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domenica 29 maggio 2011

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 69

Giovanni lo ascoltava esterrefatto, quasi annichilito dallo stupore. Quello che aveva appena sentito gli appariva tanto assurdo quanto blasfemo, fino all'abominio.
"Ciò che hai detto è la più abominevole delle bestemmie" fece con orrore. Il suo viso aveva perso ogni parvenza di dolcezza e aveva assunto un'espressione aspra, quasi violenta. "Per quello che stai dicendo meriti la lapidazione e l'inferno" aggiunse poi, fulminandolo con occhi deliranti. Era scosso da fremiti e sembrava del tutto fuori di sé.

Davide, che di fronte all'indignata reazione di Giovanni si era mantenuto calmo e sereno, tardò qualche momento a rispondere, per dar modo all'amico di riprendere l'autocontrollo.

"Pensavo che ti avrei scandalizzato, ma non fino a questo punto" disse con voce pacata e atteggiando un mesto sorriso. "Sono convinto che quanto ho detto, non soltanto a te ma ad un qualsiasi ebreo o gentile, parrebbe la farneticazione di un folle. Ti avevo premesso, però, che ci vorranno millenni di preparazione per arrivare ad accettare questa specie di religione. Quindi è chiaro che non mi propongo di cominciare a diffonderla adesso.

"E chi mai potrebbe comprenderla? Giustamente, come dici tu, se mi ci provassi, andrei incontro ad un'immediata lapidazione. Quel che conta per te e per me, è riconoscere che entrambi abbiamo da svolgere un'identica missione, sia pure in modi diversi: scuotere le coscienze. Non soltanto degli ebrei ma di ogni altro essere umano".
"E cosa c'entrano i gentili con la salvezza!" urlò Giovanni con ira repressa.
"Siamo tutti scintille di Dio. Per lui gli uomini sono tutti uguali".
"E il popolo eletto, il patto di Jahvè con Israele? "

"Farneticazioni ebraiche. Dio non può essere così meschino da stringere un patto privilegiato con una tribù di nomadi, escludendo il resto dell'umanità. Soltanto il nostro esasperato narcisismo, congiunto ad un fanatismo senza limiti, può farci credere quest'empietà".

"Sicché Abramo, Mosè e i profeti sono stati soltanto dei deliranti fanatici".
"Non proprio. Hanno svolto una missione importantissima, insegnando al mondo occidentale il monoteismo e il concetto della salvezza. Siamo l'unico popolo che, partendo dalla monolatria di Abramo, siamo giunti ad un assoluto monoteismo, punto di partenza fondamentale per un'ulteriore evoluzione religiosa dell'umanità".

Giovanni chiuse gli occhi e portò le mani al petto come in preda ad una grave crisi esistenziale. Tutto il mondo sembrava essergli crollato addosso in pochi istanti. Avvertiva nelle parole di Davide qualcosa di tremendamente assurdo e di tremendamente vero nello stesso tempo. Ma il concetto di Dio come Coscienza Cosmica impersonale lo riempiva di terrore e d'angoscia.

Il suo Jahvè gli appariva ora come un Dio dimezzato, quasi ridicolizzato, come un qualcosa di misero di fronte all'immensità d'una Coscienza Universale. Rimasero entrambi in silenzio per un bel po'. Giovanni sembrava nel frattempo essersi calmato.

"Ogni volta che ti ho incontrato" disse rompendo il silenzio e cercando di dissimulare la profonda tristezza che gli saliva dal profondo, "mi hai sempre spaventato con le tue idee innovative e decisamente al di fuori del comune; salvo poi, almeno in parte, a convenire che avevi ragione. Ma questa volta hai superato ogni mia immaginazione.

"Non vedevo l'ora di rivederti per gridarti che ti avevo finalmente capito", proseguì con sempre maggiore amarezza, "ed ecco che mi trovo di nuovo dall'altra parte dello steccato, su posizioni nettamente diverse dalle tue. Potevamo unire le nostre forze e scuotere dalle radici la coscienza del nostro popolo. E invece.. ".

"E proprio quello che siamo stati chiamati a fare" lo interruppe Davide conciliante e con un sorriso più aperto. "Ma ognuno a modo suo: tu incitando alla penitenza, io all'amore universale".

Seguirono altri momenti di silenzio durante i quali era evidente che nell'animo di Giovanni si stava abbattendo una violenta tempesta di emozioni. Alla fine il suo volto scarnificato e ascetico parve rasserenarsi. Aprì gli occhi, che aveva tenuto sempre socchiusi, fissò Davide con un misto d'ammirazione e di compassione e disse: "Ti aspetta un compito immane. Il mio, al suo confronto, è una cosa piccola, piccola. Ma forse, come hai detto tu, in questo disegno universale che hai delineato, anche la mia modesta funzione avrà la sua importanza.

"Una cosa è certa: io continuerò per la mia strada e dimenticherò tutto quello che mi hai detto. Sento l'alito della morte da dietro alla mia spalla sinistra, e, anche se non mi fa paura, so che mi devo preparare al gran giorno. Ma temo che anche per te la strada sarà irta di ostacoli e di sacrifici".

"Lo so", rispose Davide. "Noi siamo le vittime sacrificali del nuovo corso che si sta aprendo, non per merito nostro ma per volere dello Spirito. Molte cose sono state predisposte perché ciò avvenga. Noi siamo due delle pedine di questo gioco".

Giovanni s'accorse che Davide era molto stanco e provato dal lungo viaggio. Lo rifocillò con un po' di pane e miele, che gli avevano portato alcuni pellegrini, poi lo fece stendere su di una stuoia all'ombra. Davide cadde subito in un sonno profondo che durò molte ore. Subito rivide in sogno il vegliardo come gli era apparso durante l'incidente del carro.

Si sorprese nel constatare che poteva udire perfettamente parte delle sue parole che allora gli erano parse mute. In esse il vecchio saggio gli annunciavano l'inizio della sua missione, lo incoraggiava ad essere fiducioso, perché lo Spirito era con lui e lo avrebbe costantemente ispirato, e s'impegnava ad apparirgli, di tanto in tanto, specialmente nei momenti più difficili e dolorosi. Davide rimase così confortato da quella visione che si ridestò con un aspetto radioso di luce e di spiritualità, che subito colpì profondamente Giovanni e tutti quanti lo avvicinarono.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)