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domenica 25 marzo 2012

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 110


"Ho apprezzato molto l'accenno a Jahvè, come a nostro deuccio tribale" fece Paolo con ferocia. "A Gerusalemme basterebbe questa sola frase a farti lapidare".
"Sono perfettamente d'accordo. Questo ti fa capire perché abbiamo deciso di vivere definitivamente a Damasco e di non mettere più piede in quell'opprimente città. Ma non divaghiamo. Stavo parlando dello sviluppo spirituale dell'uomo, non dell'uomo ebreo, di qualsiasi uomo viva sulla Terra".
"E tu vuoi mettere sullo stesso piano un gentile con un ebreo!" esclamò Paolo al colmo dell'orrore. "Ma non scherziamo! C'è un abisso tra noi e loro. Loro sono il Male, la negazione di Dio; noi siamo il popolo prediletto che crede in un solo Dio e che ha ricevuto da lui il dono della Legge, l'unico popolo che può aspirare alla salvezza" fece Paolo con tono perentorio.
"Già, perché un Dio, degno di questo nome, stringerebbe un patto con un'esigua tribù di beduini e ignorerebbe tutto il genere umano al di fuori di essa. Un patto tutto sommato commerciale, un "do ut des", come dicono i latini? Tu mi dai la prosperità materiale, mi garantisci la sopravvivenza contro i nemici, ed io ti adoro come l'unico Dio del clan. Andiamo, non siamo ridicoli!″
"Sei indubbiamente l'uomo più blasfemo di tutto Israele, un autentico figlio di Caino" esplose Paolo, con un'espressione piena di ripugnanza.
“Quanto poi alla Legge" riprese Davide, ignorando del tutto le parole offensive a lui indirizzate, "contiene sì delle norme morali che sono nettamente superiori all'etica dei pagani, ma sono pagliuzze nell'enorme mucchio di precetti assurdi e contraddittori che rendono ridicola la nostra vita quotidiana. Precetti che ci impongono come vestire, cosa mangiare, come e quando fare le abluzioni, che regolano in modo maniacale il giorno del riposo, i rapporti sessuali e tutti i più piccoli dettagli della nostra giornata. Precetti solo esteriori che alimentano ipocrisie, soffocano ogni forma di spiritualità. La nostra infatti è una religione sterile, vuota, ipocrita. Oggi l'umanità è ad una svolta e bisogna creare nuovi valori".
"La sedizione, l'insulto delle istituzioni, il disprezzo per la nostra santa Legge, la profanazione del Tempio. Sono questi i nuovi valori che tu predichi?” lo interruppe Paolo con sempre più feroce sarcasmo.
"La divinità intesa come interiorità, la consapevolezza dell'uomo di essere partecipe del divino, la totale libertà dello spirito e, infine, l'uguaglianza e la fratellanza universale. Questi i nuovi valori che cambieranno l'umanità” rispose pacatamente Davide, senza raccogliere le provocazioni di Paolo.
Paolo esplose in una rumorosa risata. E alzandosi dalla sedia per accomiatarsi disse: ”Nessun ebreo e nessun pagano potrà mai accettare questi tuoi assurdi valori. Comunque ci risentiremo. Sappi però che con le tue elucubrazioni non hai minimamente scalfito la mia incrollabile fede nelle Scritture”.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)