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venerdì 4 febbraio 2011

Imbarazzante scoperta per Benedetto XVI

La Sueddeutsche Zeitung di Berlino ha rivelato che quarantuno anni fa Joseph Ratzinger mise in discussione l'obbligo del celibato per i sacerdoti cattolici inviando una lettera confidenziale, scritta insieme ad altri otto illustri e allora giovani teologi, alla Conferenza episcopale tedesca nella quale considerava l' ipotesi di permettere ai preti una normale vita sessuale e la costruzione d'una famiglia.

La gerarchia decise di non rispondere e, probabilmente, non inviò la lettera a Roma, ma adesso il circolo dei cattolici critici di Ratisbona (Akr) l'ha scoperta in un archivio e ha deciso di divulgarla.

Una scoperta imbarazzante per Benedetto XVI, perché quest'anno, in settembre, visiterà la Germania, suo paese natale, dove il partito di governo, la Cdu di Angela Merkel, è in prima linea contro l'obbligo del celibato.

"Pieni di timor di Dio – scrissero i nove teologi - poniamo la questione della situazione d'emergenza della Chiesa. Le nostre riflessioni riguardano la necessità urgente di un approccio differenziato sulla legge del celibato della Chiesa....Teologicamente è ingiusto non ripensare il tema alla luce della nuova situazione storica e sociale. Specialmente i preti giovani si chiedono, in considerazione dell'acuta crisi delle vocazioni, come questi problemi della vita della Chiesa e dei suoi pastori potranno essere risolti nei prossimi anni".

La lettera prosegue rilevando le possibili conseguenze negative del celibato ecclesiastico in una società altamente sessualizzata e cioè, disobbedienza di massa di sacerdoti e fedeli, crisi delle vocazioni, esodo dei preti e dei credenti dalla Chiesa, carenza grave di nuovi sacerdoti che siano veramente all'altezza del ministero, perdita di contatto con la realtà della vita d'oggi.

Conseguenze queste che al presente sono divenute più impellenti di quarantun anni fa e che Ratzinger ora, da papa, potrebbe facilmente risolvere. Ma nel frattempo è passato dall'altra parte della barricata e oggi appare un Pontefice conservatore, teocratico, incapace di cogliere le rapide, tumultuose e inarrestabili trasformazioni della società in continua evoluzione.

Arroccato a difendere l'ortodossia più rigida, a porre continui divieti che limitano ogni libertà civile e umana e, soprattutto, a consolidare la potenza economica e politica della Chiesa, sta affossando tutte le conquiste del Concilio Vaticano II e le speranze di quanti aspirano ad un nuovo spirito evangelico.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)