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lunedì 18 aprile 2011

In Francia e nel resto d'Europa crescono i Pacs, in Italia su di loro un silenzio di piombo.

Quando furono creati nel 1999, Jacques Chirac, ricorda Le Monde, giudicò i Pacs “inadatti ai bisogni della famiglia” ma oggi sono penetrati così tanto nel costume francese che anche uomini politici di destra si augurano che si offra ai conviventi la possibilità di celebrare la cerimonia in municipio, anche e specialmente per le coppie omosessuali.

Da circa 20mila coppie francesi l’anno nel 1999 siamo passati a 150mila nel 2008 (circa 3 Pacs ogni 4 matrimoni) ma attualmente sfiorano la parità. Per di più il 53% dei neonati è figlio di coppie non sposate.

E in Italia, feudo vaticano? Da quando nella precedente legislatura il tentativo di istituire i Pacs è stata una causa non secondaria della caduta del governo Prodi, sulle coppie di fatto è calato, da tre anni a questa parte, un silenzio di piombo.

Il cardinale Bagnasco e i pluriconiugati e pluridivorziati eroi del Family Day vegliano sulla sacralità del matrimonio, e l’Italia è ormai l’ultimo Paese dell’Europa occidentale a non riconoscerle. E non si tratta delle coppie omosessuali, ma di quelle etero.

Ha ragione il ministro Maroni: è tempo di uscire dall’Unione Europea per entrare in quella Africana, costituita da Paesi le cui legislazioni sono molto più vicine alla nostra. Se poi prendiamo in considerazione che i matrimoni omosessuali sono legali anche in Sudafrica, tempo qualche anno, e forse anche l’Unione Africana comincerà a trovarci arcaici, il Paese, cioè, più arretrato del mondo.

È lapalissiano che il veto vaticano sui Pacs costituisce una delle più insopportabili oppressioni dei diritti civili e umani imposte al nostro Paese da una religione oscurantista, se non fosse che la nostra classe politica lo accetta senza battere ciglio, tradendo la Costituzione e le aspettative di una fetta sempre più numerosa di popolazione che si riconosce nelle coppie di fatto.

Un censimento in merito dimostrerebbe che anche in Italia, come in Francia, le coppie conviventi eguagliano ormai quelle coniugate, con in più una caratteristica: di essere molto più giovani e di fare anche più figli. Ma tant'è. La sana laicità di Ratzinger non le accetta, mentre la civile “laicità” dei cittadini, sia credenti che non credenti, ne avverte sempre più urgente la necessità.

Ma rimarrà delusa fintantoché non si costituirà in Italia un partito esclusivamente laico e centrato sulle difesa ad oltranza di tutti i diritti umani e civili, nel quale sia bandito, come antidemocratico, ogni riferimento al cattolicesimo e a qualsiasi altra religione, ma si proclami solo la difesa rigorosa della laicità espressa dalla Costituzione senza appecoramenti oscurantisti.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)