre ai dieci sintetici comandamenti, durante i quaranta giorni di tête à tête solitari sulla montagne sacra, scopriamo che si tratta di un profluvio di leggi che prescrivono divieti maniacali e norme assurde e ridicole derivate da superstizioni e pregiudizi ancestrali e trasmesse come emanazioni divine.

Tanto per fare un caso limite, in Esodo 28,42 dio dà a Mosè disposizioni perfino sulle mutande che il sacerdote Aronne doveva indossare durante la celebrazione dei riti. Un dio che si occupa di simili quisquilie ha perduto molta della sua sublime divinità.

In conclusione possiamo affermare che il dio dell’Antico Testamento è il personaggio più sgradevole di tutta la mitologia religiosa: un essere obbrobrioso, meschino, iniquo, sanguinano, misogino, omofobo e razzista.

Creato da tribù nomadi del deserto come divinità tribale, ha assunto tutti i vizi e le perversioni che da sempre hanno contraddistinto l'uomo, ma ciononostante è tuttora venerato da quella parte dell'umanità che, per dabbenaggine, continua a credere ciecamente nella Bibbia.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)