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giovedì 29 marzo 2012

Le regole ascetiche dei nazirei (“L'invenzione del cristianesimo”) 76



Seguendo le regole ascetiche della comunità qumraniana vivevano in lieta povertà, distribuendo ai poveri i beni di cui disponevano, soccorrendo gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e nei loro bisogni materiali e predicando l'imminente ritorno di Gesù dal cielo (Atti 4,32-35).

Mai passò loro per la mente che la fede nel ritorno del Risorto volesse preludere alla nascita di una nuova religione, staccata dall'ebraismo. Anzi consideravano questa aspettativa come un suo completamento, secondo quanto avevano detto le Scritture e i profeti. La dimostrazione di ciò sta nell'assidua frequentazione del Tempio, cui abbiamo accennato prima. 

Stando ai primi capitoli degli Atti, essi non avevano alcuna cognizione della natura divina di Gesù; lo ritenevano semplicemente un uomo prescelto dal Signore, e perfino la sua resurrezione non era qualcosa che lo riguardasse esclusivamente ma un segno dell'inizio dell'era messianica. Se, infatti, avessero proclamato la divinità di Gesù-Dio non avrebbero mai potuto frequentare il Tempio e avrebbero rischiato la lapidazione per la violazione del principio fondamentale dell'ebraismo: il monoteismo.

La deificazione di Cristo, che inizierà con Paolo presso i cristiani-ellenisti e verrà poi perfezionata dai Padri della Chiesa e da Costantino imperatore, era allora inconcepibile per i cristiano-giudei della Chiesa di Gerusalemme, che ignoravano pure la nascita verginale, l'istituzione dell'eucaristia e tutte le altre invenzioni mitologiche successive.

I rapporti col nazireato e con l'essenismo erano strettissimi. Infatti avevano scarsa considerazione per l'aspetto esteriore, per ogni forma di lusso e di comodità e non usavano mai forbici e rasoi.

In coerenza con la loro tradizione rivoluzionaria e messianica, erano fermamente convinti che la Fine dei Tempi fosse vicina, che Gesù sarebbe tornato sulle nuvole per compiere la redenzione d'Israele e ricostruire il Regno di Dio, provocando la catarsi finale di Israele prima e del mondo dopo. Infatti Dio: "ha fissato un giorno in cui, a rigor di giustizia, giudicherà il mondo per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone sicura prova col risuscitarlo dai morti" (Atti 17,31).

Questo Risorto era Gesù uomo, non Gesù Figlio di Dio. L’aspettativa escatologica, tema costante della predicazione di Gesù, era fermamente annunciata come imminente, per cui tutti erano convinti di assistervi prima della loro morte







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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)