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venerdì 14 gennaio 2011

Quanti sono e dove vengono custoditi i testi canonici (“L'invenzione del cristianesimo”) 264

I testi neotestamentari riconosciuti dalla Chiesa come canonici sono ventisette e tutti, come abbiamo visto, sono trascrizioni di trascrizioni di trascrizioni. I più antichi a noi pervenuti, il Vaticanus e il Sinaiticus, risalgono al 1V secolo. Il primo, custodito nella Biblioteca Vaticana, è incompleto e ha subito tre rappezzamenti.

Il secondo, quello Sinaiticus, così chiamato perché scoperto nel Monastero Caterino del Sinai, si trova dal 1933 nel British Museum e contiene per intero il Nuovo Testamento e persino due Apocrifi.

Ci sono poi manoscritti frammentari su pergamena e papiro risalenti al II-III secolo, alcuni minuscoli come francobolli, scritti in modo assai rozzo e zeppi di correzioni e di aggiunte mirabolanti. Si può dire che ogni comunità cristiana primitiva si costruiva il suo Vangelo a seconda delle sue esigenze e non riteneva né sacri né ispirati da Dio gli scritti neotestamentari ma solo normali strumenti di edificazione.

Per porre fine a questo processo che determinava, ineluttabilmente testi, sempre più discordanti tra di loro, papa Damaso nel 383 incaricò il dottore della Chiesa, Gerolamo, di costituire in latino un testo unitario dell'intera Bibbia, chiamato la Vulgata, che suscitò non poche perplessità e che solo nel Concilio di Trento (1546) fu del tutto accettato dalla Chiesa.

Alla fine del IV secolo coi Sinodi di Roma e di Cartagine i ventisette testi neotestamentari vennero considerati ispirati dallo Spirito Santo e quindi privi di errori, nonché di origine apostolica. Successivamente, nei Concili di Firenze (1442), di Trento (1546) e del Vaticano I (1870) la Chiesa Cattolica trasformò in dogma di fede la dottrina dell’ispirazione divina della Bibbia, escludendo in essa qualsiasi errore dottrinale e perfino riferito ad eventi profani (come il “fermati o sole” di Giosuè).

Quindi, ogni rilievo storico-critico sui ventisette testi neotestamentari e sulla Bibbia ebraica è per la Chiesa improponibile, malgrado le innumerevoli contraddizioni, incongruenze e assurdità che essi contengono. Eppure, leggendo i Vangeli o le Lettere di Paolo non si ha la minima impressione che i loro autori si ritenessero ispirati da Dio.

Anzi, appare il contrario. Luca, ad esempio, nel prologo del suo Vangelo, confessa «d’aver indagato accuratamente tutti i fatti fin dal principio» presentandosi come un attento epitomatore che vuol raccontare avvenimenti del suo tempo per scopi puramente edificatori, senza pretese di infallibilità.

D'altronde la perdita degli originali di questi testi, nonostante la loro proliferazione, testimonia la scarsa rilevanza con la quale erano considerati.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)