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domenica 22 gennaio 2012

Peccato e redenzione. Com'era visto il peccato nel Vecchio Testamento. 40


Benefici materiali e terreni, quindi, quali la sopravvivenza nella prosperità e nell'abbondanza, il costante incremento demografico e il dominio sulle altre nazioni, questo era il premio per le virtù concesse al popolo ebraico.

Disobbedendo alle leggi del suo dio, invece, cioè commettendo il peccato, Israele credeva di essere destinato a perire. Il patto stipulato tra Jahvè e il suo popolo riguardava soltanto la vita terrena e non contemplava minimamente quella spirituale o celeste perché la morte segnava l'annullamento dell'individuo e la fine di ogni rapporto col suo dio. Tutta la vita di Israele era condizionata dall'osservanza della Legge ritenuta garanzia della sua sopravvivenza .

Questa legge regolava tutti gli aspetti della vita quotidiana, anche quelli sociali e familiari, e imponeva la difesa dei deboli e degli oppressi. Le sue preoccupazioni umanitarie comprendevano, ad esempio, la remissione dei debiti ogni sette anni, le leggi antiusura, il porre un limite alla schiavitù e, a questo proposito, veniva ricordato al popolo ebraico come fosse stato esso stesso un tempo schiavo e straniero (Deuteronomio, 15, 20 e 23).

Anche i salariati, gli orfani, le vedove e gli indigenti erano trattati con grande umanità. Perfino gli animali domestici venivano tutelati da maltrattamenti e da sfruttamenti iniqui: al bue non si poteva mettere la museruola quando trebbiava (Deuteronomio 25,4).

La Legge, tutelando i diritti umani e la dignità della persona, dava un esempio senza precedenti di attenzione per i deboli e gli indifesi e contemplava norme morali finalizzate al benessere sociale.

La festività del sabato, ad esempio, possiamo considerarla la prima conquista sindacale della storia, mediante l'artificio del riposo consacrato alle fatiche del Signore.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)