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martedì 18 gennaio 2011

Nonostante le molte ombre, Wojtyla sarà beatificato nel mese di maggio.

“Santo subito, per acclamazione” gridava l'immensa folla che partecipava ai funerali di Giovanni Paolo II. E infatti la macchina per la sua rapida beatificazione si è messa in moto con celerità, per la grande gioia dei polacchi che di questo papa hanno una forma di latria.

Invece, fino a poco fa, la causa di beatificazione di Giovanni Paolo II dovette subire dei rallentamenti per le perplessità suscitate dal miracolo attribuito per la sua intercessione, ovvero la guarigione dal Parkinson di una suora francese. La perplessità erano nate dal fatto che la diagnosi di Parkinson non era certa e che da alcune forme di parkinsonismi si può guarire.

Ma in questi giorni Benedetto XVI ha approvato il decreto con il quale si riconosce la validità del miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo II e così Wojtyla sarà beatificato nel 2011, a sei anni dalla morte, a tempo di record.

Santo subito? No, né subito, né mai, ho scritto in un mio precedente spot. Per una serie di ombre molto oscure che circondano la figura di questo papa. Vediamone alcune.

Paolo Flores d'Arcais su il Fatto Quotidiano, del 15 aprile si pose la domanda: “Negli ultimi tre decenni, la Chiesa gerarchica di papa Wojtyla ha denunciato a polizia e magistratura i casi di pedofilia ecclesiastica di cui veniva a conoscenza?” La risposta purtroppo è un categorico “Mai”.

Ciò dimostra in modo lapalissiano che la Chiesa sotto Wojtyla non ha mai denunciato al "braccio secolare" i suoi pastori colpevoli ma li ha sempre perdonati, nascosti, protetti, in taluni casi perfino imboscati, frapponendo tutti gli ostacoli possibili per impedire che venissero perseguiti dalla giustizia, perché essa si considera sempre santa anche se i suoi ministri sono indegni.

A conferma di ciò, il fatto denunciato alcuni mesi fa dalla stampa mondiale che papa Wojtyla autorizzò nel settembre 2001 il cardinale Castrillon Hoyos (allora prefetto della Congregazione per il Clero) a inviare all’episcopato di tutto il mondo una lettera di elogio e congratulazioni a monsignor Pierre Pican, vescovo francese di Bayeux, per «non aver denunciato un prete pedofilo all'amministrazione civile» e «aver preferito la prigione piuttosto che denunciare il suo figlio-prete».

A queste incrostazioni di omertà, insabbiamenti e sistematica disattenzione verso le vittime infantili da parte dell’istituzione ecclesiastica dobbiamo aggiungere anche che papa Wojtyla ha fatto terra bruciata intorno alla Teologia della liberazione e ha contemporaneamente ostentato simpatie fortissime verso dittatori sanguinari sud americani, come Pinochet.

Nessuno è disposto a dimenticare che egli fece di tutto perché il dittatore cileno non fosse processato, causa malattia, e nel 99 rivolse una plateale richiesta di perdono per i crimini da lui commessi. Così come, lo stesso papa, tentò di giustificare i crimini dei generali argentini al punto che le Madres de Plaza de Mayo (l’associazione delle madri delle vittime sparite durante il regime dittatoriale) gli risposero con una lettera dove si auguravano che, da morto, Wojtyla non ricevesse il perdono di Dio e andasse all’inferno.

A ciò si deve aggiungere il dossier molto pesante riguardante la nomina di alcuni vescovi, scelti da Wojtyla, affiancato dal suo segretario personale Stanislaw Dziwisz, con superficialità e che sono stati poi travolti dagli scandali. Famoso a questo proposito è il cardinale di Vienna Hans Hermann Groer, costretto a dimettersi nel 1995, con l'accusa di gravi molestie sessuali, risalenti a molti anni prima, ma sistematicamente offuscate dal questo papa, come ha rivelato l’attuale arcivescovo di Vienna, Christoph Schoenbom.

Un altro gravissimo capo d'accusa riguarda il fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel Degollado. Questo sacerdote messicano morto nel 2008 a 87 anni, è stato accusato di «gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti, confermati da testimonianze incontrovertibili, che si configurano talora in veri delitti e manifestano una vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso» (Rapporto della Santa Sede).

Non c' è quasi comandamento che sia stato da lui rispettato. Infatti si è reso colpevole di innumerevoli abusi sessuali sui suoi seminaristi minorenni, di convivenza con due mogli, sedotte ancora in tenera età, che gli hanno dato quattro figli, uno dei quali abusato dal padre, della probabile eliminazione fisica di quanti, come uno zio vescovo, avevano smascherato la sua incredibile vita segreta.

Il Vaticano era a conoscenza della vita scandalosa e criminosa di questo prete? Eccome! Per decenni sono state centinaia le testimonianze d'accusa, precise e dettagliate, inviate a Roma ma sempre ignorate e insabbiate per ordine di Wojtyla, che lo considerava “uno dei più efficienti raccoglitori di donazioni della Chiesa cattolica”.

Soltanto con papa Ratzinger, questo orco dalla doppia vita, venne finalmente sospeso 'a divinis', senza ricevere però alcuna punizione per i suoi gravi reati.

Ce n'è abbastanza per dire che papa Wojtyla, protettore dei preti pedofili e dei sanguinari dittatori sud americani, non merita la santità né subito, né mai.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)