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domenica 10 aprile 2011

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 63. Parte seconda.

Seduto all'ombra di una grossa palma, Davide stava contemplando la distesa di sabbia che si stendeva davanti a sé e che pareva perdersi nell'infinito. Aveva da poco conclusa la sua meditazione quotidiana e si apprestava a rientrare nella piccola tendopoli che accoglieva la comunità spirituale che lo ospitava da alcuni anni, quando vide venirgli incontro il giovane Yokima.

"Il maestro ti vuol parlare" disse egli amabilmente. "Così presto!" fece Davide sorpreso. Normalmente l'incontro avveniva verso il tramonto e talvolta anche al primo apparire delle stelle.

"E' un bel po' che sta consultando il maestro degli astri. Forse ha scoperto qualcosa che ti riguarda" aggiunse Yokima con tono misterioso.

Difatti, nella tenda del suo maestro c'era proprio il piccolo uomo giallo e dagli occhi a mandorla che tutti chiamavano il maestro degli astri. Da quando era entrato in quella comunità, Davide aveva avuto pochi contatti diretti con costui perché viveva piuttosto isolato e sempre dedito all'osservazione del cielo notturno.


Al suo apparire i due sollevarono lo sguardo dai molti papiri che stavano consultando, forse dal primo mattino, e lo salutarono amabilmente. Egli rispose al saluto con un umile inchino.

"Abbiamo molte e importanti cose da dirti" disse il maestro Lampur, invitandolo ad accovacciarsi accanto a loro. "Dopo una lunga consultazione degli astri siamo giunti alla certezza che, finalmente, per te il tempo è arrivato. Un'epoca nuova sta per aprirsi per gran parte dell'umanità.

Il Potere ha messo in moto molte forze segrete allo scopo di produrre quest'evento che porterà gran parte del genere umano verso una nuova evoluzione spirituale e morale e tu sei uno dei tanti strumenti prescelti per quest'impresa epocale".

Davide ascoltava in silenzio, senza far trapelare la profonda emozione che si stava impadronendo di lui. Nonostante, nel corso del suo lungo apprendistato, si fosse accennato più volte al suo futuro compito ed egli si fosse, per così dire, rassegnato a dover trascorrere la sua esistenza in modo anomalo, rinunciando agli affetti di una famiglia, alle gioie del mondo e ad ogni altro interesse personale, la prospettiva dell'imminente inizio della sua missione lo mise improvvisamente di fronte a tutta la gravità del suo futuro destino e lo riempì di sgomento.

Lampur intuì telepaticamente la sua tempesta emotiva e guardandolo con infinita dolcezza proseguì: "Il tuo sarà un compito non privo di pericoli e di imprevisti, ma tanti anni di studio, di meditazione ti hanno temprato a sostenerlo nel migliore dei modi. Perciò non lasciarti vincere dallo scoramento. Il soffio del Potere è in te."


Il colloquio col maestro proseguì a lungo e fu interrotto soltanto dal suono del gong, che invitava tutta la comunità al riposo notturno, e riprese l'indomani per molte ore ancora. Lampur spiegò a Davide che il suo compito non era quello di diffondere il pensiero dell'Illuminato, sul quale aveva profuso anni di studio.

Il mondo romano ed ebraico erano del tutto immaturi per un simile insegnamento e perciò, anticiparlo, sarebbe stato come gettare i diamanti ai porci. L'evoluzione dell'uomo avviene molto lentamente e deve superare infiniti, difficili passaggi. L'umanità, nel suo complesso, è formata soprattutto di esseri meschini, bassi, egoisti, talvolta ancora al livello dei bruti.

Ma poiché dentro anche all'infimo degli uomini c'è sempre quella scintilla divina che, prima o poi, si ricongiungerà alla Coscienza Cosmica, compito di Davide era di dare inizio, con le parole e soprattutto con l'esempio, ad un forte rinnovamento spirituale e morale che, attraverso i secoli e senza distinzione di confini e di razze, servisse a dare all'umanità un nuovo afflato divino.

Soltanto dopo aver superata questa nuova fase evolutiva, che si sarebbe protratta per secoli e forse per millenni, l'umanità si sarebbe sentita pronta a fare il balzo definitivo verso l'illuminazione.

Lampur, a conclusione delle sue parole, gli raccomandò di evitare ogni forma di simbolismo, di dogmatismo e di istituzionalismo religioso. Il mondo era già troppo carico di templi, di riti, di sacrifici e di sacerdoti. Non solo non occorreva crearne di nuovi ma sarebbe stato utile eliminare quelli esistenti.

Non una nuova chiesa ma una nuova spiritualità fondata sull'assoluta libertà dello spirito, la purezza del cuore, la fratellanza univ

ersale, la solidarietà tra tutti gli uomini e l'amore e il rispetto per la natura. Un'ultima raccomandazione gli fece prima di accomiatarlo: anche se doveva, per diffondere la sua nuova dottrina, reagire contro il suo secolo e il suo popolo, doveva sempre tenere a mente che apparteneva ad essi e comportarsi di conseguenza.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)