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domenica 14 novembre 2010

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 44^ Puntata

Prima di accompagnarli nella loro camera, per il riposo notturno, Esrom, il novizio che era stato loro assegnato come angelo custode, li mise al corrente su come e dove dovevano espletare le funzioni corporali, rispettando alla lettera le disposizioni di Mosè impartite durante l'esodo dall'Egitto. C'era, adibita a questo scopo, una piccola fetta di deserto, poco lontana dagli edifici e suddivisa in più parti da folti cespugli di canna.

Era obbligo tassativo, prima di sgravarsi, scavare nella sabbia, con delle pale destinate soltanto a questo scopo, una buca profonda almeno due piedi e ricoprirla a funzione avvenuta. Ma il giorno del sabato, per non infrangere la Legge, non si poteva compiere questo lavoro e pertanto non era consentito espletare le funzioni corporali.

Davide stentò a credere alle parole che aveva appena udito. Quella puntigliosa e ossessiva applicazione della Legge gli parve maniacale e assurda. Subito gli si fece chiaro nella mente che quella rigidità, portata alle estreme conseguenze, non era altro che un misero alibi cui aggrapparsi per assicurarsi la salvezza a buon mercato, anziché affrontare gli interrogativi più gravi che riguardavano il fine dell'uomo. La Legge, sempre quella maledetta Legge che aveva pietrificato Israele. Tutta la religiosità ebraica ridotta all'osservanza di norme aride, antiquate e spesso anche contraddittorie.

Con una punta d'amarezza nel cuore si addormentò quasi subito, perché era stanchissimo. Ma, poco dopo, fu svegliato dal solito rumore sommesso che di tanto intanto avvertiva e che non sapeva a cosa attribuire.
"Stanno pregando" spiegò Giuda. " Lo dovrebbero fare almeno tre volte il giorno ma in realtà ogni poche ore, notte e giorno, s'interrompono, qualsiasi cosa facciano, per pregare".

Il mattino seguente, al sorgere del sole, Davide si svegliò fresco e riposato e dopo aver espletato le sue funzioni corporali, seguendo scrupolosamente le norme della comunità, e aver provveduto alle sue abluzioni mattutine e ad una frugalissima colazione, fu avvertito da Esrom, diventato ormai la sua ombra, che Giovanni era lieto di poterlo incontrare per un colloquio.

Si avviò nella sala della biblioteca dove trovò tre monaci, di mezza età, intenti a ricopiare, in tutta fretta, il prezioso manoscritto. Il rotolo, per permettere a più persone di copiarlo contemporaneamente, era esposto verticalmente in una teca particolare, provvista di due perni: uno sopra e uno sotto, che consentivano di svolgerlo con facilità. I tre scrivani lo salutarono con un cenno del capo, poi ripresero a scrivere. Il silenzio era assoluto. Si sentiva solamente lo scricchiolio delle loro penne sui rotoli secchi.

Giunse Giovanni e invitò Davide ad uscire all'aperto. Il colloquio si sarebbe svolto lungo il muro perimetrale dell'edificio, costruito allo scopo di schermare dai raggi del sole le finestre della sala maggiore. Questo muro creava un camminamento fresco e ombroso.

"Non puoi immaginare quanto sia felice di rivederti, dopo il nostro primo incontro nel deserto, e di trovarti così cresciuto fisicamente e intellettualmente" esordì Giovanni con accento sincero e commosso. "Ma la mia felicità è di molto accresciuta per il fatto che, per merito tuo, siamo venuti in possesso del documento più importante per il nostro movimento. Quando mi hai incontrato in Egitto, io tornavo da Mareotis ove ero andato a ricopiare altri testi ma soprattutto, e questo era lo scopo più importante del mio viaggio allora, a ricercare il manoscritto del nostro Maestro di Giustizia".

"Ricordo che dicesti a mio padre che tornavi deluso, per non essere riuscito a copiare il documento più importante" rispose Davide che ricordava tutti i particolari di quell'incontro.

"Il nostro venerabile Maestro Simone è rimasto sveglio tutta la notte per leggerlo e mi ha detto che la sua importanza supera ogni nostra aspettativa. Secondo lui nessuno mai ha saputo scrivere cose così profonde e mirabili sulla nostra santa Legge. Fra alcuni giorni tutti ne saremo messi al corrente e per noi inizierà una nuova rinascita religiosa e spirituale".

Davide non poté frenare un sorriso a sentir nominare la Legge. Giovanni lo guardò perplesso.
"Ma è proprio così importante, per voi, l'osservanza scrupolosa della Legge?" chiese Davide con una punta d'ironia che Giovanni non riuscì però a cogliere.

"Importante? Ma è l'unico scopo della nostra esistenza. Perché pensi che Israele sia finito così in basso? Soltanto per il declino della legge di Mosè. Ormai noi siamo certi di una cosa: la caduta d'Israele è irreversibile. Non si rialzerà più dalla sua ignominia. L'unico modo per Jahvè di trionfare su Satana è la distruzione del mondo materiale. Essa è imminente. Noi siamo nell'attesa di questa catastrofe finale, di questa apocalisse. E quando la fine arriverà, noi saremo gli unici ad essere pronti. Allora il Signore troverà in noi i soli veri sacerdoti".

"E il restante popolo d'Israele ?" chiese Davide.
"Avrà quello che si merita. È vissuto nell'ignominia e perirà nell'ignominia".
"Ma è pur sempre formato da nostri fratelli!" esclamò Davide scandalizzato.
"Jahvè li colpirà peggio dei gentili. I gentili non hanno mai conosciuto la Legge, i nostri sì e l'hanno tradita".

"Ma come riuscite a vivere nell'attesa imminente della fine del mondo?"
"La paura e l'angoscia sono il prezzo della nostra salvezza" rispose Giovanni con durezza. Il suo viso magro e ascetico sembrava ora scarnificato dall'intensa ansia che lo pervadeva.

"Davide, tu sei un'anima eletta" riprese Giovanni. "L'ho capito fin dal nostro primo incontro. Ed ora che ti ho rivisto mi sono convinto ancor di più che sei destinato a cose importanti. Il ritrovamento, per merito tuo, del testamento spirituale del nostro antico Maestro di Giustizia è un ulteriore segno della tua predestinazione. Forse sei destinato ad essere la nostra guida futura. Perciò, anche a nome del Maestro Simone, ti invito ad entrare nella nostra comunità. Hai tutte le carte in regola per poterlo fare: sei perfetto spiritualmente e fisicamente. È il tuo unico modo di salvarti. Secondo la dottrina nella quale noi fermamente crediamo, solo chi appartiene alla nostra comunità riceverà da Dio la grazia della salvezza. Là fuori" (e indicò con la mano il resto della Giudea) "saresti dannato".

"Sono venuto a Qumran per due motivi" rispose pacato Davide; "per rivederti, come ti avevo promesso, e per conoscere bene la vostra comunità. Già ho intuito molte cose su di essa ma mi manca l'idea dell'insieme".

"Non hai risposto al mio invito" rispose Giovanni con una punta di delusione, "ma il tuo desiderio di conoscerci meglio mi fa pensare che tu voglia riflettere prima di prendere una decisione così importante. Sarò lietissimo di spiegarti tutto quanto riguarda la nostra comunità dal suo inizio fino ai nostri giorni".

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)