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mercoledì 25 gennaio 2012

Gesù era un esseno? (“L'invenzione del cristianesimo”) 21


Molti studiosi sono concordi nel riconoscere Gesù come un esseno e hanno preso atto che le coincidenze tra lui e gli esseni sono manifeste e numerose. Entrambi predicavano la penitenza, la povertà, l’umiltà e l’amore per il prossimo, ed erano in aspro conflitto con la società ufficiale e perseguitati dai sacerdoti di Gerusalemme. Però gli esseni non conoscevano l’amore per i nemici, anzi coltivavano odio nei loro confronti e in questo parrebbero diversi da Gesù e i primi cristiani.

Ma non è così. Quando nei Vangeli si dice di amare i nemici e di porgere l'altra guancia ci si riferisce ai nemici personali, cioè a quelli che vivono nell'ambito della comunità, non mai ai nemici esterni, a quelli cioè del popolo d'Israele, come gli oppressori romani, e tanto meno ai nemici di Jahvè, i pagani in genere. Tutti costoro dovevano essere odiati e sterminati senza pietà, come aveva ordinato Mosè.

Nessun giudeo, per quanto mansueto, avrebbe accetto questo tipo di perdono, e invece di porgere l'altra guancia ad un oppressore romano gli avrebbe vibrato una pugnalata nella schiena, come facevano gli zeloti ai quali, come vedremo, appartenevano Gesù e i suoi apostoli. Il rigoroso pacifismo di Gesù, inteso in senso universale, fu aggiunto a posteriori ai Sinottici, quando la Chiesa ellenizzata soppiantò quella messianica dei giudei e si aprì ai gentili.

La setta degli esseni viveva a Qumran sulle rive del Mar Morto, in uno dei luoghi più inospitali della Palestina e aveva come punto ideologico fondamentale l'aspettativa ansiosa, quasi febbrile, dell'imminente liberazione d'Israele dalla sottomissione religiosa e politica al potere straniero e pagano e la restaurazione del Regno di Dio, cioè del Regno terreno di Jahvè.

Ma oltre alla restaurazione politica, gli esseni perseguivano anche quella religiosa che implicava una applicazione attenta e rigorosa della Bibbia, una considerazione assoluta verso le classi più povere e diseredate d'Israele e la punizione di tutti quegli israeliti (sadducei, scribi e i farisei) che si erano resi colpevoli di empietà e di connivenza coi nemici (romani).

La loro utopia era l'instaurazione di una nuova comunità imperniata sulla perfetta uguaglianza sociale, la povertà intesa come scelta di vita, l'esaltazione degli umili e degli oppressi (vedi Giuseppe Flavio e Filone Alessandrino). Infatti, gli esseni avevano adottato la comunità dei beni e praticavano una vita ascetica, improntata al lavoro e allo studio e vissuta in lieta povertà.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)