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martedì 31 gennaio 2012

Quando gli pseudo valori non negoziabili della Chiesa diventano cieca ferocia.


L'episodio cui mi riferisco è stato riportato da La Repubblica. Un uomo di 98 anni, ormai cieco, affetto da demenza senile, semiparalizzato, ridotto al peso di 13 kg, immerso in una continua sofferenza, chiede ai suoi due figli di intercedere presso la direzione della casa di riposo che lo ospita per far cessare l'accanimento terapeutico, soprattutto la nutrizione artificiale, e di essere lasciato morire in pace, come natura comanda. I due figli si prodigano per far rispettare la volontà paterna.

Ma la dirigente sanitaria, giovane medico di 32 anni che forse teme la denuncia di qualche bigotto della casa ligio ai dettami religiosi, non accetta di rispettare il legittimo desiderio di un uomo ridotto all'estremo. Deve continuare a vivere a tutti i costi, anche se ridotto ad una larva e impone la continuazione dell'alimentazione artificiale, un flacone di 1500 calorie giornaliere, mediante un sondino naso gastrico. L'uomo di notte si strappa il sondino, dimostrando chiaramente la sua volontà di rifiutarlo.

A fronte dell'opposizione dei figli a rimetterglielo, il medico chiama i carabinieri che impongono l'alimentazione forzata. L'uomo di nuovo alimentato contro la sua volontà di notte se strappa nuovamente il sondino.
La sequenza si ripete più volte nel giro di pochi giorni finché la natura, più misericordiosa di certi uomini disumani, interviene a liberare il povero vecchio da quella tortura.

Resta il dolore dei familiari per un padre cui si potevano risparmiare giorni di gratuita sofferenza e la cui volontà è stata calpestata. Familiari trattati da delinquenti e per i quali si è ritenuto di dover chiamare i carabinieri.
Morire di denutrizione può sembrare spaventoso per la maggior parte delle persone, ma gli specialisti spiegano che quando si è in fin di vita questo è in realtà il modo più indolore per farlo. 

“La maggior parte delle persone che smettono volontariamente di mangiare in quella situazione, dopo alcune ore non avvertono più la sensazione di fame. A volte addirittura si avverte una sensazione di euforia a causa di cambiamenti metabolici nel corpo. E questo è un modo pacifico di andarsene”.

Ma ad impedirlo sono i Torquemada vaticani, assecondati da i nostri politici appecorati.


Inizio dell'attività pubblica di Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 26


Nel Vangelo di Marco c'è un episodio, riferito all'inizio della vita pubblica di Gesù, che potrebbe farci credere che la sua famiglia non approvasse il suo apostolato messianico, anzi ne fosse totalmente contraria. Leggiamolo: "...Entrò (Gesù) in una casa e si radunò di nuovo intorno a lui molta folla...allora i suoi (familiari), sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «è fuori di sé»..” (Marco 3,20-21). Anche nel Vangelo di Giovanni si afferma che i fratelli di Gesù "non credevano in lui" (Giovanni 7,5).

L'episodio sopra citato, molto emblematico, smentisce categoricamente la presunta Annunciazione. Com'è possibile che la Madonna, cui l'angelo aveva annunciato il concepimento nel suo grembo del figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, fosse così all'oscuro dell'alta missione cui il figlio era stato predestinato, da vergognarsi di lui, ritenendolo fuori di testa, e cercare, con l'aiuto degli altri suoi figli, di fermarne l'apostolato? Come si vede le incongruenze dei Vangeli sono continue.

Durante la sua attività pubblica Gesù fu costantemente seguito da una turba di seguaci che comprendeva gente di ogni condizione sociale. Molti erano poveri e incolti, ma c'erano, saltuariamente, anche farisei e dottori. Egli accoglieva indiscriminatamente tutti, anche i pubblici peccatori, come i pubblicani e le prostitute. I dottori, gli scribi e i farisei, a detta dei Vangeli, lo trattavano con supponenza non avendo egli frequentato le loro scuole, e lo consideravano uno dei tanti rabbi improvvisati che sorgevano allora con una certa frequenza.

Secondo i costumi del tempo, predicava nelle sinagoghe di sabato, ove tutti potevano intervenire nelle discussioni, ma anche per le vie dei villaggi, negli spazi aperti e in riva al lago. Predicò quasi esclusivamente in Galilea e solamente nell’ultimo periodo della sua vita si trasferì a Gerusalemme.

È indubbio che tra i suoi seguaci più assidui ci fossero anche zeloti e sicari, allora considerati alla stregua odierna dei terroristi, perché Gesù assommava due caratteristiche: quella del Messia che aspirava alla liberazione di Israele e alla restaurazione del Regno di David, e quella esseno-ascetica che propugnava il ritorno integrale alla Legge, non tanto sotto l'aspetto formale, perseguito soprattutto dai farisei, quanto sotto quello etico spirituale.


lunedì 30 gennaio 2012

Il falso Jahvè (Genesi e involuzione del monoteismo biblico). L'adozione di Mosè. 64


Spencer interpreta l'Arca dell'Alleanza come la combinazione di una cista mysterica e di un sarcofago egizio. In realtà, questa sacra cassapanca (un metro circa di lunghezza e poco meno per altezza e larghezza), costruita ai piedi del Monte Sinai dall'artigiano Bazeleel su indicazioni di Mosè affinché contenesse le Tavole della Legge, somigliava molto agli scrigni cerimoniali egiziani quali possiamo vedere nei dipinti.

