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sabato 7 maggio 2011

I due luoghi comuni più radicati contro l'ateismo.

Esistono luoghi comuni molto radicati sull'ateismo. Mi limito a citarne due che sono forse i più comuni. Il primo afferma che gli atei, in quanto tali, dovrebbero disinteressarsi di dio, mentre incoerentemente – si afferma – ne parlano in continuazione, per cui i credenti dicono che gli atei, in realtà, non possono stare senza dio, e che l’ateismo dopo tutto è anch’esso una religione.

Il secondo, forse più ricorrente del primo, afferma che gli atei sono solo anticlericali, sono solo mossi da un astio verso la Chiesa quanto meno pregiudiziale.

Come rispondere? Per quanto riguarda il primo si può sostenere che se gli atei non dovessero interessarsi di dio, sarebbe come dire che chi è minacciato da una malattia (e per un ateo, dio, le divinità delle religioni positive sono un'autentica forma di psicosi maniacale) dovrebbe disinteressarsene!

La metafora della malattia calza perfetta. Come possano gli atei non essere interessati al fatto che sono obbligati a vivere in una società dove le religioni, la cultura religiosa, si fanno portatrici di ignoranza, fanatismo e superstizione che la condizionano più di ogni altro comportamento.

E in nome di chi? In ossequio ad una divinità della cui esistenza (sempre per un ateo s'intende) nessuno potrà mai portare alcuna prova, se non il voler credere per credere. E’ ovvio che il sentimento religioso in sé, se è un fatto personale, non crea problemi a nessun'altro se non al credente.

Il problema nasce quando si creano organizzazioni che sfruttano tali sentimenti, influenzando la vita di tutti, compresi quelli che non hanno nessuna credenza religiosa, e imponendo loro comportamenti non graditi, non voluti e, in ultima analisi, coercitivi e oppressivi.

Per quanto riguarda l'accusa di anticlericalismo è chiaro che se il clero non ingerisse continuamente sulla vita politica chiedendo leggi d’ispirazione cattolica, che ostacolano tutte le libertà e che di fatto obbligano tutti a comportarsi come se fossero cattolici, non ci sarebbe alcuna ragione per essere anticlericali.

Ma siccome continua con invadenza a ingerirsi e ad ostacolare ogni forma di laicità, diventa un obbligo contrastarlo. L'ateo non impone niente a nessuno, invece sono le Chiese, di qualsiasi specie, che vogliono imporre a tutti, anche ai non credenti, le loro verità assolute. fasulle e oppressive, dedotte arbitrariamente dal un dio inventato e mai dimostrato.

Certo non è un caso se il numero di credenti è inversamente proporzionale al livello d’istruzione, fino a diventare un’esigua minoranza tra gli scienziati.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)