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lunedì 31 gennaio 2011

I borbottii della Cei

Finalmente la montagna ha partorito il topolino, cioè la Cei, dopo i suoi assordanti silenzi, ha emesso qualche borbottio. Bertone ha confessato un cero turbamento, Bagnasco, invece, ha optato per lo sgomento. Un buffetto al premier e un contentino ai cattolici più esasperati.

Tutto qui? Tutto qui. È inutile sperare in qualcosa di meglio. Al massimo potremo aspettarci dure reprimenda per la giustizia italiana, rea di indagare troppo, con troppe spese per il contribuente. Ora la Cei si aspetta la giusta ricompensa per cotanta sua morigeratezza.

Il premier non la deluderà. Un precedente istruttivo ci spiega come. Per perdonare i casi di Letizia Noemi e di Patrizia D'Adario e giustificare il diritto, sancito da mons.Fisichella, di smoccolare in pace e di comunicarsi dopo una nottata di bunga bunga e in deroga alle norme canoniche, era bastato una campagna contro la pillola Ru486, promettere un testamento biologico alla vaticana, offrire più soldi ai preti.

Che Berlusconi frequentasse escort e minorenni in dosi industriali, che gettasse i ponti d’oro agli evasori fiscali, che fingesse di non vedere la corruzione che coinvolge politici, imprenditori e “gentiluomini” di sua santità, era più che noto al trio Ratzinger, Bertone, Bagnasco, perché la stampa non appecorata lo andava sciorinando ogni giorno.

Eppure alle elezioni regionali, la Cei invitò a votare per la destra e chi si era illuso della sua imparzialità ebbe il danno e le beffe. Ora la manfrina si sta ripetendo con un centro-sinistra che plaude alla presunta svolta della Chiesa, attribuendola a considerazioni etiche, a un soprassalto di coscienza. Ohibò, i Sacri palazzi non soffrono di queste debolezze.

Per salvare la faccia davanti al gregge disorientato, bastano e avanzano generici predicozzi che sfiorino appena le nottate di Arcore. La sua complicità col governo amico, pronto a cederle tutto, non si è interrotta ed è sempre solidissima.

A meno che, il Rubygate, l'accusa di concussione, le difficoltà economico-sociali che incombono sempre più gravi, la paralisi del governo, costretto a comprarsi una maggioranza giorno per giorno, il rilancio dell’economia chiesto da Confindustria, il federalismo chiesto da Bossi per dar qualcosa in pasto alla sua base leghista e, perfino, un flebile risveglio dell'opposizione, non inducano la Chiesa a scaricare Berlusconi.

Queste sole ragioni, e non certo i motivi “etico-religiosi“ o il timore di scandalizzare il gregge col proprio berlusconismo, potrebbero spingerla a cambiare cavallo.

Ma prima dovrà predisporre una successione che le consenta di consolidare tutto quanto ha già acquisito i e, magari, ottenere qualcosa di più. Non si devono por limiti alla Divina Provvidenza, dato che in Italia, con una classe politica bypartisan, in gran parte atea ma sempre cattolicissima, i favori divini arridono sempre ad Oltretevere.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)