Era sormontata da due cherubini ad ali spiegate, rivestiti d'oro (simili a Maat, la dea egizia della verità e della giustizia che aveva le ali spiegate) (Esodo, 25,18-22). Queste immagini contravvenivano alla rigorosa iconoclastia di Mosè.

All'Arca vennero riconosciuti poteri straordinari dagli scribi che parecchi secoli dopo redassero la Bibbia. Nel deserto l’Arca viaggiava davanti agli ebrei per uccidere i serpenti e gli scorpioni e spianare le montagne, e in battaglia scatenava il fuoco celeste per consentire alla stirpe d'Israele di mietere un successo bellico dietro l'altro.

Anche i Keruvim trasgredivano in modo palese il rigoroso aniconismo mosaico. La loro apparenza esteriore dimostrava l'origine idolatra nel modo più evidente: avevano un aspetto composito al modo degli dèi cananei e dei geroglifici egizi. Ezechiele li descrive come “creature” o “animali” ciascuno con il volto di un uomo, di un leone, di un toro e di un'aquila. Come tali essi si ripresentano nell'Apocalisse (4,6-7), mentre nel Nuovo Testamento sono diventati i simboli dei quattro evangelisti.

Mosè dovette dunque pagare un prezzo estremamente alto per aver reso di dominio pubblico il segreto dei grandi misteri che s'incentrava nell'unità di un Dio ignoto, astratto, spirituale, anonimo e invisibile.

Non essendo in grado di trasformare in conoscenza razionale la fede cieca e l'obbedienza assoluta a leggi rituali insensate, fu costretto a ridurre la sua idea di un Dio sublime, propria dei misteri egizi, alla dimensione di una divinità tutelare nazionale, conformemente alle capacità di comprensione del popolo, e a celare la verità sotto l'egida protettiva di istituzioni e prescrizioni cultuali. Mosè non rivelò la verità, soltanto la "transcodificò", come diremmo oggi, per trasmetterla in forma di un corpus pubblico di adempimenti rituali, non soggetto ad alcun obbligo di segretezza. 

La dea egizia Maat


A proposito del battesimo di Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 25


Col battesimo iniziatico, Gesù, che sicuramente era un suo seguace, ricevette dal lui una specie di investitura a proseguire la sua opera, nel caso fosse stato tolto di mezzo. Difatti, i due avvenimenti: l'arresto del Battista e l'inizio dell'attività pubblica di Gesù, coincidono cronologicamente.

Notiamo, anche a proposito del Battista, chiare discordanze tra gli evangelisti. Luca, ad esempio, sostiene che il Battista e Gesù erano parenti stretti (cugini) e contemporanei d'età (Luca 1), mentre per Giovanni non si conoscevano affatto (Giovanni 1,31). Ma non è tutto. Ci sono altre incongruità che non trovano spiegazioni. Ad esempio: se il battesimo di Giovanni era di carattere espiatorio, aveva cioè lo scopo di ottenere la remissione dei peccati, quali colpe aveva Gesù, Figlio di Dio, da farsi perdonare? Le contorsioni teologiche escogitate dai dottori della Chiesa per conciliare una tale incongruenza sono semplicemente ridicole. Per Tommaso d'Aquino col battesimo di Gesù il Signore avrebbe solo voluto santificare l’acqua.

E, ancora, se al momento del battesimo Giovanni proclama Gesù il futuro Messia, perché nello stesso Vangelo, otto capitoli dopo, mentre è in carcere, mostra di aver del tutto dimenticato questo clamoroso evento, e a dispetto del cielo aperto, della colomba e della voce dello Spirito Santo, manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: “Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attendere un altro?” Immaginate l'imbarazzo della Chiesa di fronte a questa smemoratezza del Battista!

E, per concludere: se il battesimo per Gesù fu così importante, come ci fanno notare i Vangeli, perché durante la sua attività pubblica Gesù non battezzò mai nessuno, nemmeno i suoi discepoli? Qualcuno potrebbe obiettare che gli apostoli ricevettero da Gesù l’ordine di battezzare in nome della Trinità, come nel Vangelo di Matteo «E dunque, andate e insegnate a tutti i popoli e battezzateli in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo...» (Matteo 28,19).

Si tratta di un ennesimo falso messo in evidenza da due considerazioni. Anzitutto, al tempo di Matteo, nessuno era a conoscenza della Trinità, la cui formulazione avvenne soltanto nel IV secolo col secondo Concilio ecumenico del 381, che inserì il dogma della Trinità nel cosiddetto credo niceno-costantinopolitano. In secondo luogo, Matteo si contraddice avendo scritto in precedenza, proprio nel suo Vangelo, che Gesù aveva esplicitamente vietato il missionariato presso i non ebrei. “Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d'Israele.” (Matteo 10,5-6).

Quindi il battesimo cristiano nasce, come vedremo in seguito, non da Gesù e i suoi apostoli, ma da Paolo, che lo derivò da quello pagano dei riti iniziatici delle Religioni Misteriche. Comunque sia, l'influenza del Battista su Gesù fu senza dubbio determinante per la sua futura missione ed è valsa come una solenne investitura a Messia d'Israele.  

Tommaso d'Aquino


domenica 29 gennaio 2012

Peccato e redenzione. Com'era visto il peccato nel Vecchio Testamento. 42


Il massimo peccato che il popolo ebraico poteva commettere e che Jahvè, secondo la Bibbia, avrebbe punito con carestie, malattie, sconfitta politica, resa in schiavitù e perfino distruzione dell'intero popolo, era quello di adorare altri dèi oltre Jahvè.

