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martedì 30 novembre 2010

L'Ateneo di Firenze invita a messa professori e studenti per l'inaugurazione dell'anno accademico.

Ricordate cosa accadde quando papa Benedetto XVI fu invitato dal Rettore dell'Università “La Sapienza” di Roma a tenere il 17 gennaio 2008 la "Lectio magistralis" per l'inaugurazione dell'Anno Accademico?

67 docenti dell'ateneo inviarono al Rettore una lettera di dissenso, ravvisando in quell'invito l'indice di un forte conformismo, di una desolante forma di servilismo e, soprattutto, il tentativo di trasformare l'inaugurazione dell'anno accademico in un mega-evento mediatico da parte del supremo rappresentante della dogmatica ecclesiale che, nel 1990, da cardinale, aveva dichiarato che il processo contro Galileo era stato ragionevole e giusto, suscitando non poche polemiche nel mondo scientifico.

La lettera di dissenso dei 67 professori, in uno Stato democratico in cui il dissenso dovrebbe essere non solo legittimo ma sacrosanto, sarebbe dovuta essere accolta con rispetto e attenzione, invece suscitò una bagarre mediatica immane, un'orgia di mistificazioni, di ipocrisie, di opportunismi e di falsità d'ogni genere da parte non solo della quasi totalità della nostra “casta politica”, la più bigotta d'Europa anche se in gran parte atea e baciapile, ma di tutti i giornali di destra e di sinistra e dei telegiornali nazionali, in una gara di inverecondo lecchinaggio nei confronti del papa martire.

I 67 professori furono additati al ludibrio nazionale come “cattivi maestri”, “cretini”, “liberticidi”, “oscurantisti”, “illiberali”, e così via. Un ex ministro, confondendo la democrazia (dove il dissenso è legittimo) con la teocrazia (dove il dissenso è punito col rogo) ne ha chiesto il licenziamento e la condanna alla galera e li ha definiti nemici della libertà e promotori di odio e di terrore.

Lo spettacolo indecoroso, antidemocratico e servile dato da noi italiani in quella circostanza, ha dimostrato l'infimo senso civico e il plateale servilismo che da sempre contraddistinguono il nostro Paese e la sua distanza anni luce da un autentico e sano laicismo.

Purtroppo i casi di spregio al principio di laicità dello Stato sono sempre più diffusi nel nostro Paese e il recente invito a messa di professori e studenti fatto a nome del Rettore dall'Ateneo di Firenze Alberto Tesi in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico lo dimostra.

Margherita Hack, astrofisica fiorentina, atea di ferro, quasi non ci crede: "E' una cosa totalmente assurda. E io che credevo che il peggio lo avessimo già toccato quando la Sapienza decise di invitare il Papa a parlare all'università". No, purtroppo, in Italia al peggio non c'è mai limite.

Per il fiorentino consigliere regionale de La Sinistra-Verdi Mauro Romanelli: "E' un gesto che lascia il retrogusto dell'arroganza, e trasmette la sensazione di un ossequio alla tradizione e ai poteri forti che è poco coerente con i principi di emancipazione, libertà, sapere critico, amore della ricerca e della scoperta che l'università dovrebbe infondere".

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)