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martedì 25 gennaio 2011

I Vangeli canonici sono opere mitologiche e devozionali. (“L'invenzione del cristianesimo”) 273

I Vangeli sono opere mitologiche e devozionali. Non ci raccontano, quindi, la verità storica di Gesù (anche se ne lasciano intravedere qua e là dei frammenti, dai quali noi possiamo ricavare molti indizi, come ad esempio, che alcuni apostoli erano sicuramente zeloti), ma teologia dedotta dagli scritti di Paolo.

A.N. Wilson nel suo libro "Paolo" (A.N. Wilson, Paolo, Rizzoli, Milano, 1997) li definisce "romanzi teologici". Definizione che ritengo perfetta. Essi furono redatti fuori e lontano da Israele, in centri di cultura “ellenistica"; si svilupparono, quindi, dal cristianesimo non ebreo derivato da Paolo e dai suoi seguaci gentili.

Sono stati scritti dopo le Lettere di Paolo e paiono una loro derivazione. Le Lettere di Paolo, infatti, che per prime nominano la parola "Vangelo", vedono Cristo come il mitico Redentore immolatosi sulla Croce per la salvezza dell'umanità. I Vangeli trasmettono questo messaggio fondamentale e potrebbero essere visti come storie finalizzate al racconto della resurrezione di Gesù, intesa come il punto culminante della Redenzione.

L'essenza dei Vangeli che ce li rende così spiritualmente pregnanti, come la loro insistenza sulla pace, l'amore per il prossimo, il perdono dei nemici e la fratellanza universale, sono una creazione completamente paolina. Se Paolo non fosse esistito non solo non avremmo avuto i Vangeli ma nemmeno il cristianesimo.

I Vangeli hanno alcune caratteristiche fondamentali che li accomunano. Anzitutto sono tutti scritti in greco e almeno in un caso: il Vangelo di Giovanni, in un greco colto.

Ora sappiamo che gli apostoli erano dei semplici popolani, quasi sicuramente analfabeti; quel genere di popolazione chiamata dai farisei spregiativamente: "ame ha aretz", cioè "contadini ignoranti e analfabeti". Lo deduciamo dai Vangeli stessi che spesso mettono in chiara luce la loro pochezza nel comprendere le parole del Maestro. Infatti: ottusità, meschinità e viltà dei discepoli sono sparse largamente per tutti i quattro racconti.

Queste considerazioni ci fanno intuire che nessuno dei Dodici può essere considerato autore di uno di questi Vangeli scritti in greco. C'è un altro fatto importante da tener presente: la narrazione di gran parte degli avvenimenti evangelici è spesso imprecisa e confusa riguardo ai luoghi, alle usanze, alla terminologia e alle leggi giudaiche.

Incongruenze grossolane si riscontrano tra le diverse narrazioni, ma anche all'interno della stessa. Il che fa presupporre che chi scriveva non solo non avesse assistito ai fatti ma neppure conoscesse la geografia e le usanze ebraiche, quindi non fosse nemmeno un ebreo (e tanto meno un apostolo).

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)