Era un peccato gravissimo nel quale Israele cadeva spesso e i profeti non si stancavano di ripetere che tutte le sciagure che accadevano continuamente al loro popolo erano la giusta punizione divina per il peccato di idolatria.

Una colossale fandonia perché gli eventi storici ci hanno dimostrato che Israele ha sofferto i momenti più dolorosi e drammatici della sua storia proprio quando, in seguito alla riforma di re Giosia, aveva raggiunto il massimo rigore religioso.

Quindi all'apice della religiosità è corrisposta la più immane delle catastrofi, cioè l'annientamento della nazione ebraica e la schiavitù a Babilonia. Evidentemente il dio biblico era soltanto un inetto totem tribale.

Dal momento che, come abbiamo visto, l'ebraismo riteneva che alla morte l'anima di ognuno cessava di vivere assieme al corpo e ogni rapporto era chiuso con Jahvè, non era ammissibile per esso un aldilà positivo o negativo, conseguente al fatto che l'anima era immortale. 

 Quindi veniva esclusa la necessità di una redenzione divina che riscattasse l'anima dal peccato di Adamo e la portasse alla felicità eterna, come invece proclamerà il cristianesimo fondato da Paolo di Tarso.

Sarà infatti il cristianesimo ellenistico-pagano di Paolo (non quello giudaico dei cosiddetti apostoli), che, inventando l'immortalità dell'anima, trasformerà completamente l'ebraismo e porrà la necessità di una redenzione divina.

Re Giosia


L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 102


Finalmente, in un tiepido pomeriggio di maggio, mentre si trovava nella copisteria del Foro, fu avvertito da Afro che l'amico che aspettava da Gerusalemme era arrivato. Non perse un minuto e si precipitò a casa per abbracciare Ptolomeo. Costui, oltre alle molte notizie, portava decine di rotoli scritti che aveva comperato nel covo dei ladri di Gerico per ordine di Giuda a prezzi veramente irrisori.

Dopo aver rifocillato e riassettato l'amico, Giuda lo introdusse nella sua biblioteca, con l'ordine di non essere disturbato per nessun motivo, e si dispose con Davide a sentire gli avvenimenti di Gerusalemme, dal momento della sua partenza in poi.

"La mattina, successiva alla pasqua, al sorgere del sole″ esordì Ptolomeo, “Maddalena si recò sola alla tomba provvisoria di Gesù, trovandola aperta e vuota, come s'aspettava, e con allineati in bell'ordine il lenzuolo e il sudario. Fingendo enorme sorpresa, si precipitò nei pressi della Piscina di Siloe, ove i fedelissimi di Gesù erano asserragliati con Salome, madre di Giacomo e Giovanni, e suo fratello Lazzaro. Erano disperati, angosciati, impauriti e, sentendo bussare, non volevano aprire la porta del loro rifugio nel timore che fossero le guardie del Tempio. Quando finalmente si decisero a farlo videro lei, stravolta e scarmigliata, che gridava loro che Gesù era risorto.

Dopo alcuni attimi di sbalordimento, sentirono sciogliersi quasi all'istante, l'angoscia, la paura e lo sconforto che li avevano attanagliati fino ad allora e si sentirono invadere da una forte ondata di coraggio che li trasformò da pecorelle smarrite in intrepidi leoni. Convinti che lo Spirito li avesse finalmente illuminati, corsero per la città annunciando ad alta voce la resurrezione di Gesù. Sembravano ebbri e la gente li guardava con stupore. Ma alcuni cominciarono ad ascoltarli con interesse e a lasciarsi trascinare dal loro entusiasmo.

Certi seguaci di Gesù, che negli ultimi giorni lo avevano abbandonato a causa della profanazione del Tempio, all'annuncio della sua resurrezione, si ricredettero e si unirono a loro. In breve si formò un folto gruppo di esaltati. Intanto da Gamala era giunti in città Giacomo, fratello di Gesù, con la madre Maria, e subito fu ritenuto da tutti, assieme a Cefa, uno dei capi di questo movimento che molti chiamano “la Via". Giacomo annunciò che Gesù sarebbe tornato, entro breve, tra le nuvole, come il Figlio dell'Uomo profetizzato da Daniele, e che allora la Fine dei Tempi sarebbe giunta per dare inizio al Regno imperituro d'Israele.

"E Maddalena?" chiese Giuda.
"Non si unì al gruppo. Tornò a casa per custodire il ricordo di Gesù nel suo cuore. Così mi ha detto lei, che incontro abbastanza spesso, e che mi ha pregato, con le lacrime agli occhi, di salutarvi e di abbracciarvi per lei. D'altra parte c'è da sottolineare che i capi della Via hanno subito fatto capire alle donne che, contrariamente a quando c'era Gesù, loro non possono aspirare a posizioni di prestigio. Anche Maria, madre del Messia, ha un ruolo secondario e più che altro accudisce il figlio Giacomo e gli altri parenti".
"E cosa fanno di particolare i seguaci della Via?" chiese Davide.

"Si riuniscono regolarmente nel Tempio a pregare e praticano molto le opere di carità. Soccorrono gli orfani e le vedove e alcuni hanno venduto i loro beni per distribuirne il ricavato ai bisognosi".
Sono ancora accesi messianisti?”
Sotto la giuda di Giacomo, fratello di Gesù, hanno di molto attenuato la loro carica rivoluzionaria per prediligere gli insegnamenti del Codice di Damasco che esige le pratiche di pietà nel Tempio e l'assistenza ai bisognosi".

