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martedì 11 gennaio 2011

Nella nuova Russia, non più comunista e atea, la Chiesa ortodossa ha ripreso il potere che aveva al tempo degli zar.

Poco più di vent'anni fa l’ateismo di regime in Urss non praticava sconti per nessuna confessione religiosa e la Chiesa ortodossa era soggetta  a continue vessazioni ed a controlli stringenti da parte dello stato.

Oggi, in uno scenario che sembra incredibile, la situazione è diametralmente capovolta e il patriarca russo Kirill sta scalando tutte le classifiche di popolarità ed arriva ad influenzare le decisioni dei  poteri pubblici non solo all'interno del Paese ma anche anche nel contesto internazionale.

Ce lo dimostrano i recenti documenti diplomatici pubblicati da  Wikileaks, che svelano i rapporti segreti inviati dall’ambasciatore  americano in Russia, John Beyrle. Come si spiega un capovolgimento del genere? Col fatto che il regime politico attuale, targato Putin-Medvedev, ha capito che la vecchia religione è un potente instrumentum regni che da una parte serve a legittimare e consolidare la nuova classe politica e dall'altra a riempire il vuoto di identità causato dal crollo del comunismo.

Vuoto colmato con una nuova metafisica su cui costruire la nuova Grande Russia. La Chiesa ortodossa ha colto immediatamente la sua nuova legittimazione e si è resa disponibile a sostenere il nuovo regime, anche se questo è in gran parte corrotto e fondamentalmente ateo, traendone enormi vantaggi in campo economico e imponendo la repressione dei diritti civili da essa contrastati.

Gli eventi recenti confermano in pieno questa tesi. Qualche settimana fa una legge approvata dalla Duma, con il solo voto contrario dei comunisti, ha restituito alla chiesa ortodossa il patrimonio sequestrato durante gli anni del comunismo e quasi contemporaneamente il patriarca Kirill ha avanzato la pretesa che le nuove leggi presentate alla Duma siano prima soggette ad un parere consultivo preventivo della chiesa ortodossa. Una incredibile ingerenza di un potere spirituale che vuol porsi come quintessenza dell’identità russa ma anche del nazionalismo russo.

Putin, il vero detentore del potere, per ingraziarsi l'appoggio del patriarca di Mosca e dei credenti, da qualche tempo ostenta platealmente la sua ritrovata fede religiosa facendosi sorprendere da troupe televisive ben informate, mentre prega in solitudine in qualche chiesetta di campagna. La Chiesa ortodossa sa bene che si tratta di una messa in scena. Ma finge di non vedere e sta al gioco. Intanto incassa il prezzo del suo appoggio a spese delle casse dello stato, delle minoranze religiose e degli omosessuali.

Le minoranze religiose, comprese quelle cattoliche, sono percepite come influenze esterne che minano gli interessi strategici nazionali e, per questo, ostacolate con ogni mezzo; gli omosessuali, associati all’edonismo ed al lassismo morale di un Occidente ormai decaduto, messi ai margini della società e discriminati.

Lo dimostrano le pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo che negli ultimi cinque anni hanno ripetutamente condannato la Russia proprio su queste tematiche. Insomma, quando il trono e l'altare si fondono, tutte le libertà cui l'uomo aspira, vanno in fumo e l'oscurantismo trionfa.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)