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domenica 27 febbraio 2011

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 57

Trascorsero alcune settimane durante le quali Davide sentì che la sua tecnica meditativa si andava raffinando. Riusciva ormai a fare il vuoto mentale per periodi abbastanza lunghi e a cancellare, sempre più spesso, il senso della sua identità personale per dilatarsi nel tutto.

Piccole ma significative modificazioni avvenivano intanto dentro di lui. Guardava la realtà che lo circondava con occhi diversi. Stranamente gli appariva ora più raggiante e luminosa, quasi più intensa e viva, ora come un sogno apparente che nascondeva sotto un'altra realtà misteriosa e sconosciuta. Provava momenti d'intenso stupore ed altri frammisti a sottili sgomenti e ad incerte paure. Esteriormente si era fatto più assorto, quasi ieratico e trasmetteva a chiunque lo avvicinasse una sensazione d'intensa empatia e di struggente intimità, come se la sua mente riuscisse istintivamente a fondersi con la mente dell'altro e a condividerne tutti i sentimenti.

Accadde allora un fatto straordinario che suscitò in tutti un'immensa impressione. Mentre passeggiava nei grandi giardini del parco, Davide scorse in lontananza uno strano albero che lo colpì in modo particolare per la sua forma inconsueta. Affrettò il passo per raggiungerlo ma Kabila, fattasi improvvisamente e inspiegabilmente ansiosa, cercò di impedirglielo.

Egli s'arrestò sorpreso, con una manifesta delusione sul volto per quello strano divieto. Allora lei si sentì in obbligo di spiegare il motivo del suo comportamento. Quella parte del parco era proibita a chiunque perché racchiudeva, in una specie di prigione vigilata, un suo fratellastro da alcuni anni completamente uscito di senno e che menava la vita di un selvaggio.

Suo padre Ibrahim, che aveva un affetto morboso per quel suo figlio infelice, lo andava a trovare quasi tutti i giorni quando si trovava nella villa, ma non voleva che altri lo avvicinassero, all'infuori della servitù preposta alla sua sorveglianza. Davide ascoltò commosso il racconto di Kabila ed espresse il desiderio di incontrare il povero giovane.

Lei si mostrò irremovibile nel rifiutare la sua proposta, adducendo il motivo che, alla presenza di qualsiasi estraneo, il fratellastro Cleone, così si chiamava il povero giovane, diventava immediatamente furioso e, emettendo alte grida di rabbia, si scagliava contro l'intruso con violenza distruttiva. Solo il padre poteva avvicinarlo impunemente ma senza riuscire in alcun modo a comunicare con lui.

Davide s'informò sulle cause che avevano provocato quella malattia ma Kabila rispose che erano misteriose e incomprensibili e che nessun medico, dei tanti che lo avevano visitato, era riuscito a capire perché quell'improvvisa follia si fosse abbattuta su di lui.

Con gentilezza, ma anche con una specie di fermezza inconsueta da parte sua, Davide insistette per poterlo avvicinare e questa sua richiesta ricevette un deciso appoggio da parte di Nefer. Kabila allora, molto a malincuore e con evidente disappunto, ordinò alle guardie di aprire il cancello e di farlo entrare. Era visibilmente angosciata ed anche le guardie sembravano restie ad ubbidire al suo ordine e cedettero solo dopo una sua ripetuta richiesta.

Il cancello fu aperto e Davide entrò con un incedere lento ma sicuro e intanto gli altri, rimasti fuori, seguivano la scena con viva trepidazione. Il luogo recintato era piuttosto piccolo e comprendeva un boschetto, molto ombroso e disseminato qua e là di panche e tavolini di pietra, un piccolo laghetto con sponde sabbiose e un capanno. Su una di quelle panche giaceva sdraiato Cleone. Era completamente nudo e aveva il volto quasi irriconoscibile a causa del groviglio che formavano la barba e i capelli incolti.

Sembrava apparentemente assopito e non cosciente che un estraneo gli si stava avvicinando. Davide, che già era entrato in sintonia psichica con lui, lo sentiva vigile e fremente. Con calma gli si sedette accanto, in un'attesa silenziosa. Fuori tutti trattenevano il fiato. Kabila era in preda ad una visibile angoscia e anche Nefer tremava per l'emozione. Ciù Quo, invece, sembrava impassibile, come se nulla stesse per accadere.

Le guardie, coi muscoli tesi, erano pronte ad intervenire. Per alcuni minuti non accadde nulla. Sembrava che il tempo si fosse fermato. Poi.. .Cleone si alzò lentamente e si pose a sedere accanto a Davide. Appariva tranquillo e normale. Il silenzio continuò ancora per qualche minuto, quindi, con naturalezza, cominciarono a parlare, ma così sottovoce che nessuno di quelli che si trovavano all'esterno, riuscì a percepire una parola.

Sembravano due vecchi amici in vena di confidenze. Ad un certo punto, all'unisono, si alzarono e si avviarono lentamente verso il laghetto. Si sedettero sulla calda sabbia che lo lambiva, uno di fronte all'altro, continuando la loro sommessa conversazione per un tempo che a Kabila parve senza fine.

Erano così distesi che, di tanto in tanto, a turno o insieme, raccoglievano un sassolino e lo gettavano nell'acqua placida. Alla fine si alzarono e si diressero verso il capanno. Quando uscirono subito dopo, Cleone non era più nudo ma indossava una rozza tunica. Si avviarono all'uscita. Appena scorse Kabila, il fratellastro corse ad abbracciarla teneramente. Nonostante il groviglio di peli che mascherava il suo volto, appariva bellissimo e il suo sguardo era diventato dolce e sereno.

Kabila piangeva di gioia. Tutti, anche le guardie, apparivano commossi. Solo Ciù Quo manteneva la sua inalterata impassibilità; rotta appena da un enigmatico sorriso.
"Sei ridiventato il mio fratellino di prima", ripeteva Kabila continuando ad abbracciarlo, incredula del miracolo. "Dovrò subito accorrere a preparare nostro padre", aggiunse "perché non sia sopraffatto dalla troppa gioia"

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)