"Cosa pensano di Gesù?"
"E' difficile rispondere a questa domanda. Io ho fatto amicizia con uno di loro, di nome Mattia, molto vicino a Giacomo. Egli ritiene che Gesù sia il Messia venuto per annunziare agli ebrei che la Fine dei Tempi è vicina e che la sua resurrezione sia il segno dell'inizio dell'era messianica".


sabato 28 gennaio 2012

Il falso Jahvè (Genesi e involuzione del monoteismo biblico). L'adozione di Mosè. 63


Per estirpare l'idolatria così profondamente radicata nell'animo del suo popolo, Mosè ricorse a tutti i mezzi possibili, che andavano dall'iconoclastia più violenta, all'istituzione di continui riti sacrificali (tali da rendere l'altare un mattatoio), all'osservanza scrupolosa, per non dire maniacale, di precetti assurdi e irrazionali che regolavano tutti gli aspetti della vita, non solo religiosa ma anche pratica.

Tanto per fare un caso limite, in Esodo 28, 42 Dio dà a Mosè disposizioni perfino sulle mutande che Aronne doveva indossare durante la celebrazione dei riti. Un Dio che si occupa di simili quisquilie ha perduto molta della sua sublime divinità.

I riti sacrificali, prescritti con accanimento e ferocia (si pensi che a Gerusalemme, durante le feste pasquali, venivano macellati nel Tempio più di ventimila animali, in un orribile lezzo di sangue e d'incenso), Mosè li impose volendo, come dice Spencer, gettare discredito su quegli animali che per gli Egizi avevano maggiore importanza.

Spencer, nel citato "De Legibus" afferma che Mosè apprese dai suoi maestri egizi, tra l'altro, anche “la filosofia trasmessa per mezzo di simboli". La sua fonte è Filone d'Alessandria (De vita Mosis, libro primo).

Questo spiegherebbe il fatto che, per Mosè, Dio non accettava che il suo culto fosse privo di qualcosa che gli israeliti avevano già imparato a considerare come sacro durante il loro soggiorno in Egitto.

In altre parole, non voleva che la religione che lui stava creando mancasse di visibilità o di dimensione estetica, cioè di quelle forme visibili e materiali attraverso cui la religione si esprime e viene vissuta.

Ecco spiegata, allora, la pletora di riti sacrificali, purificazioni, festività rituali, il capro espiatorio e l'istituzione dell'Arca dell'Alleanza, dei Keruvim, dei templi negli Alti Luoghi in tutto simili a quelli eretti da Akhenaton al Dio Aton a cielo aperto, degli Urim e dei Tummim.

In base a tale principio di visibilità, Mosè dovette in parte rinunciare alla sua spietata iconoclastia e concedere al proprio popolo immagini rigorosamente proibite sul piano teologico, quali appunto l'Arca dell'Alleanza e i Keruvim, intesi come visualizzazione della presenza divina.

L'Arca dell'Alleanza


L'incontro con Giovanni Battista (“L'invenzione del cristianesimo”) 24


Intorno al 30 d.C., nel clima rovente della Palestina travagliata da continue sommosse antiromane, s'affaccia sulla scena d'Israele un personaggio, per molti aspetti carismatico, conosciuto come Giovanni Battista. Di lui possiamo affermare che era sicuramente un esseno.

Sono molti e importanti gli elementi che collegano questo personaggio alla comunità di Qumran: 1.anzitutto il fatto che visse in regioni desertiche della Giudea, dove si trovava quella setta. “Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele” (Luca 1,80). “In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea” (Matteo 3,1).

2.In secondo luogo perché somministrava il battesimo in prossimità dello sbocco del Giordano nel Mar Morto, vicino all’insediamento di Qumran, e questo rito in Israele era praticato solo dagli esseni. “[...]si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione” (Marco 1,4).

3.In terzo luogo perché la sua predicazione era tipicamente messianica in quanto prevedeva imminente la restaurazione del Regno di Jahvé. “Convertitevi perché il Regno dei Cieli è vicino” (Matteo 3,2).
Anche il suo nutrimento era tipicamente esseno. “..il suo cibo erano cavallette e miele selvatico” (Matteo 3,4). Nel Documento di Damasco, rinvenuto a Qumran, troviamo la prescrizione di come cucinare le cavallette, gettandole sul fuoco o nell’acqua ancor vive.

Infine per le violente invettive e minacce contro gli ebrei corrotti e conniventi con Roma, che ricalcano quelle di Gesù. “Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? (Matteo 3,7). “Già la scure è posta alla radice degli alberi. Ogni albero che non produce frutti viene tagliato e gettato nel fuoco” (Matteo 3,10). Parole che riconducono alla Regola della Guerra degli esseni che annunciava il giorno in cui Jahvè avrebbe attuato lo sterminio dei figli delle tenebre, cioè di tutti i figli degeneri di Israele.

Nei Vangeli è presentato come colui che doveva preparare la strada alla venuta del Messia, da sempre atteso da Israele. Infatti egli parla di "colui che viene dopo di me" e che "è più potente di me". E aggiunge: "egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile" (Matteo 3,12).

Gesù quindi viene presentato come l'atteso Messia, il ricostruttore del Regno di Jahvé e il destinatario delle profezie messianiche. Noi sappiamo, sempre dai Vangeli, che Giovanni aveva un largo seguito di discepoli e che una parte di essi, dopo la sua decapitazione per opera di Erode Antipa, si unì a Gesù che allora stava per iniziare la sua attività pubblica. Da questo fatto possiamo trarre alcune deduzioni.

