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venerdì 22 aprile 2011

Ottimo successo per le Giornate della laicità 2011.

Le Giornate della laicità 2011, svoltesi a Reggio Emilia dal 15 al 17 aprile, hanno avuto un grande successo di pubblico, che ha affollato i molti appuntamenti della manifestazione col tutto esaurito. Hanno partecipato: Franco Cordero, Giulio Giorello, Angelo d'Orsi, Paolo Flores d'Arcais, don Carlo Molari, Valerio Onida, Gabriella Caramore, don Paolo Farinella, Piergiorgio Odifreddi, Telmo Pievani, e altri illustri oratori.

Naturalmente, non sono mancate le polemiche. "Questi laicisti che non vogliono il dialogo", ha tuonato l'Avvenire prontamente sbugiardato dal Flores d'Arcais che ha puntualizzato: "Una menzogna. Abbiamo invitato quindici cardinali da Ruini a Bagnasco a Tettamanzi, il direttore di Avvenire e quello della stampa vaticana, e l'elenco potrebbe proseguire. Tutti hanno risposto di no. Peccato, perché per ognuno degli appuntamenti, ci sarebbe potuto essere un vero dialogo nel senso di due logoi che si confrontano. Non un minuetto diplomatico ma un vero confronto".

Il direttore di MicroMega inoltre ha così spiegato il rifiuto messo in atto dalle alte gerarchie ecclesiastiche: «Dal punto di vista politico, la Chiesa in questi anni è arrivata a detenere un monopolio. Stando così le cose, un qualsiasi confronto non può che arrecarle danno. Se si ha un monopolio senza essere passati dal contraddittorio, non conviene dialogare: è più confortevole il monologo».

E ha concluso: «Anche se risulta difficile capire perché debba avere paura chi da un lato è convinto di avere la Verità in tasca e dall'altro è consapevole del suo monopolio».

Ma cos'è in parole povere la laicità, così aborrita dalla Chiesa? È l’«assoluta indipendenza e autonomia nei confronti della Chiesa cattolica o di altra confessione religiosa» (Dizionario della lingua italiana – G. Devoto, G. Oli).

in Italia, col Vaticano in casa che ricatta la classe politica, questa definizione è blasfema. Per Ratzinger la laicità deve essere «laicità positiva» cioè deve riconoscere come assoluti i valori cristiani sennò si trasforma nel tanto odiato «laicismo».

Quindi nessuna indipendenza e autonomia nei confronti della Chiesa cattolica. Per esempio: pretendere la completa libertà per ciascuno di decidere sulla propria vita è per il papa sfrenato laicismo. Ma per il cittadino laico è puro e semplice diritto democratico, sancito dalla Costituzione.

I cattolici, in uno Stato laico sono sempre liberi di comportarsi secondo coscienza: nessuno li costringe ad abortire, a ricorrere alla fecondazione eterologa, a essere omosessuali, a rifiutare alimentazione e idratazione artificiali in caso di coma vegetativo, a frequentare le scuole statali, a sposarsi secondo il rito civile.

Perché allora la Chiesa, che nello Stato laico gode di tutte le libertà per i suoi fedeli, vuole imporre la sua morale radicale dedotta da un dio inventato e non dalla natura umana e coartare ogni autodeterminazione anche in chi non si riconosce in un credo religioso? Questa è una laicità teocratica, una totale negazione della vera laicità. In parole povere: l'ossimoro degli ossimori.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)