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venerdì 6 maggio 2011

L’eutanasia? Un’opzione civile contro la barbarie teocratica.

Il recente suicidio di Monicelli fu determinato senz'altro dal fatto che l'età molto avanzata e la grave malattia del grande regista, da un lato gli precludevano ogni capacità creativa, e dall'altro compromettevano irrimediabilmente la sua dignità e il suo modo di concepirsi.

Quindi è stato un atto di suprema dignità, attuato da chi, in omaggio ad un concetto di qualità contro quello di quantità del vivere,rifiuta una vita non più degna di essere vissuta.

Il suo possiamo configurarlo come un suicidio esistenziale. Scrive il filosofo Carlo Tamagnone nell'ultimo numero del bimestrale L'ateo (2/2011): “L’esistenzialità è una realtà del mentale in cui cessano di essere attivi i modelli di esistenza che il mondo ci propone, tradizionali o alla moda; essa non è più riferita al “vivere con gli altri”, ma ai ‘vivere con se stesso”.

E un colloquiare interiore che ti dice qual è “per te” un modo di vivere dignitoso”. Per cui scegliere una morte che per molti è “assurda” è, per l'uomo esistenziale, firmare il concetto di dignità e rifiutare il proseguo di una vita vissuta a livello vegetale o stereotipata nella banalità.

È in base a tale unicità esistenziale che una persona libera può scegliere ciò che “vale la pena” e ciò che “non vale la pena”. Perché è importante il vivere, ma è ancora più importante il “come” si vive e talvolta anche come si può cessare di vivere.

Ciò premesso dobbiamo denunciare che nel nostro Paese, oppresso dalla barbarie teocratica impostaci da un Cattolicesimo disumano, il suicida è costretto a morire in solitudine e spesso ricorrendo ad un gesto violento.

La violenza suicidaria, attuata in piena solitudine, è purtroppo l'ultima ratio in difesa della propria dignità. Se in una società civile venisse permessa una “dolce morte”, non solitaria, ma circondata dall’amore dato e ricevuto di altre persone, quanto immenso dolore verrebbe risparmiato a chi ricorre al suicidio per evitare inutili sofferenze e il degrado della sua dignità.

Si aprirebbe finalmente un orizzonte di civiltà e si santificherebbe la più alta e nobile delle libertà umane. Ma quante persone dovranno ancora violentare se stesse prima che sia raggiunta una così alta conquista umana e civile?

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)