Forse il Battista aveva tentato di ergersi a Messia davidico criticando aspramente la condotta privata di Erode Antipa, denunciando la collusione tra la classe dirigente israeliana e i romani e biasimando il lassismo del clero templare nell'osservanza della Legge. Ma fu prontamente eliminato, perché troppo scomodo non solo ad Erode ma a tutte le classi alte di Israele.


Giovanni Battista battezza Gesù


venerdì 27 gennaio 2012

La Chiesa Cattolica, ostacolando in tutti modi la contraccezione, è la massima responsabile degli aborti che avvengono nell'Occidente.


Durante il discorso ai 180 ambasciatori del Corpo Diplomatico accreditato in Vaticano, il Papa ha denunciato che "nel mondo occidentale ci sono delle "misure legislative che non solo permettono, ma talvolta addirittura favoriscono l’aborto, per motivi di convenienza o per ragioni mediche discutibili".

La condanna dell'aborto in base ad uno degli pseudovalori non derogabili della Chiesa è divenuto un mantra fisso nei discorsi del Papa. Ma ormai si fa sempre più strada in molti la convinzione che è proprio la Chiesa Cattolica la massima responsabile di moltissimi aborti ed anche delle principali cause di mortalità delle donne che nei Paese sottosviluppati interrompono clandestinamente la gravidanza.

Il perché risulta evidente a chiunque consideri che per sconfiggere l'aborto serve soprattutto la prevenzione che non può essere attuata con l'assurda pretesa cattolica della castità ma impartendo una rigorosa educazione sessuale a livello femminile che insegni alla donna l'uso dei contraccettivi e imponendo agli Stati la fornitura gratuita degli stessi.

Ciò che la Chiesa ha sempre impedito in tutti i modi, specialmente in Italia, dove, tanto per fare un esempio, la "Chiesa sta facendo pressioni sul governo e sta solidarizzando con i farmacisti per evitare la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, di cui fanno parte Norlevo e EllaOne: cioè rispettivamente pillola del giorno dopo e dei cinque giorni dopo". Non solo.

Il Papa si è espresso in favore dell’obiezione di coscienza dei farmacisti e la posizione della conferenza episcopale italiana è che "l'obiezione di coscienza è anche un diritto che deve essere riconosciuto ai farmacisti" dal momento che "è prevista dalla legge sull’aborto per i medici".

Sull’onda di tali interventi si sono verificati in alcune parti d’Italia dei rifiuti opposti da farmacisti fondamentalisti a consegnare i contraccettivi a donne regolarmente munite di ricetta medica. È successo a Roma, è successo con contestazioni clamorose a Bologna, è successo altrove.

Scrive Mauro Favale in La Repubblica che nella capitale farsi prescrivere e acquistare la pillola del giorno dopo in meno di 72 ore è una sorta di mission impossibile per molte donne e coppie. La stessa cosa succede anche in altre parti d'Italia.

Se, in seguito a queste difficoltà, una donna deve abortire perché, tra rifiuti vaghi e più esplicite obiezioni di coscienza, non riesce a prendere la pillola entro tre giorni dal rapporto sessuale, di chi è la colpa? Del Vaticano, soprattutto, ma anche della casta politica italiana codarda e immorale che lo asseconda.

Vendere nelle parafarmacie le pillole del giorno dopo significa dunque facilitare l’accesso delle donne ai contraccettivi d’emergenza. Tanto più che nella maggioranza dei paesi europei e negli Stati Uniti (per le maggiorenni, ma in Spagna anche per le minorenni), come sottolinea Filomena Gallo, la pillola del giorno dopo si vende senza prescrizione.

Sul piano scientifico essa non è minimamente abortiva poiché impedisce la fecondazione ed eventualmente blocca l’impianto nell’utero dell’ovulo fecondato. E senza impianto non c’è inizio di gravidanza. E allora perché la Chiesa fa di tutto per ostacolarla?

Ma è lapalissiano! Perché la pillola concede finalmente alla donna la libertà sessuale impedendo il concepimento. Delitto mostruoso per Torquemada vaticani per i quali la religione deve negare ogni libertà e ridurre il mondo ad una valle di lacrime.

Benedetto XVI


I collegamenti di Gesù con la dottrina essena (“L'invenzione del cristianesimo”) 23


I collegamenti di Gesù con la dottrina essena, che egli verosimilmente apprese durante il suo lungo soggiorno a Qumran, sono chiarissimi e fuori d'ogni dubbio. Ma dove si stabilisce una correlazione assoluta tra Gesù e gli esseni è nel messianismo escatologico (cioè nell'attesa di un mutamento radicale che eliminasse tutti i mali della Terra) e nelle pesanti rampogne di Gesù contro i poteri corrotti della società giudaica (sacerdoti, scribi e farisei) e nelle frequenti invettive nei loro confronti: "Guai a voi..".

Singolare a questo proposito è il fatto che Gesù, così implacabile con le classi dominanti, mai abbia sollevato la più labile critica ai seguaci della setta essena e ancor meno a zeloti e sicari che insanguinavano allora le strade d'Israele. Per un pacifista, che predicava di offrire l'altra guancia, ciò risulta piuttosto strano.

Il collegamento tra Gesù e i suoi seguaci con la corrente esseno-zelota, evidenziata dai riferimenti elencati sopra, viene pienamente confermata anche dall'identità dei primi giudei cristiani della Chiesa di Gerusalemme (di cui si parlerà a lungo nella seconda parte del presente libro) con la comunità qumraniana, come sostiene uno dei più importanti studiosi dei Manoscritti del Mar Morto, il professor R. Eisenman.

