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martedì 17 maggio 2011

La Corte Suprema brasiliana riconosce l'unione civile per le coppie omosessuali, ma nello Stato di New York lo scontro per i matrimoni gay è duro.

La Corte Suprema del Brasile ha deciso di omologare le unioni omosessuali al matrimonio eterosessuale, garantendo così alle coppie gay gli stessi diritti goduti oggi dagli eterosessuali.

La decisione è stata adottata all'unanimità dai 10 giudici della Corte, secondo quanto riferito dal suo presidente, Cezar Pelluzo, nonostante la forte opposizione della Chiesa cattolica. "Coloro che hanno scelto l' unione omosessuale non possono essere cittadini di secondo classe", ha detto Carmen Lucia, uno dei giudici che ha votato.

L'Argentina è stato il primo Paese dell'America Latina a legalizzare, già l'anno scorso, il matrimonio omosessuale su tutto il territorio nazionale. Anche l' Uruguay e Città del Messico riconoscono pari diritti alle coppie omosessuali.

Questo riconoscimento è molto importante perché, tra l'altro, comporta per le coppie gay i diritti come la pensione, l'eredità e l'adozione dei bambini.

L'Episcopato cattolico brasiliano e alcune Chiese Evangeliche sono nettamente contrari a questo riconoscimento, ignorando che in uno Stato laico nessun cittadino può essere discriminato per il sesso e che la religione non deve interferire nelle legislazione civile.

Mentre l'America latina si apre con coraggio al riconoscimento dei diritti gay, negli Usa l'opposizione al riconoscimento dei matrimoni tra omosessuali si fa sempre più dura. Ad Albany, negli Stati Uniti, stato di New York, i capi religiosi hanno dato avvio ad una comune campagna di mobilitazione per bloccare la legge che consente le nozze tra persone dello stesso sesso in procinto di essere discussa dai politici.

“I nostri pastori sono inferociti per l’assalto del governatore al matrimonio”, ha fatto sapere il reverendo Jason J. Mc Guire, direttore del New Yorkers for Constitutional Freedoms.

Per il governatore Andrew M. Cuomo, democratico, il matrimonio gay è, invece, una priorità sempre più sentita da molta gente, soprattutto di tendenza democratica. Ma i leader dei gruppi Cattolici, Evangelici ed Ebrei Ortodossi, appoggiati dalla destra politica repubblica non ci stanno e hanno già finanziato un’ondata di 500mila telefonate per invitare gli elettori a contattare i legislatori indecisi.

La coalizione antigay vede in prima fila l’arcivescovo Timothy M. Dolan con tutto l'episcopato cattolico che si oppone attraverso i bollettini diffusi in chiesa, giornali diocesani, sermoni dal pulpito. Si fa leva sui precetti cattolici che condannano l’omosessualità e sul possibile stop dei servizi sociali come l’affido e l’adozione.

Anche il reverendo Ruben Diaz Sr, ministro della Chiesa Cristiana Evangelica Pentecostale, e senatore, è uno dei più accaniti oppositori al riconoscimento. Ha organizzato il 15 maggio una manifestazione anti matrimonio gay.

A dare man forte ai religiosi è schierata la potente lobby National Organization for Marriage, con sede a Washington disposta a spendere un milione di dollari contro ogni senatore repubblicano che vota a favore della legge.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)