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martedì 27 marzo 2012

Urge in Italia la nascita di un partito fondamentalmente laico, anzi laicista.


Mentre in tutto l'Occidente democratico i diritti civili avanzano inarrestabili, in Italia, dove la Chiesa Cattolica, assecondata da una casta politica codarda ad essa totalmente appecorata sta instaurando una forma di teocrazia debole, piombiamo ogni giorno più nel medioevo.

Una dimostrazione eclatante la stiamo avendo proprio in questi giorni constatando come, sebbene il Parlamento europeo abbia inviato un segnale forte a favore dei diritti degli omosessuali approvando il riconoscimento da parte dei paesi dell'UE dei matrimoni fra persone dello stesso sesso, e la Cassazione italiana abbia riconosciuto anche agli omofili il diritto a costituite una famiglia giuridicamente valida, nessuna forza politica nostrana abbia sentito il dovere di proporre una legge che riconoscesse questi diritti. Anzi, il segretario della più grande forza del centro-destra italiano ha espresso apertamente posizioni clericali e sul filo dell’omofobia, mentre tutti gli altri politicanti, cioè la quasi totalità, al servizio del Vaticano e non del nostro Paese, hanno taciuto come carogne e mostrano di cascarsi sotto all'idea di fare qualcosa.

Ecco perché la Chiesa può impunemente ribadire la sua chiusura all’estensione dei diritti dei gay, bollati come “privilegi”, e impedire sistematicamente ogni larvato tentativo di colmare la distanza sui diritti civili tra il nostro Paese e le nazioni civili. Ecco perché Bagnasco, spudoratamente, pochi giorni fa, ha potuto sentenziare che lo “stato laico deve promuovere religione e non favorire ateismo”.

Avete capito bene? La laicità per questo signore deve soltanto garantire a chiunque la più ampia libertà di credere alle favole religiose, non invece di poterle ritenere delle bufale assurde. Questa è la laicità teocratica voluta e imposta dal Vaticano per cui possiamo chiederci se davvero sarebbe così sconveniente o antidemocratico condire di anticlericalismo la laicità e farla diventare laicismo. In fin dei conti si tratterebbe solo di semplice reciprocità: se il clero propina come laicità la sua teocrazia, i laici potranno essere anticlericali?

Sicuramente, non come attacco ottocentesco al credente, bensì come «difesa» dalle invadenze vaticane. Ma finché in Italia tutti i partiti vanno a gara a proclamarsi uno più cattolico e becero dell'altro, come possiamo aspirare ad una vera laicità del nostro Stato? Sperando nella nascita di un partito nuovo, assolutamente laicista, che si batta, senza compromessi all'italiana, per attuare prontamente tutti diritti civili che oggi ci vengono negati.

Quale serbatoio di voti potrebbe avere un simile partito? Enorme, secondo me. Cominciamo dai milioni di cittadini che si sentono discriminati perché omosessuali. Passiamo poi a quanti vivono con disagio la loro unione di coppia di fatto, perché priva di ogni riconoscimento giuridico; ai molti che si scontrano con la quasi impossibilità di divorziare e devono recarsi all'estero per ottenere questo loro diritto; alle donne che vedono contrastato il loro diritto all'aborto e alla contraccezione; a chi, in seguito alla legge 40, deve attuare con sommi disagi ed enormi spese il turismo procreativo all'estero; ai moltissimi che vogliono liberamente decidere il loro fine vita con un testamento biologico non dettato dai Torquemada vaticani; ai molti, sempre più numerosi, che aspirano al riconoscimento della eutanasia non solo passiva ma anche attiva. Infine, tutti coloro che, a seguito del processo di secolarizzazione sempre più inarrestabile, sentendosi non credenti e laici, diventano sempre più insofferenti dell'appecoramento dei politici alla Chiesa.

Se un partito del genere sorgesse in Italia, come quello nato nella cristianissima Polonia che ha raggiunto subito il 10 per cento dei suffragi, molti elettori che disertano le urne perché schifati dalla nostra casta politica parassitaria e imbelle, forse cambierebbero atteggiamento e l'elettorato si accrescerebbe.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)