Secondo lui infatti: esseni, zeloti, nazirei (i primissimi cristiano-giudei guidati da Giacomo, fratello del Signore e da Simon Pietro, chiamati in seguito anche ebioniti), erano in pratica la stessa cosa.

Infatti, dopo la distruzione della Palestina nel 70 d.C., i cristiano-giudei superstiti sopravvissero nella setta degli ebioniti, i quali - secondo i Padri della Chiesa: Epifanio, Ireneo ed Eusebio di Cesarea - riconoscevano solo il Vangelo degli Ebrei, nella sua versione originale in ebraico, ancora legato al messianismo esseno di Gesù, e molto diverso dai Vangeli canonici. Questa loro posizione fu considerata eretica dai Padri della Chiesa, nonostante che tra di loro ci fossero i discendenti di Gesù e dei suoi fratelli, conosciuti col nome di "Desposyni". 

Manoscritti del Mar Morto


giovedì 26 gennaio 2012

Peccato e redenzione. Com'era visto il peccato nel Vecchio Testamento. 41


Ma nella Bibbia, accanto ai dettami della Legge connotati da alta umanità e socialità, troviamo anche molti comandi di Jahvè che consentono al suo popolo di commettere i delitti e le perversioni più efferati, come lo stupro, l'infanticidio, il feticidio, l'incesto, la legittimità della schiavitù, la condanna a morte, la guerra civile e religiosa, la sottomissione della donna, la morale della maledizione, la lapidazione e molti altri delitti.

Essi inoltre consentono la poligamia (il leggendario re Salomone aveva un harem con centinaia di mogli e concubine), il concubinaggio con schiave e con prigioniere di guerra, il rapporto sessuale con le prostitute e l'assegnazione ai figli celibi di una schiava «per coito», subito dopo il raggiungimento della pubertà e in attesa del matrimonio. (Ma, d’altra parte, ordina di punire con la morte, mediate lapidazione, ogni rapporto extraconiugale della donna).

Nei riguardi degli altri popoli poi Jahvè si rivela un dio crudele, sanguinario, vendicativo, estremamente malvagio che esige lo sterminio di intere popolazioni, ree di essere incirconcise o nemiche di Israele; la distruzione degli altari e delle statue delle altre religioni; le più efferate crudeltà contro i nemici vinti.

Infatti durante la conquista della Terra Promessa, è proprio Jahvè che ordina a Giosuè, successore di Mosè, di attuare i massacri più crudeli contro i nemici e di sterminare, senza pietà: donne, vecchi e bambini. Questo per dimostrare le enormi contraddizioni che si trovano in questo testo antico ritenuto, ancor oggi, da milioni di americani, autentica parola di dio. 

Salomone e la regina di Saba


Gesù era un esseno? (“L'invenzione del cristianesimo”) 22


Ma gli Esseni non si limitavano solo a pregare e a studiare la Bibbia. Da quanto apprendiamo dal Rotolo della Guerra, si preparavano ad uno scontro militare apocalittico e risolutivo.

Tenendo conto che Qumran distava appena una trentina di chilometri, in linea d'aria, da Gerusalemme, e che molti personaggi influenti della città e della Palestina coltivavano segretamente gli ideali messianici javisti, si può ipotizzare che quella specie di santuario, come viene oggi chiamato ogni rifugio insospettato di terroristi, fosse un luogo d'incontro dei vari gruppi che complottavano contro i romani e aspettavano l'avvento del regno di Dio, per opera di un Messia, insignito del potere divino.

Al tempo di Gesù, infatti, l'attesa messianica e la tensione escatologica avevano raggiunto l'apice massimo, e zeloti e sicari erano diventati una continua minaccia per i romani e gli ebrei collaborazionisti e causa di frequenti focolai di rivolta, come ci documenta Giuseppe Flavio. Alcuni studiosi come C. Roth, G. R. Driver e R. Eisenman, che analizzarono a fondo il fenomeno esseno, sono unanimi nell'ammettere che il sito di Qumran, nel periodo fra la morte di Erode e la guerra coi romani del 70, si era trasformato in un santuario zelota.

Per S. Brandon (Gesù e gli zeloti, Rizzoli, Milano, 1983).era diventato addirittura il quartier generale di quel movimento, e là i suoi membri vivevano in forma semimonastica e clandestina. Per Giuseppe Flavio (Storia dei Giudei, 10, 5) Qumran era un covo di veri e propri terroristi che fomentavano rivolte a ritmo continuo. Infatti, di tutte le regioni conquistate da Roma, la Palestina è stata quella che ha procurato all'Impero le maggiori ribellioni e ha subito le più feroci rappresaglie.

Sono state necessarie, come vedremo in seguito, due aspre guerre, culminate con la distruzione totale di Gerusalemme e di gran parte della Palestina, e la diaspora (cioè la dispersione degli ebrei nelle varie parti dell'Impero) perché Roma potesse risolvere radicalmente la questione giudea, una volta per tutte.




Giuseppe Flavio


mercoledì 25 gennaio 2012

Il falso Jahvè (Genesi e involuzione del monoteismo biblico). L'adozione di Mosè. 62


La conferma del persistere dell'idolatria nel popolo ebraico nel corso delle sue peregrinazioni nel deserto ci viene dalla stessa Bibbia nell'episodio celeberrimo del vitello d'oro.

Mosè, al ritorno dal Monte di Dio, più conosciuto come Monte Sinai, dove si era fermato quaranta giorni per far credere alla sua gente di aver ricevuto le Tavole della Legge scritte dal dito di Dio, si avvicinò all'accampamento e trovò il popolo che danzava festoso intorno al vitello d'oro che si era costruito durante la sua assenza.

