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venerdì 4 giugno 2010

L'eutanasia passiva

Eutanasia significa: buona morte. L'eutanasia passiva consiste nel lasciar morire in modo naturale chi, essendo costretto a sopportare, senza alcuna speranza di miglioramento e di guarigione, atroci sofferenze fisiche e spesso anche psichiche, che comportano un grave degrado della dignità umana, o che si trova in un coma irreversibile determinato dalla morte cerebrale, chiede direttamente (ma anche con un documento scritto come il testamento biologico) al suo medico curante, la sospensione di tutte le terapie intensive, spesso dolorose e umilianti (il cosiddetto accanimento terapeutico), che al massimo possono prolungargli la vita di qualche breve periodo.

Quindi niente alimentazione forzata, respirazione artificiale e somministrazione di farmaci ormai inutili lasciando che la natura faccia il suo corso senza ulteriori interferenze, solo somministrando sedativi per alleviare in parte le sofferenze. Naturalmente l'eutanasia passiva presuppone il volere esplicito dell'interessato, iterato più volte a viva voce o comprovato da anticipata dichiarazione scritta consegnata al medico.

Non può essere imposta a nessuno tanto meno a chi, per convinzione religiosa, ritiene che la vita va protratta, con tutte le sue sofferenze, il più a lungo possibile. È il caso del cattolico praticante. Questa forma di eutanasia è stata in passato accettata anche dalla Chiesa, in particolare da papa Paolo VI (e forse applicata negli ultimi giorni di vita a papa Wojtyla), ma poi prontamente rinnegata dall'integralista Ratzinger per il quale la sofferenza nel massimo degrado e protratta nel più lungo tempo passibile, è un obbligo per cattolici e non.

Tutti ricordiamo con raccapriccio e sgomento le scomposte e demenziali accuse di assassinio (“Fermate quella mano assassina!”) da parte di alti prelati vaticani, come il cardinale Barragan, e di gran parte della della stampa cattolica, contro il padre di Eluana Englaro per aver voluto, come gli aveva riconosciuto la Cassazione, mettere fine, dopo diciassette anni, alla vita vegetativa della figlia.

La nostra Costituzione la consente laddove recita: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Chiaro? Chiarissimo.

Ma i nostri politici anziché accogliere la sentenza della Cassazione che autorizzava i sanitari a bloccare l’alimentazione forzata alla ragazza, nel loro servilismo ecclesiale (sono ministri del nostro Stato o del Vaticano?) tradendo la Costituzione Italiana sulla quale hanno giurato, fanno di tutto per impedirla, prestandosi ad approvare un testamento biologico che, di fatto, impone l’accanimento terapeutico per legge, va contro la libertà di scelta degli cittadini, va contro la Costituzione che sancisce invece tale diritto hanno e istituisce il sondino obbligatorio per tutti.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)