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domenica 8 maggio 2011

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 66

Si sedette, in silenzio, come tutti gli altri, in attesa del sermone. L'atmosfera si era fatta rarefatta, come irreale. Tutti fissavano ipnotizzati gli occhi febbrili di Giovanni che sembravano saettare dalle loro orbite infossate.

"Fratelli nel Signore", esordì il profeta con voce grave e possente.
Davide ebbe un improvviso sussulto e per poco non svenne. Quella era, inconfondibilmente, la voce del suo amico. Quello era Giovanni, l'esseno, n'aveva ora la certezza assoluta. Fu subito sommerso da una marea di congetture e per un certo tempo non riuscì a seguire le parole del sermone. Ma si riscosse subito perché intorno a lui avvertì che tutti erano presi da una crescente e incontenibile emozione.

". .. e anche se chi vi parla vale meno di una locusta del deserto, la sua voce è quella del Signore e l'Altissimo mi ordina di dire a voi tutti: Fate penitenza perché i giorni dell'ira sono vicini e terribili catastrofi stanno per abbattersi su di voi. La scure è già alle radici degli alberi e il fuoco è pronto a incenerire quelli di essi che non danno buon frutto. Io sento, ogni giorno più forte, il tuono del passo dell'Eletto del Signore che, implacabile, si avvicina. Quando si rivelerà nella sua ira, col vaglio in mano, sarà forte lo stridore di denti.

"Guai a voi allora sacerdoti e leviti del Tempio che prendete a pretesto il servizio del Signore per soddisfare la vostra brama di ricchezze e mascherare la vostra ipocrisia, che avete trasformato il Dio d'Israele nel Dio di Mammona e la casa del Signore in un luogo di commercio; guai a voi ricchi epuloni che spregiate il povero, l'orfano e la vedova, non praticate la penitenza, l'elemosina, e vivete nel lusso e nella fornicazione; guai a voi, potenti della Terra, che avete messo l'uomo al posto di Dio.

"E guai a te Erode Antipa, tetrarca di Galilea, che ti sei macchiato di una colpa abominevole, unendoti incestuosamente in matrimonio con Erodiade, moglie di tuo fratello e tua nipote di sangue. Colpa punibile con la lapidazione. Io ti dico: il tuo letto è quello di un adultero incestuoso; e ad Erodiade: sei una cagna che porta nel grembo lo sperma di due fratelli. Mai Israele ha sofferto tanta disperazione sul proprio destino come ai giorni nostri, per la perdizione dei suoi capi e sacerdoti. Ma é scritto nel libro dell'Altissimo che per chi ha sostituito l'uomo a Dio, non ci sarà giustificazione, non ci sarà perdono. Il vaglio dell'Eletto li ha già soppesati e saranno gettati nel fuoco eterno".

Fece una breve pausa, poi, abbracciando con lo sguardo la piccola turba che lo ascoltava, inchiodata alle sue parole, proseguì: "A voi, invece, umili della Terra, reietti, calpestati e derisi dai potenti, l'Altissimo misericordioso concede il suo perdono e apre le porte del Regno dei Cieli se riconoscerete umilmente di essere peccatori, se spartirete col misero i vostri beni, se intraprenderete una vita di penitenza, di elemosina e di emendamento".

Il piccolo uditorio ascoltava con profonda emozione le parole aspre e dure di Giovanni ed era come ipnotizzato dal suo sguardo inquisitore. Qualcuno si copriva nervosamente il volto con le mani, come in preda ad una crisi di coscienza. Tutti sembravano condividere appieno l'invito alla penitenza, al pentimento, all'elemosina e all'emendamento della loro vita.
A conclusione del suo sermone, Giovanni invitò i nuovi venuti a fare un pubblico atto di penitenza, immergendosi nelle acque del fiume per ricevere da lui il battesimo. Spiegò che l'immersione nell'acqua lustrale serviva ad eliminare la traccia che il peccato lasciava dopo il pentimento.

Appena egli cessò di parlare, molti dei presenti si affrettarono verso un punto della riva dove l'acqua era più profonda e alcuni discepoli di Giovanni, che da tempo vivevano con lui seguendolo nel digiuno e nella penitenza, si apprestarono a riceverli.

Tutti, ad uno ad uno, in atteggiamento di contrizione e di pentimento, gettarono le vesti sulla sabbia, penetrarono nell'acqua fino al collo e, a quel punto, lo stesso Giovanni, anche lui immerso nel fiume, con una tazza versò sulla loro testa dell'acqua e recitò sottovoce la formula di remissione dei peccati. La cerimonia durò più di un'ora, nel più assoluto silenzio.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)