Il popolo gridava in preda all'esaltazione: “Questo, o Israele, è il tuo Dio che ti ha fatto salire dal paese d'Egitto” (Esodo, 32,34). Di fronte a questa scena, Mosè , "pieno di collera, buttò via le tavole e le spezzò ai piedi della montagna. Poi prese il vitello che avevano fatto, lo gettò nel fuoco e ridusse in polvere quel che restava " (Esodo 32,15-20).

Ma non si limitò a questo. "Allora Mosè si mise all'ingresso dell'accampamento e disse: Chi sta con il Signore venga qui. I membri della tribù di Levi si riunirono intorno a lui, ed egli disse loro: Questo è l'ordine del Signore, il Dio d'Israele. Ognuno di voi prenda la spada! Percorrete l'accampamento da un capo all'altro e uccidete tutti i colpevoli: fratelli, amici o parenti! I leviti ubbidirono a Mosè, e in quel giorno morirono circa tremila persone "(Esodo 32, 26-27).

Un eccidio in piena regola, voluto da Mosè in nome di un Dio che ormai aveva perduto ogni connotazione della sua primitiva sublime divinità.

L'episodio, oltre a dimostrarci la spietatezza di Mosè, c'illumina anche sull'origine e il ruolo dei Leviti, cui abbiamo già accennato. Secondo la Bibbia, i Leviti (i soli esenti dal possesso di terra e quindi non censiti) discendevano da una delle dodici tribù d'Israele, quella di Levi, figlio di Giacobbe e di Lia. Erano Leviti Mosè e Aronne.

Ma è certo che Mosè era un egiziano, ed è più che probabile che i Leviti fossero, a loro volta, egiziani, quel gruppo di suoi compatrioti, seguaci del Dio Aton, che assieme a lui avevano abbandonato l'Egitto.

Ciò spiegherebbe, secondo molti studiosi, la loro incondizionata sottomissione a Mosè e il loro essere pronti a massacrare, senza battere ciglio, i compagni di viaggio, etnicamente diversi, che dissentivano dal loro capo.

Adorazione del Vitello d'oro


Gesù era un esseno? (“L'invenzione del cristianesimo”) 21


Molti studiosi sono concordi nel riconoscere Gesù come un esseno e hanno preso atto che le coincidenze tra lui e gli esseni sono manifeste e numerose. Entrambi predicavano la penitenza, la povertà, l’umiltà e l’amore per il prossimo, ed erano in aspro conflitto con la società ufficiale e perseguitati dai sacerdoti di Gerusalemme. Però gli esseni non conoscevano l’amore per i nemici, anzi coltivavano odio nei loro confronti e in questo parrebbero diversi da Gesù e i primi cristiani.

Ma non è così. Quando nei Vangeli si dice di amare i nemici e di porgere l'altra guancia ci si riferisce ai nemici personali, cioè a quelli che vivono nell'ambito della comunità, non mai ai nemici esterni, a quelli cioè del popolo d'Israele, come gli oppressori romani, e tanto meno ai nemici di Jahvè, i pagani in genere. Tutti costoro dovevano essere odiati e sterminati senza pietà, come aveva ordinato Mosè.

Nessun giudeo, per quanto mansueto, avrebbe accetto questo tipo di perdono, e invece di porgere l'altra guancia ad un oppressore romano gli avrebbe vibrato una pugnalata nella schiena, come facevano gli zeloti ai quali, come vedremo, appartenevano Gesù e i suoi apostoli. Il rigoroso pacifismo di Gesù, inteso in senso universale, fu aggiunto a posteriori ai Sinottici, quando la Chiesa ellenizzata soppiantò quella messianica dei giudei e si aprì ai gentili.

La setta degli esseni viveva a Qumran sulle rive del Mar Morto, in uno dei luoghi più inospitali della Palestina e aveva come punto ideologico fondamentale l'aspettativa ansiosa, quasi febbrile, dell'imminente liberazione d'Israele dalla sottomissione religiosa e politica al potere straniero e pagano e la restaurazione del Regno di Dio, cioè del Regno terreno di Jahvè.

Ma oltre alla restaurazione politica, gli esseni perseguivano anche quella religiosa che implicava una applicazione attenta e rigorosa della Bibbia, una considerazione assoluta verso le classi più povere e diseredate d'Israele e la punizione di tutti quegli israeliti (sadducei, scribi e i farisei) che si erano resi colpevoli di empietà e di connivenza coi nemici (romani).

La loro utopia era l'instaurazione di una nuova comunità imperniata sulla perfetta uguaglianza sociale, la povertà intesa come scelta di vita, l'esaltazione degli umili e degli oppressi (vedi Giuseppe Flavio e Filone Alessandrino). Infatti, gli esseni avevano adottato la comunità dei beni e praticavano una vita ascetica, improntata al lavoro e allo studio e vissuta in lieta povertà.

Qumran


martedì 24 gennaio 2012

Radio Padania libera chiede l'aiuto delle Madonne patacca per ottenere il riconoscimento della Padania.


Ricordate quando il senatùr voleva prendere i vescovoni a calci nel deretano per la loro collusione con gli emigranti e perché criticavano il razzismo della lega? Acqua passata!

Da quando è calato stabilmente nella Roma ladrona e si è, con Berlusconi, assuefatto all'incenso del Cupolone, il leader leghista, dimentico del dio Po, si è trasformato in un perfetto oscurantista pronto ad accontentare in tutto il Vaticano, negando i più elementari diritti civili agli italiani, imponendo a randellate il crocifisso nei luoghi pubblici e auspicando le radici europee, ovviamente cristiane.

