Visualizzazioni totali

domenica 9 gennaio 2011

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 50

L'indomani mattina, poco dopo l'alba, Davide era nell'ingresso secondario che dava alle cucine. I rifornitori non tardarono ad arrivare. Portavano di tutto: sacchi di farina; giare d'olio d'oliva e di sesamo; gabbie con polli, quaglie e piccioni; formaggi dolci e piccanti; panieri con pesci d'ogni genere e, soprattutto, molta frutta e verdura.

Fu proprio un mercante di frutta, grasso e affaticato, che accettò con sollievo l'offerta d'aiuto fattagli da Davide. Non se la sentiva di scaricare, assieme al suo garzone, tutte quelle ceste di fichi, melagrane, datteri e meloni. E così Davide poté entrare, come aiuto garzone, al seguito del suo carro stracolmo.

Faticò più di mezz'ora a trasportare i grossi cesti dal carro ai magazzini annessi alle cucine. Era davvero una faticaccia. Ma, spasmodicamente intento com'era a studiare il modo di entrare inosservato nella gran casa, si dava da fare senza risparmio di energie, suscitando gli elogi del verduraio.

Quando anche l'ultima cesta fu scaricata e sistemata, nell'attesa che il mercante aggiustasse i conti col capo magazziniere, Davide si sedette in un angolo appartato e in parte nascosto, con la scusa di prendere un po' di fiato, ma in realtà per sgattaiolare inosservato nelle cucine vicine.

Appena si rese conto che il momento era propizio, scivolando tra i cespugli, si avvicinò alla finestra più vicina e con un salto la scavalcò. Rimase un po' accucciato per terra al fine di poter studiare la situazione. Era capitato nel reparto del pane. Un gruppo di ragazze, per fortuna molto ciarliere, stavano impastando la farina sollevando un nugolo di polvere, mentre dei giovani robusti e quasi nudi, con delle grandi pale infornavano le pagnotte.

Davide intuì subito il da farsi. Aveva visto nell'angolo vicino dei sacchi di farina. Ne pigliò uno, se lo mise in spalla e, camminando con lenta disinvoltura, si avvicinò alla porta. Il gesto passò inosservato. Scaricò lentamente il sacco ed entrò nel corridoio. Trovò un intenso via vai perché era il punto d'incontro di tutte le stanze della cucina. Calmo e sicuro di sé, girovagò un po' finché notò una porta che rimaneva sempre chiusa. Si avvicinò ad essa e, con indifferenza, la aprì ed entrò.

Si trovò in un altro corridoio, lungo e quasi buio con appena tre porte, molto distanziate. Socchiuse la prima e intravide delle ragazze intente a sistemare tovaglie e canapi. La rinchiuse e percorse l'intero corridoio fino alla sua porta principale, che appariva piuttosto lussuosa.

Intuì che stava entrando nel cuore della casa ed ebbe un lieve trasalimento. Aprì con estrema cautela una piccola fessura tra le due ante. Nonostante fossero massicce e imponenti, notò che erano così scorrevoli da potersi muovere quasi con un dito. Gli venne improvviso il pensiero di suo padre Isacco, che aveva costruito i serramenti in quella villa, e gli parve di capire quanto avesse dovuto lavorare. Gettò una prima sbirciatina. Era un salone con pareti decorate e imponenti statue di divinità egizie.

Il pavimento di marmo, colpito dai raggi del sole, appariva come un lago di luce. Rimase come abbagliato. Ebbe l'impressione che il salone fosse deserto perché non si avvertiva il più piccolo rumore.
Aumentò l'apertura tra le ante e sporse un po' la testa. A destra scorse una porta semi chiusa e a sinistra due guardie nubiane sedute ai piedi di una statua. Erano silenziose, quasi assorte.

Decise di entrare nella stanza della porta socchiusa ma prima doveva distrarre le guardie. Si ricordò che Giuda gli aveva imposto di portare sempre con sé un po' di denaro per far fronte ad ogni eventualità.

Frugò nell'unica tasca che aveva e tolse una moneta, la più pesante. La fece scorrere, di taglio, sul pavimento, nella direzione delle guardie. Questa avanzò diritta, facendo un lievissimo rumore che fu subito notato dai due nubiani che la guardarono esterrefatti.

Obbedendo al medesimo istinto, si chinarono entrambi per coglierla e, in quell'istante, Davide sgattaiolò dalla porta senza fare il minimo rumore e s'infilò nell'uscio semichiuso.

Nessun commento:

Posta un commento

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)