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lunedì 28 febbraio 2011

Una singolare scoperta ha spostato indietro di un milione di anni l’epoca della transizione dalla vita sugli alberi a quella terrestre degli ominidi.

Un gruppo di ricercatori dell'Università del Missouri e Arizona State University guidati da Carol Ward ha trovato le prove che l'arco plantare dell'Australopithecus afarensis, specie vissuta fra 3,7 e 2,9 milioni di anni fa, a

Quindi questo ominide che, rispetto a noi, aveva un cervello più piccolo e una mandibola molto più massiccia, camminava già su due gambe e quindi era un buon camminatore e aveva un'andatura bipede eretta."Gli archi plantari sono un elemento chiave della camminata come quella dell'uomo, dato che assorbono gli shock e forniscono una salda piattaforma per spingere il piede in avanti.

Oggi si sa che chi ha i 'piedi piatti' con uno scarso sviluppo dell'arco risente di problemi che si ripercuotono su tutto lo scheletro." "Ora che sappiamo che Lucy e i suoi parenti avevano l'arco plantare, possiamo inferire più cose su di essi: dove vivevano, che cosa mangiavano e come sfuggivano ai predatori", ha detto Ward firmatario dell'articolo pubblicato su Science.

In base a questa scoperta la nostra antenata Lucy era dunque in grado di vagare per il territorio e abbandonare la foresta quando era necessario procurarsi altro cibo. Con le sue forti mascelle, poteva sfruttare diversi tipi di cibo, come frutti, semi, noci, radici. Ma la nuova capacità di vivere negli spazi aperti le apriva anche nuove possibilità di approvvigionamento alimentare.

Questa importantissima scoperta, basata sull’analisi di un piccolo osso del piede ritrovato, in ottime condizioni, in Etiopia, ha praticamente spostato indietro di un milione di anni l’epoca della transizione dalla vita sugli alberi a quella terrestre.

Un altro pugno nell'occhio ai creazionisti incalliti che si ostinano, nonostante la massa sterminata di reperti fossili, geologici e paleontologici che vengono continuamente scoperti, a credere che l'uomo è stato impastato con la creta dal mitico vasaio biblico a sua immagine e somiglianza.

Quando invece la scienza ci dimostra che è un mammifero pensante derivato da una variazione casuale nell'esplosione del vivente in conseguenza di un'evoluzione durata milioni di anni.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)