I leghisti sull'esempio del loro capo hanno preso a bofonchiare litanie schizofreniche e debordanti e a proporre pellegrinaggi ai santuari delle Madonne patacca, superando in pietismo i democristiani della prima repubblica.

Durante il periodo natalizio l’emittente Radio Padania Libera, ben nota per le sua alta levatura culturale, ha dedicato uno speciale sul viaggio di una sua delegazione al santuario di Lourdes per chiedere alla Madonna un sostegno ‘dall’alto’ per il riconoscimento della Padania.

Ho ascoltato le registrazioni postate sul blog di Daniele Sensi e mi son fatto delle belle risate. Il cronista Andrea Rognoni, già noto per prodezze di stampo integralista in passato, ha detto che la Vergine “non sta a guardare in faccia soltanto agli Stati nazione, alle proterve realtà raffigurate dalle capitali effettive riconosciute da Strasburgo e Bruxelles”. Ma, ha assicurato, “in qualche modo rivolge il suo sguardo pietoso anche verso la Padania”. (E come no, data la levatura di un Bossi, un Calderoli, un Castelli, un Borghezio, un Salvini e un Trota?)

Non è mancato l’attacco a Roma ladrona “una città diventata ormai figlia di Satana per tantissimi motivi”. Ecco perché i padanisti” devono rivolgersi a Lourdes. Durante la trasmissione è giunta la telefonata di una esponente dell’associazione Umanitaria Padana che aveva fatto parte di una delegazione partita per Medjugorie, a sostegno della ‘padanità’.

Questa esponente non ha mancato di rispolverare una delle tante apparizioni in terra orobica: quella della Madonna delle Ghiaie , avvenuta in una frazioncina posta su una delle rive del fiume Brembo, nella provincia di Bergamo nel 1944. La Vergine apparve alla bambina “parlando in bergamasco”, la qual cosa ha fatto andare in solluchero Radio padania.

Sono rimasto colpito, durante l'ascolto della registrazione, dal fatto che i dirigenti della lega non riescano ad avvertire il senso di ridicolo di certi loro comportamenti, ma soprattutto di come le autorità cattoliche preferiscano chiudersi nel silenzio consenziente, nonostante l'evidente strumentalizzazione della religione, per non perdere i loro privilegi economici e la possibilità di imporre, per mezzo del braccio secolare (Berlusconi e Bossi), i loro valori non derogabili, cioè le parti più infondate e bischere della morale cattolica, a tutti gli italiani, anche se la maggior parte di essi li disattende o li rifiuta.

Il primo Bossi


Gli anni oscuri di Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 20


Della vita di Gesù, prima del battesimo per opera di Giovanni, non sappiamo nulla all’infuori del racconto di Luca che ce lo presenta a dodici anni nel Tempio a discutere coi dottori, meravigliati della sua saggezza. Ma Luca è il più mitologico degli evangelisti, infatti gli altri tre ignorano completamente quell’episodio.

Gesù crebbe tra contadini e pescatori, e, stando ai Vangeli, esercitò il mestiere del carpentiere. Era allora consuetudine per tutti, anche per i dottori della Legge, esercitare una professione o un lavoro manuale. Paolo, ad esempio, faceva il costruttore di tende per l’esercito romano.

Tutti i fanciulli ebrei imparavano a conoscere nelle sinagoghe i testi sacri, ma solo i pochi che frequentavano scuole di tipo teologico diventavano dottori o scribi. Costoro erano tenuti in gran considerazione dalla gente comune. Gesù non fu mai un dottore e i suoi concittadini erano molto stupiti dei suoi discorsi, sapendo che non aveva frequentato scuole speciali, e si chiedevano perplessi: “Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data?” (Marco 6,2).

Infatti, Gesù appare sempre istruito in maniera compiuta quando parla e sembra possedere una conoscenza completa della Legge sì da poterla interpretare in modo originale e sapiente e di essere in grado di discutere apertamente nel Tempio, alla pari, con scribi e farisei.

Come spiegare il fatto che Gesù ci appare così preparato nella cultura religiosa del suo tempo? Una possibile risposta a questa domanda possiamo darla ammettendo che egli abbia trascorso un periodo, più o meno lungo, presso gli esseni di Qumran e che la sua attività pubblica abbia avuto inizio dopo l'incontro col Battista, che era sicuramente un esseno. L'evangelista Giovanni scrive che Gesù, due giorni dopo il suo battesimo, partì per la Galilea, dove fece il suo primo miracolo trasformando l'acqua in vino, durante le nozze di Cana (Giovanni 2,1-10).

Matteo (4,1-11), in accordo con gli altri due Sinottici, dice invece che Gesù, ricevuto il battesimo, si ritirò per quaranta giorni nel deserto di Giuda, esattamente dove vivevano gli esseni, e lì fu sottoposto alle tentazioni di Satana. Il numero quaranta è molto usato nei testi biblici e ha sempre un significato simbolico in quanto annuncia un cambiamento radicale dopo una lunga prova.

È chiaro che la permanenza di Gesù nel deserto, dato il simbolismo del numero quaranta, si protrasse per un periodo molto più lungo. Le tentazioni di Satana, cui fu sottoposto, potrebbero alludere all'iniziazione ascetica che egli ricevette nella comunità essena che si concludeva con una cerimonia battesimale nella quale il nuovo addetto doveva, con solenni giuramenti di rottura, rinunciare all'Angelo delle Tenebre (Satana) e abbracciare l'Angelo della Luce.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)