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lunedì 16 maggio 2011

Libertà e dignità nella vita e nella morte

L'imminente approvazione del ddl Calabrò ripropone all'attenzione di tutti il problema della barbarie di certe posizioni ideologiche, assunte dal nostro parlamento, che sottomettono i diritti dell'uomo a principi che ignorano l'autodeterminazione e la dignità umana sancite dalla nostra Costituzione per sottostare all'ideologia religiosa.

Nella fattispecie il ddl in questione parte dall'assunto ideologico che l'uomo, in quanto voluto e creato da Dio, dovrebbe abbandonarsi alla Sua Volontà per quanto concerne i tempi e modi in cui la vita ci verrà tolta. Ciò in nome di un essere supremo, assolutamente inventato ai primordi della civiltà e accettato pedissequamente senza essere mai stato dimostrato e che la nostra Costituzione laica ignora.

Tale tipo di atteggiamento sancisce il principio che la persona non può decidere sul suo fine vita, ma deve sottostare ad una legge, decisa dalla maggioranza parlamentare, che la vita non appartiene al cittadino ma a qualcun'altro.

Al soggetto è permesso suicidarsi (ammesso e non concesso che lo possa fare immobilizzato in un letto d'ospedale!) ma non di decidere se la sua qualità di vita sia compatibile con la dignità di essa. Un'auctoritas religiosa o statuale, nella persona giuridica di un medico o di una commissione, deciderebbe quindi “per lui”.

La rivendicazione personale di una qualità della propria esistenza tarata in base ai “propri” principi esistenziali viene negata d'autorità in nome di un'ideologica quantità di vita, che, al giorno d'oggi, la medicina può protrarre quasi all'infinito.

Con ciò violando uno dei punti fondamentali della Costituzione, laddove recita che ogni cittadino è “libero” di autodeterminarsi salvo che ciò rechi danno ad altri” e che «la libertà personale è inviolabile» (Parte I, Titolo I, Art.13).

Una legge che impone una sopravvivenza “non voluta”, è quindi chiaramente illegittima anche se approvata dal 100% del Parlamento, ed è anche totalmente immorale. Infatti impone ad una persona, in condizioni di grave sofferenza fisica o spirituale, di dover subire il perpetuarsi della propria sofferenza come una vera e propria tortura fisica o mentale.

Tutto ciò ci fa comprendere come l'Italia non sia ormai più un Paese laico ma cripto-teocratico perché si legifera in base ad ideologie religiose che sono chiaramente contrarie alla Costituzione e ai più elementari diritti umani e civili sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, firmate dall'Italia ma non dal Vaticano.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)